Sarri, Juncker, Berlusconi: un sacco di testosterone..senile

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Gennaio 2016 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA
Sarri, Juncker, Berlusconi: un sacco di testosterone..senile

Sarri, Juncker, Berlusconi: un sacco di testosterone..senile

ROMA – Sarri e Juncker a neanche 24 ore di distanza l’uno dall’altro. Il Maurizio allenatore del Napoli ad attestare che se un altro va in giro pulito e veste elegante, deve essere “finocchio e frocio”, almeno nel mondo del calcio. Secondo maschia cultura del campo, s’intende. Il Jean Claude presidente della Commissione Europea ad attestare, in tutt’altro contesto e con tutt’altra eleganza s’intende, che in politica e in diplomazia i veri confronti sono “maschi e virili”. In entrambi i casi, anche se i personaggi e gli stili sono sideralmente diversi, un sacco di testosterone…senile. E come l’estremismo era malattia infantile del comunismo e il populismo è  malattia senile della democrazia, così il testosterone senile è spia, indizio, quasi prova di declinante virilità.

Già, perché Sarri ha fatto quasi outing (coming-out la dizione inglese corretta). Coming out di sessantenne. E sessanta e passa ne ha Juncker. Per non parlare dell’ottuagenario Berlusconi che, prezzemolo ogni minestra, è sceso in campo per dare sostegno a Sarri ed attestare anche lui che i veri uomini queste cose le tengono al geloso e maschio riparo dell’omertà del campo. Di calcio, s’intende. Ma non solo…

Chi ha giocato al calcio, anche sui campetti da dilettante, anche sgambettando e sbuffando in maniera ridicola insieme a una ventina di consimili, sa che il campo è uno specchio, una radiografia. Da quel che fai e dici si vede, si riflette, si deduce senza fatica il tuo carattere, il tuo stato d’animo del momento, la tua serenità o angoscia, la tua soddisfazione e serenità, o meno, anche sessuali. Per dirla in maniera maschia, sul campo si può vedere ad osservare bene se e quanto hai fatto sesso, fai sesso e di che qualità è il sesso che fai. Se il sesso te lo negano, te lo centellinano…Se il sesso ti “ansia”, se ti manda in paradiso…Si vede, si vede. E non occorre neanche essere fini psicologi per vedere.

Come non occorre esser sociologi o antropologi per vedere e sapere che il calcio ad ogni livello è alquanto ossessionato dal dover essere del sesso. Nel senso che giocatori e spogliatoio, tribune e spalti e pure giornalismo addetto devono essere maschi che più maschi non si può. Nelle parole e nei gesti. Parole e gesti troppo maschi spesso celano, anzi svelano, una mascolinità insoddisfatta. Insoddisfatta ovviamente dalle donne. Chi esibisce i suoi trofei sessuali spesso è quello che va più in bianco di tutti. Quindi io maschio tu frocio in fondo è coming-out del proprio non far sesso come una volta, come si vorrebbe. Appunto, il testosterone senile che va al cervello e non al…

Dio ci scampi dal femminismo vintage e però mai domo per cui ogni parola che finisce con la “o” è penetrazione e violenza. E ci scampi dal sindacalismo onnipresente della lobby gay secondo il quale la Carta dei Diritti dell’Uomo è omofoba perché c’è scritto uomo. Scampati questi Scilla e Cariddi, l’eterosessuale che grida “frocio e finocchio” all’altro eterosessuale è certamente un cafone. Ma non solo un cafone, non un cafone semplice. E’ anche un cafone dolente. Dolente della propria virilità non felice se è giovane, declinante se è anziano.

Dolente il popolano Sarri, il gran manager Juncker, l’ex sciupa e compra femmine Berlusconi. Dolente cafone il primo, dolente elegante il secondo, dolente impenitente il terzo. Brutta bestia il testosterone senile.

Di fronte al quale il giornalismo sportivo e gli uomini di calcio sono letteralmente inadeguati. Letteralmente non capiscono di cosa si parla e cosa accade. Ad esempio la tragicomica giustizia sportiva che sta ruminando: se uno dice “frocio” a uno che frocio non è, allora è ingiuria e discriminazione? Sentita questa spiegazione a Sky: “se uno dice sporco negro a un bianco non è offesa”. Dal che si deduce che se uno organizza striscioni con Viva Hitler e Ebrei ai Forni in tutto lo stadio, occorre verificare se a vedere la partita c’erano ebrei…

Rendere la giustizia sportiva, il giornalismo sportivo e gli uomini del calcio edotti (parola grossa) che “frocio” non è offesa e ingiuria al soggetto così apostrofato, altrimenti si confermerebbe che è brutta, orrida e pessima cosa essere gay. Attendere e attendersi che loro comprendano che gridare frocio e finocchio con tono di schifo è offesa e ingiuria non al nemico di campo ma alla cittadinanza, alla convivenza civile, al rispetto reciproco è credere che gli asini prima o poi voleranno. Si balbetta infatti di “non volevo offendere”, “frasi da contestualizzare…”.

Un senatore di Ala, tal D’Anna o qualche simile cognome, è andato in tv a dire che “certe parole non proprio della Crusca rendono l’idea e che non bisogna farsi prendere dalle pruderies…”. Chissà dicessero a lui in aula o in tv che è un argomentare da “froci e finocchi”, chissà come reagirebbe. Chissà come reagirebbero quarto uomo e guardalinee che a Mancini chiamato “frocio e finocchio” da Sarri dicevano “lasci stare” se qualcuno in campo chiamasse loro così…

Perché qui non è calcio macho o non macho, qui è quel minimo di educazione civile e civica che latita, qui è testosterone senile che va al cervello e non al…