Italicum, piccola storia (nascosta) di una legge elettorale

di Lucio Fero
Pubblicato il 31 Marzo 2015 - 14:44 OLTRE 6 MESI FA
Italicum, piccola storia (nascosta) di una legge elettorale

Italicum, piccola storia (nascosta) di una legge elettorale (foto LaPresse)

ROMA – Era mica tanto tempo fa, erano le elezioni politiche del 2013 e l’Italia si scopriva con un Parlamento senza maggioranze possibili con cui fare un governo. C’erano solo le tre minoranze: Pd, Forza Italia, M5S. Era mica tanto tempo fa e tutti, proprio tutti, dicevano che questo gigantesco guaio era figlio della legge elettorale che allora c’era e con cui si era votato: il Porcellum. Insomma la legge elettorale voluta voluta da Berlusconi e dalla Lega. Tutti,proprio tutti, dissero allora che ci voleva un’altra legge elettorale. Il cui primo e fondamentale scopo era quello di impedire si formasse in seguito al voto un altro Parlamento incapace di esprimere una maggioranza di governo.

Era mica tanto tempo fa e si ebbe al contro prova: il Parlamento figlio della legge elettorale che c’era non riuscì neanche ad eleggere un capo dello Stato, dovette chiedere a Napolitano di iniziare il secondo mandato.

Era mica tanto tempo fa e la Corte Costituzionale disse che la legge elettorale varata dieci anni fa da Berlusconi e dalla Lega costituzionale non era perché, tra l’altro, assegnava premi di maggioranza in seggi parlamentari senza indicare neanche quale fosse la soglia di voti ottenuti per far scattare il premio.

Era neanche tanto tempo fa e tutti, almeno in apparenza, si misero a farne un’altra di legge. Un comitato di saggi instaurato da Napolitano aveva suggerito una legge che mettesse fine al bicameralismo perfetto, cioè a Camera e Senato che fanno la stessa cosa, che mettesse riparo alla follia voluta dal centro sinistra di Regioni diventate di fatto Repubbliche autonome con illimitata e irresponsabile licenza di spesa, che mettesse l’elettore e il paese in condizioni di scegliere di fatto un governo e non solo una rappresentanza.

Erano gli obiettivi comuni al centro destra e al centro sinistra, neanche tanto tempo fa. E infatti il Pdi di Renzi e Forza Italia di Berlusconi ci fanno sopra un accordo, detto del Nazareno. Poi però Berlusconi “litiga” con Renzi e scopre che gli obiettivi comuni fino al giorno prima sono diventati “deriva autoritaria”. Stessa scoperta da parte del Pd di Bersani, D’Alema, Bindi, Fassina.

Berlusconi quindi non è che cambia idea, cosa sempre legittima. Dichiara “golpe”ciò che prima era “riforma”. Ha un’attenuante: il suo elettorato si sta sfarinando e non sopporta di fare riforme, tanto meno con il nemico politico. L’attenuante di Berlusconi è che la gente “moderata” tanto moderata non è e che in Italia la destra di popolo e di massa non è mai, proprio mai, stata disponibile a nessuna riforma in 150 anni e passa di storia.

E la sinistra, la sinistra Pd e le altre sinistre, meglio riassumibili  nella sinistra anti-Renzi? Dice di “stravolgimento della Costituzione” e scrive di “democratura”, insomma una cosa a metà tra democrazia e dittatura riferendosi all’Italicum di Renzi. Quando la legge nasce nella sua prima versione la sinistra anti Renzi chiede che sia alzata la soglia per ottenere il premio di maggioranza. Richiesta accolta, risultato ottenuto: la soglia passa dal 37 al 40 per cento.

Poi la sinistra anti Renzi chiede l’introduzione delle preferenze e le preferenze arrivano nella legge, dove prima non c’erano. Preferenze ma non pervi capilista. E la sinistra vanti Renzi, ottenute le preferenze, dice che la democrazia, il cuore, l’essenza della democrazia sono le preferenze anche per i capilista. Le preferenze, quel sistema elettorale usato al Nord da non più del 20 per cento degli elettori e al Sud, qua e là, anche al 60 per cento. Le preferenze che, come diceva una volta il Pci, sono la culla del voto di scambio e la tetta della corruzione. Ma oggi Bersani, D’Alema, Bindi, Fassina, Vendola vogliono più preferenze per tutti. Dopo averle ottenute per tutti i non capilista.

La sinistra anti Renzi ha chiesto e ottenuto il doppio turno (che Berlusconi non voleva), l’abbassamento della soglia minima per entrare in Parlamento fino al limite davvero minimo del 3 per cento (per garantire ogni coalizione sociale che si volesse far anche lista elettorale). Ha chiesto e ottenuto clausola di garanzia, cioè legge non vale fino a metà 2016 (blocco a supposte tentazioni di Renzi di elezioni anticipate). Ha chiesto e ottenuto mesi e mesi e mesi di dibattito interno e parlamentare (a sottolinearne la lunghezza e l’ora di finirla prima Napolitano e ora perfino Mattarella).

In realtà la sinistra anti Renzi non vuole quel che chiede e neanche quel che ottiene. Vuole sconfiggere Renzi in ogni dove e scacciarlo prima o poi dal governo e vuole soprattutto (prova ne si la voglia di premiare la coalizione e non il partito) quello che Marcello Sorgi scrive su La Stampa: votare con una legge proporzionale ed avere quindi un Parlamento dove tutti siano in condizioni di “interdire” l’azione dell’altro, “la scelta non è tra due diverse riforme, ma tra la riforma e l’eterno vizio italiano del rinvio”.

La storia recente (e già occultata) dell’Italicum dice che l’Italicum stesso è una legge elettorale cui hanno messo mano sia Berlusconi sia Vendola sia Bersani. Gli stessi che oggi dicono: orrore e anatema. Berlusconi ha, come si è visto un’attenuante. La sinistra Bersani-Bindi-Landini nemmeno quello. Guardassero, avessero occhi, vedrebbero che in Francia il 50 per cento degli operai vota Le Pen, ha appena votato Le Pen con motivazioni e “sentire” ormai gemelli di quelli dei vari gauchismi  europei.

E’ già successo un sacco di volte nella storia che l’opposizione senza se e senza ma alle riforme, al cambio dei connotati dell’assetto sociale, lo schierarsi come pretoriani dell’immobilità, anzi dei diritti acquisiti per l’eternità sia stato per la sinistra scrollare l’albero da cui poi le varie destre, quelle estreme e reazionario, non quelle riformiste, hanno raccolto e goduto i frutti. Una volt almeno c’era l’attenuante degli sfruttati da difendere. Oggi si fatica a vedere nei gruppi, nelle corporazioni sociali di riferimento della sinistra anti Renzi in Italia proprio e precisamente il popolo degli sfruttati.

E al dunque, quando questi elettori saranno stati convinti da Landini, Bersani e Bindi e D’Alema e Vendola e…Quando saranno stati convinti che Renzi è “democratura”, l’Italicum impostura e il resto schifezza, allora andranno a votare. come è ovvio, per Grillo o Salvini. No, i Bersani e compagni vari non hanno neanche l’attenuante di Berlusconi per boicottare la legge elettorale scritta anche con le loro mani. Perfino quella dell’attenzione al loro elettorato per come si muovono è per loro un’aggravante.