Marino perso nel panico sciocco. Campidoglio, la prevalenza dell’inadeguato

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Novembre 2014 - 15:01 OLTRE 6 MESI FA
Marino perso nel panico sciocco. Campidoglio, la prevalenza dell'inadeguato

Marino perso nel panico sciocco. Campidoglio, la prevalenza dell’inadeguato (foto LaPresse)

ROMA – Ha denunciato un complotto ai suoi danni, tempo 24 ore e si è saputo che aveva confuso l’uno con l’altro due fax: il complotto era quello tra i suoi occhi e la sua testa che non si collegavano. Ha fatto fornire quattro balbettanti versioni ufficiali, quattro versioni quattro in circa una settimana, quasi una al giorno. Ha comunicato di avere un permesso temporaneo, anzi no. Il permesso era scaduto, anzi no, in via di rinnovo. Anzi no, le multe erano state giustamente fermate da chi in “autotutela” non aveva dato loro corso. Ma chi era questo chi? Anzi no…Una pena sentirlo balbettare, vederlo annaspare. Non c’era, non c’è stato nulla di cui compiacersi nel contorcersi di Ignazio Marino sindaco di Roma. Sindaco oramai a dispetto dei santi e anche dei fanti.

Un uomo, prima ancora che un sindaco, travolto da un panico sciocco. Avesse detto fin dal primo minuto: volete negare al sindaco l’accesso al centro di Roma? Avesse detto: se non ce l’ho io il permesso per entrare nella zona a traffico limitato chi ce lo deve avere? Avesse detto: volete multare il sindaco perché va in centro con la sua auto? Avesse detto così, sia pure con qualche piccola bugia e approssimazione, Ignazio Marino avrebbe ridotto la storia del pass per la sua panda per quello che è: una disfida della secchia rapita, un’esercitazione per comari in Consiglio Comunale, una storia di merende rubate all’asilo. Ma non l’ha fatto, non ha detto così. Perché Ignazio Marino, avesse detto così, non sarebbe stato più Ignazio Marino.

Uomo colto e di buone intenzioni Ignazio Marino. Ma al tempo stesso incontinente nell’invaghimento per se stesso. Si piace e si ama Ignazio Marino. E’ il sentimento più caldo che prova, quello la cui fiamma ardente brucia l’ossigeno per ogni altro fuoco. La cattiva sorte e anche la pessima gestione della cosa pubblica capitolina hanno fatto sì che la città da lui amministrata (si fa per dire) si stia letteralmente decomponendo. Ma Ignazio Marino si compiace della città che pedonalizza i Fori Imperiali. Una città lurida, col pubblico trasporto che prenderlo è azzardo e rischio. Una città cadente nelle strade senza manutenzione. Una città ribelle e malmostosa, scostante e urticante nei suoi uffici e pubblici ufficiali. Una città butterata da campi-lager e battuta da criminalità italiana e straniera. Ma Marino vede i Fori pedonalizzati, vede se stesso che registra i matrimoni gay. Vede solo quel che riflette il suo specchio quando Marino domanda: specchio, chi è il meglio sindaco del reame? Lo specchio risponde: Marino! E marino va a dormire tranquillo e pure orgoglioso.

Poi arriva l’oltraggio della realtà, magari sotto la forma del dispetto di un oppositore o della cialtroneria di un funzionario o dell’astuzia di una burocrazia finto tonta. All’oltraggio della realtà Marino non regge. L’offesa della realtà al suo onanismo estetico/politico/amministrativo lo investe, lo avviluppa, lo travolge. Va nel panico, come chi va sotto un’onda e non sa nuotare. E quello di Marino sindaco diventa subito e tutto un panico sciocco. Solo la categoria dello sciocco consente di descrivere e definire quel che Marino sta facendo su questa storia dei pass spariti/apparsi e delle multe elevate/cancellate. E solo la stessa categoria, quella dello sciocco, consente di comprendere e definire l’altrimenti incomprensibile saga della panda rossa del sindaco non più senatore lasciata per mesi nel parcheggio del Senato.

Scioccheria e sciocchezze da panico e sciocchezze e scioccheria da invaghimento di se stesso. Questo è Ignazio Marino sindaco. E, sindaco Marino dopo sindaco Alemanno, non resta che registrare al Campidoglio la prevalenza dell’inadeguato.