ROMA – La Repubblica (Francesco Merlo) lo definisce “tontolone imbucato”. Di certo il sindaco di Roma, Ignazio Marino, il sindaco viaggiatore, non appare lucidissimo. Anzi, dà la sensazione di essere piuttosto intronato e confuso. Dagli avvenimenti e, quel che ormai è fuori dubbio, intronato soprattutto da se stesso. Nella vicenda del viaggio negli Usa a seguire-pedinare il Papa, Marino si è imbozzolato in un rosario di bugie che neanche Pinocchio. Tre bugie grosse come una casa in sequenza per un solo viaggio. Bugie con le gambe corte, come spesso avviene. Ma anche testa vuota, pesantemente vuota, nel concepirle e infilarle in serie.
Prima bugia di Marino: “Non ho mai detto che mi aveva invitato il Papa”. Purtroppo per il sindaco è disponibile in ogni dove la sua intervista dove dichiarava: “A giugno mi è stato riferito che avrebbero avuto piacere della mia presenza in tre appuntamenti del Papa a Filadelfia, soprattutto all’incontro con le famiglie, ho detto a monsignor Paglia che sarei stato lieto di partecipare…”. Un’intervista di millantato invito a giudicare da quel che ha detto il Papa di Marino dietro di lui negli Usa: “Non l’ho invitato io, chiaro!? Ho chiesto agli organizzatori. Non l’hanno invitato neanche loro. Si professa cattolico, è venuto da solo”.
Gambe cortissime quelle della bugia con la quale Marino comunicava che in Vaticano e dintorni “avrebbero avuto piacere della mia presenza”. Tanto corte quanto duro è il tono delle parole di Francesco. Bisogna ascoltare e non solo leggere quel “Chiaro!?” papale tra l’infastidito e il molestato. Per causare tale reazione deve essere andata più o meno proprio come riferisce e immagina Merlo: “l’ha visto spuntare dappertutto , alla Messa e poi nella sala dove venne firmata la dichiarazione di indipendenza e all’università dove lui parlava…uno stalker, come quel Paolini che si metteva in mezzo alle riprese televisive”.
Seconda bugia di Marino: “Vado negli Usa per incontrare finanziatori del restauro della città”. A domanda su questa missione la risposta del Campidoglio è un farfuglio su un mecenate “il cui nome va tenuto segreto altrimenti sparisce” e il riferimento a un Fondo su cui però di versamenti americani non vi è traccia. La bugia ha le gambe così corte che lo staff (parola grossa) del sindaco invoca una sorta di silenzio stampa per “ragioni di sicurezza”. Sicuramente se tutto il viaggio con i suoi come e perché fosse pubblicamente narrato il sindaco sarebbe in pericolo: il ridicolo lo prenderebbe in ostaggio.
Terza bugia di Marino: “Il mio viaggio non costerà un euro ai romani”. Non era tenuto a dirlo, un sindaco può anche viaggiare, se ne ha motivi buoni e di ufficio, a spese della collettività. Ma Marino ha voluto spararla così: “neanche un euro”. Neanche un euro? Hanno viaggiato e pernottato in cinque. Almeno tre di troppo, forse quattro. Versione del Campidoglio: ha pagato tutto l’Università che organizzava. Correzione delle versione: tutto tranne la tappa a New York. Correzione della correzione: l’università ha pagato le spese del sindaco non dei quattro accompagnatori che hanno viaggiato a spese del Comune. Correzione della correzione della correzione: la segretaria si è pagata tutto da sola, gli altri a spese del Comune. Insomma cinque biglietti business e 20 notti in albergo che qualche euro sono costati ai romani. Ma Marino voleva far finta di no.
Di Marino non si fidava Renzi, di Marino non si fida il Papa, di Marino non si fida il Pd, di Marino non si fida Marino che inanella bugie nel tentativo “tontolone” di recuperare immagine. Marino, col senno di poi ma con la certezza della prova empirica un altro errore. L’errore dell’elettorato di centro sinistra di credere che “nuovo” sia sinonimo di “buono”. Un altro degli errori di questa natura, un altro del vasto branco. Lo stesso errore fatto dall’elettorato di centro destgra con Berlusconi, lo stesso che magari domani altro elettorato farà con un Di Maio. L’errore di fidarsi della novità. Votarla e poi scoprire che era, è e sarà inadeguata e magari anche incompetente.