ROMA – Salvini, Grillo, Berlusconi, Meloni (e rispettivi partiti) hanno tutti chiesto e chiedono a gran voce le dimissioni di Ignazio Marino e Nicola Zingaretti da sindaco di Roma e Governatore del Lazio. Ma chi se ne frega se si dimettono o no.
Se si dimettono e basta poi al loro posto arriveranno altri ma Mafia Capitale risorgerà sotto nuove forme. Anzi, sotto l’eterna forma del furto organizzato di soldi pubblici mediato dalla politica clientelare locale. Se non si dimettono allora? Mafia Capitale si riorganizzerà dopo la botta. Si riorganizzerà il furto organizzato di soldi pubblici mediato dalla politica clientelare locale. Anche se Marino e Zingaretti fossero del tutto innocenti ed estranei, Mafia Capitale si riorganizzerà se restano o se si dimettono. E anche se Marino e Zingaretti fossero coinvolti, anche se avessero dirette responsabilità politiche prima ancora che amministrative, Mafia Capitale non cadrà nel nulla dovessero cadere loro. Il grido “dimissioni…dimissioni” serve solo alla politica politicante, la gente, i cittadini, i contribuenti con le dimissioni ci fanno la birra mentre i partiti ci fanno teatro.
Le vere dimissioni, quelle che sarebbe doveroso attendersi, civile ricevere, dignitoso formulare sono la restituzione ai contribuenti di una parte delle tasse locali, della tasse imposte dal Comune e dalla Regione, delle tasse del Campidoglio e del Lazio, le più alte in Italia, all’incirca una aliquota pari al 4% del reddito di ciascun contribuente.
Le vere dimissioni, quelle che Marino e Zingaretti dovrebbero offrire, seduta stante, hanno la forma di pubbliche scuse per l’eccessivo peso fiscale. Sindaco e Governatore dovrebbero constatare in pubblico che non c’è ragione per gli ultimi e freschi aumenti di tasse locali, quelli per il 2015. E dovrebbero subito, per dignità, onestà e credibilità politica, assicurare che in fretta verranno rifatti i conti, i conti delle tasse in eccesso pagate e fatte pagare. Pagate e fatte pagare in eccesso perché dentro la somma finora richiesta e riscossa c’era il sovrapprezzo imposto dai ladri di Mafia Capitale.
Mafia Capitale infatti, diversamente da altre mafie, pratica una sorta di monocultura criminale. Mafie si occupano di traffico di droga, traffico d’armi, smaltimento rifiuti, prostituzione, tratta di essere umani e…pubblici appalti. Mafia Capitale si occupa e opera solo di soldi pubblici. Sui soldi pubblici fa scippi, rapine, truffe. E lo fa, ora è chiaro, alla grande e da tempo. Di quanto Mafia Capitale ha aumentato il costo per appalti alle Cooperative, assistenza abitativa, campi profughi, raccolta e smaltimento rifiuti (elenco lungo di servizi pubblici dai costi gonfiati ma ci fermiamo qui)? Di quanto negli anni? Un milione, cinque, dieci, cento, cinquecento, mille milioni? Si conti e si fornisca la cifra per approssimativa che sia.
Poi si tenga in mente quella cifra e si presti fede, mettiamo dicano il vero, a Marino e Zingaretti che dicono che con loro Mafia Capitale non batteva un chiodo e non intascava un euro. Bene, mettiamo sia andata così. Quindi prima di Marino e Zingaretti quei servizi pubblici gonfiato costavano al contribuente facciamo cento. Marino e Zingaretti dicono di aver eliminato il “gonfiaggio”, di aver stroncato il sovraccosto, di aver la sciato a secco Carminati e Buzzi. Quindi quei servizi pubblico oggi dovrebbero costare cento meno il bottino dei ladri di Mafia Capitale.
Ma allora perché Marino e Zingaretti hanno continuato ad alzare le tasse? Forse perché con i ladri prima a secco e poi in galera il costo gonfiato dei servizi noi non cala? E allora perché non cala, perché qualcun altro sta facendo il lavoro di Buzzi e Carminati e impone gli stessi costi? O forse perché fermata la banda di Mafia Capitale a Roma e in Regione i soldi pubblici da spendere sono a prescindere e quindi ciò che andava in bottino va ora in incentivi e “risorse al territorio”? Perché, visto che con le tasse più alte d’Italia come è acclarato si pagavano i ladri, una volta fermati i ladri non si fermano le tasse? Anzi aumentano.
Per avere una faccia da metterci, perché si possa credere alla loro azione passata e sperare quella futura Marino e Zingaretti anziché dimettersi (o resistere alle dimissioni, il che ai fini dell’interesse pubblico è sostanzialmente indifferente, annuncino che una quota minima di tasse pagate, quelle pari ai proventi gonfiati di mafia Capitale, quella quota che direttamente pagava attraverso costi fittizi la criminalità organizzata, quella quota verrà restituita ai contribuenti.
Sarebbe, anzi è, l’unico modo concreto di voltare pagine, di restare in carica, di acquisire autorevolezza, di trasformare una tragedia civile in un civile sforzo di rinascita. Se non lo faranno, e non lo faranno, allora purtroppo risulterà a suo modo se non giusta inevitabile la sentenza M5S: l’unica è disfarsi di tutti loro, innocenti e/o colpevoli che siano. Poi, quando arriveranno in Regione e al Comune quelli di Salvini o di Grillo o di chi allora sarà (quelli di Berlusconi e Meloni ci sono già stati ed affollano Mafia Capitale più ancora e di molto di quelli del Pd), saranno guai di diversa natura o probabilmente ancora e sempre gli stessi guai.
Sì, i guai di Mafia Capitale anche e con chiunque comandi e governi. Perché così sarà e così e non altrimenti potrà essere fino a che opinione pubblica, giornali, televisioni, gente in strada, elettori e contribuenti, quando sentiranno Regioni e Comuni gridare contro i tagli di spesa, non penseranno, prove alla mano, che quel grido difende anche la paga dei ladri, il profitto di Mafia Capitale e delle sue cento sorelle in ogni capoluogo. Finanziare sempre e comunque la spesa pubblica con le tasse e con le tasse sempre crescenti, affidare la spesa pubblica ad organi politici irresponsabili quanto alla spesa, mettere in mano i soldi pubblici a istituzioni e politici che hanno libertà e missione di clientela, tutto questo genera, alleva, istruisce mafie del denaro pubblico. Mafia Capitale: c’è notizia sì, ma, purtroppo, non c’è sorpresa.