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La guerriglia di Bangkok e la carica eversiva del Berlusconi di Thailandia

di Mino Fuccillo |21 Ottobre 2010 18:45

 

Camicie rosse in azione a Bangkok

 

L’attuale primo ministro Thailandese Abhisit Vejjajiva, che le camicie rosse in rivolta vorrebbero mandare a casa,  ha assunto la carica nel 2008, dopo che la Corte suprema aveva decretato lo scioglimento del partito di Thaksin Shinawatra.

Thaksin è una specie di Berlusconi locale, con un patrimonio valutato quasi 4 miliardi di dollari. A quanto pare in Thailandia sono stati capaci di fare meglio che da noi le leggi sul conflitto di interesse e Thaksin, quando diventò primo ministro, dovette dismettere la proprietà della principale società telefonica thailandese. I suoi avversari scoprirono però che Thaksin e la moglie divorziata avevano finto di cedere le azioni a un parente. Mentre i militari attuavano un colpo di stato, Thaksin fuggi in esilio e venne condannato in contumacia per una serie di reati.

Appena terminato lo stato d’emergenza, però, il partito di Taksin tornò al potere, fino allo scioglimento. Le “camicie rosse” chiedono le dimissioni del primo ministro in carica, Abhisit, nuove elezioni che si sentono sicuri di vincere e anche un diverso atteggiamento del re verso la politica. Avvolto da un alone di mito per gli occidentali un po’ perché erede del magico re del Siam un po’ anche grazie al film “Anna and the King” con Jodie Foster, il cui protagonista è un suo avo, il re della Thailandia, Bhumibol Adulyadej, nasconde, sotto quell’aria ascetica e distaccata un carattere di ferro e un preciso orientamento politico.

A suo merito va ricordato che negli anni ’60 e ’70, quando Indocina e paesi limitrofi erano sconquassati dalla guerriglia comunista (Cambogia, Laos, Vietnam e Birmania sono ancora sotto regimi più o meno ortodossi), il re teneva la Thailandia saldamente in campo occidentale e mentre i vicini da poveri diventavano poverissimi, la Thailandia, anche grazie ai dollari portati dalle basi militari americane, cresceva e si sviluppava. Si sviluppava però come può farlo un paese monarchico in questo angolo del mondo, schiacciato da feudalesimo e privilegi e lasciando la più grande parte della popolazione nella miseria anche se frange crescenti si urbanizzavano e alimentavano una nuova classe media che trova nei nuovi centri commerciali e nel treno sopraelevato di Bangkok il suo simbolo.

Contro questo schieramento si era mosso Abhisit per cercare consenso e voti, diventando il paladino delle fasce più povere, ad altissimo tasso di analfabetismo. Andando contro le forze congiunte di establishment monarchico feudale e borghesia urbana, Abhisit vinceva le elezioni ma era destinato a farsi male.

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