ROMA – Gli attriti nell’aula del Senato, i “figli di trojka”, lo snap-snap dei polpastrelli a “svegliare” il presidente del Consiglio addormentato e per niente bello, la replica tagliente: “profonda cultura politica da famiglia Addams“, i bigliettini tra Renzi e il vicepresidente della Camera, l’M5S Di Maio all’insegna del “ma davvero siete solo sfascio?” e del “non scrivermi che mi comprometto a leggerti”… non sono colore, appendice. Sono la prova provata, l’evidenza manifesta che nelle aule parlamentari tra il 24 e il 25 febbraio si è aperta la campagna elettorale per le Europee, per il voto del 25 maggio.
Elezioni europee che decideranno certo i circa 80 italiani che diverranno parlamentari europei. Ma questo è davvero contorno. Ciò che realmente decideranno quelle elezioni è chi resta saldo in piedi dopo la primavera 2014 e chi barcolla. E’ un match a due sul ring delle Europee: in un angolo Matteo Renzi, nell’altro Beppe Grillo ed M5S. Confronto diretto e duro, pochi rounds, escluso il pareggio.
In una conversazione con Enrico Mentana che pone la domanda giusta il parlamentare M5S Roberto Fico, di quelli molto in sintonia con Grillo, offre la risposta chiara e netta: “Alle europee la nostra asticella è un voto sopra il Pd”. E’ vero: se M5S salta quell’asticella, se M5S prende a maggio un voto più del Pd, allora Renzi e il suo governo sono, come direbbe Grillo, “morti”. Morti davvero. Se invece, Renzi governante, il Pd raccoglie a maggio quattro, cinque o sei punti in percentuale più di M5S (la differenza che c’è ora nei sondaggi), allora M5S avrà preso un colpo di quelli da mandare a tappeto.
Lo sa Matteo Renzi e quindi fa già campagna elettorale nei suoi discorsi da presidente del consiglio in aula. Lo sa e quindi sbaglia chi scommette sul fatto che Renzi non farà nulla di concreto in questi tre mesi. Produrrà azioni di governo Matteo Renzi, produrrà effetti. Resterà magari poi da vedere se saranno “effetti speciali” o effetti concreti.
Lo sa M5S che farà di tutto per fermare Renzi e il suo governo. Un altro giornalista che assisteva allo scambio Mentana-Fico, Francesco Verderami del Corriere della Sera, concludeva con assoluta e semplicissima chiarezza, perfino banale: “Se il governo Renzi fa, Grillo perde. Se il governo Renzi non fa, Grillo vince. Grillo e nessun altro, se ne è accorto perfino Berlusconi. Stiamo attenti a capire che può accadere qualcosa di analogo al crollo di un sistema politica come nel 1992, se Renzi fallisce”.
A completamento, completamento doveroso per capirla tutta, Federico Geremicca de La Stampa: “Il governo Renzi non arriverà al 2018, neanche Renzi pensa che possa andare così. Si vota per le europee a maggio 2014 e nella primavera 2015 si voterà per le politiche”. Un match a due, Renzi e Grillo. Chi perde il round delle europee al round successivo ci arriva a pezzi o non ci arriva proprio.
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