Contro la malasanità uno spot che fa male alla salute

ROMA – “Alza la voce se sei vittima di malasanità. Hai tempo dieci anni per chiedere il risarcimento”. E’ lo spot che va in onda su tutte le reti tv e che rimanda a www.alziamolavoce.it e www.obiettivorisarcimento.it, più il secondo che il primo in verità. Lo spot e i siti sono a cura di un pool di medici legali e avvocati, più i secondi che i primi in verità. Perché ad “alzare la voce” sulla malasanità sono già da tempo in tanti, tantissimi. Spesso giustamente, spesso a sproposito. Quel che è nuovo e quel che davvero pubblicizza lo spot è altra merce, non la denuncia, l’indignazione o l’ira ma la moneta, la causa civile e penale, i soldi da portare a casa. Con una specie di clausola tipo soddisfatto o rimborsato: se la causa contro il medico non si vince il malato/parente deluso e furente non paga l’avvocato che la causa ha costruito. Evidentemente sanno di andare relativamente sul sicuro, almeno sui grandi numeri: butta la rete nel gran mare della sanità e qualche pesce marcio lo tiri su di sicuro.

Lo spiega al Corriere della Sera il presidente di Obiettivo Risarcimenti, Roberto Simioni: “Nel 2011 su 8.400 denunce vagliate il 20 per cento hanno superato il nostro filtro. Ne abbiamo vinte il 97 per cento”. Cifre e percentuali che saranno senz’altro corrette e “vittorie” giudiziarie che avranno fatto senz’altro giustizia dove andava fatta. Ma Simioni non spiega l’effetto che fa alla salute pubblica l’altro 80 per cento di denunce e tentate cause per mala sanità, quello che nemmeno Obiettivo Risarcimento prende in esame e che pure nasce, si sviluppa e bussa alla sua porta. Fa un pessimo effetto, anzi fa proprio danno. Danno alla salute, come una malattia che da endemica si fa facendo epidemica.

Primo effetto negativo, la cosiddetta “medicina difensiva”, quella con cui il medico si difende dal paziente. Per difendersi preventivamente prescrive tutti gli esami possibili, quasi a prescindere dalla sintomatologia e dalle ipotesi diagnostiche. I referti delle analisi sono “pezze di appoggio” della sua solerzia hai visto mai un giorno in Tribunale. Analisi ed esami che costano miliardi suppletivi alla sanità pubblica e che proprio bene non fanno, una Tac non è per l’organismo una foto in riva al mare.

Secondo effetto negativo: la trasformazione totale del paziente in cliente. E’ aspettativa diffusa se non proprio cultura corrente che la guarigione sia una merce di cui il medico deve disporre nel suo magazzino e fornire dietro richiesta. Se non c’è guarigione, se il “cliente” non la ottiene è perché il medico l’ha negata. Negata per incompetenza, negligenza, colpa. Comunque negata perché la guarigione “c’è”. L’idea che la guarigione possa non esserci, l’idea che il successo della terapia non è garantito, l’idea che la morte faccia parte integrante della biologia e quindi della medicina viene rimossa. Quindi il malato o i suoi cari adottano comportamenti da “clienti” di fronte ai fornitori di una merce: non mi dai guarigione? Allora sei, devi essere colpevole o almeno incapace.

Terzo effetto negativo: dove la pratica medica è ovviamente e scientificamente più a rischio di insuccesso, chirurgia, traumatologia ed altre specializzazioni, i medici cominciano a farsi da parte e tra un po’ il numero sarà insufficiente.

Quarto effetto negativo, corollario del terzo, è che sempre meno si tenteranno operazioni ad alto rischio di non riuscita: se quell’anziano non lo trapianto muore da solo, ma se tento un trapianto a quell’età e va male poi mi portano in Tribunale e dicono che l’ho fatto morire io.

Ultimo e supremo effetto: trasformare tutto, la sanità, la salute, la delusione, la negligenza, il dolore, l’opportunismo, l’ignoranza e la buona fede in una caccia al tesoro del risarcimento. Tutto legale, anzi umano per carità. Però c’è un ultimissimo effetto negativo, una specie di post scriptum: di medici indifferenti e svogliati, praticoni e impreparati ce n’è, purtroppo ce n’è. Ma non sono, non coincidono con quelli che qualche volta sbagliano, tanto meno con quelli che non sempre ti guariscono e qualche volta non ce la fanno a tenerti in vita. Confonderli, mischiarli è il peccato originale di quello spot e di ciò che c’è dietro. Qualcuno ci dovrebbe risarcire delle tante pessime scuole di cittadinanza che ci sono in giro.

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