Le mani dei Tir alla gola d’Italia, la Rai con il peperone in mano

ROMA – Soffocata proprio no, ma le mani alla gola dell’Italia i Tir in lotta dura contro il governo di Roma le hanno messe. Mani poggiate ad  ogni blocco stradale, decine e decine e ce ne sono ancora. Mani strette a rendere difficile la circolazione non solo dei Tir stessi, ma della benzina, della frutta, della verdura, di ogni tipo di merce. Mani che hanno ridotto la “circolazione sanguigna” dei rifornimenti di ogni tipo. Mani che nelle ultime ore si sono un po’ allentate ma non hanno lasciato la presa, nonostante l’annuncio da parte del governo di sconti sui pedaggi autostradali per i Tir e la conferma di rimborsi più solleciti delle sovvenzioni per il gasolio. Mani che stringono ancora: stabilimenti Fiat al terzo giorno di chiusura, chiusi due stabilenti della Coca Cola a Marcianise vicino Caserta e a Rionero in Vulture vicino Potenza… Storia nota e vissuta in questi giorni da ogni cittadino, storia in cui torti e ragioni si mescolano, storia in cui quali siano i torti e le ragioni non è questo il luogo per assegnarli e distribuirli. Della storia però ci ha colpito un aspetto particolare che poi in fondo tanto particolare non è: come la storia sia stata raccontata in almeno un episodio dalla Rai, insomma la storia della Rai con il peperone in mano.

E’ mercoledì 25 gennaio e la Rai si collega con il suo inviato a Villa San Giovanni, dove c’è un blocco-presidio-picchetto dei più tosti, decisi ed efficaci del Tir in lotta. Il blocco pilota, quello che sta portando alla chiusura delle scuole in Calabria, all’assenza di combustibile nella stessa Calabria e in Sicilia. L’immagine, quel che si vede durante il collegamento-servizio lungo alcuni minuti offre un particolare, una “scenografia” inconsueta e che al primo colpo si fatica a comprendere: l’inviata della Rai, Enrica Agostini, parla e racconta con un rosso peperone tenuto in mano come fosse un mazzo di fiori di una sposa. Parla, racconta e per lunghi minuti non spiega il perché del peperone. Una pubblicità non può essere e nemmeno la merenda della giornalista. Non può essere altro che una sorta di “arredo di scena”. Già, ma di quale scena? Il servizio è già di per sè un po’ surreale, ma questa è un’opinione di chi scrive. Surreale perché intorno alla giornalista fanno corona e schiera gli autotrasportatori in lotta che vengono così presentati: “Sono qui, davanti alle telecamere, anche per farsi vedere dalle famiglie che sono tanti giorni che sono fuori di casa”. Manca solo che agitino la manina per salutare…Comunque apprendiamo che la solerte Rai si sostituisce ai telefonini e fa da ponte tra gli autotrasportatori e le famiglie. E lo fa perché si fa partecipe del disagio familiare: quei ragazzoni fuori casa impegnati in una dura missione hanno bisogno di rassicurare mamma e la Rai offre una mano.

Nell’altra la Rai ha appunto il peperone e alla fine del collegamento finalmente la ragione del peperone, la “morale” della storia. Si spiega che peperoni come quello rosso che la giornalista mostra al paese non arriveranno sui mercati perché i Tir non camminano. E’ arredo di scena nella sceneggiatura in cui i camionisti sono figli di mamma costretti a dormire fuori la notte, il rosso peperone va a male per colpa del destino cinico e baro o per responsabilità ultima di nessuno o comunque non si sa bene di chi. Il peperone rosso è la scenografia massima, la massima informazione che la Rai offre. Forse quei ragazzotti in lotta che ogni tanto tagliano una valvola di pneumatico a chi non si ferma il peperone l’hanno messo loro in mano alla Rai, forse è sembrata loro una buona idea per mostrare quanto possono far danno se li fanno arrabbiare. Forse, e speriamo che sia andata più o meno così. O forse l’idea del peperone è venuta alla linea informativa della Rai, e questo sarebbe peggio. Peggio perché l’immagine complessiva, la sceneggiatura completa offerta a chi guardava la Rai era quella di un video dove “l’ostaggio” tiene nelle mani il simbolo, la bandiera di chi le sta dietro, a controllare che dica le parole giuste, quelle dettate prima che si accenda la lucetta rossa della telecamera. O forse era solo giornalismo “embedded”, naturalmente, spontaneamente embedded, oggi con i Tir, ieri e domani con chi capita: sempre e comunque con il peperone in mano, che fa pure “colore”.

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