Pd, meglio morti che Renzi. E Epifani nasconde il calendario

Matteo Renzi (foto Ansa)
Matteo Renzi (foto Ansa)

ROMA – La scena, tratta dalla realtà della Direzione Pd, è da pura commedia all’italiana, quella di Sordi, di Tognazzi…con innesti contemporanei alla Verdone. Parla la vice presidente della emerita assemblea, offre la parola ai presenti, nessuno la prende la parola, i grandi capi hanno già parlato, il segretario e il premier. Quindi si chiude, un momento: qualcuno vuole la parola? Sì, lei laggiù. Lei laggiù candidamente o forse non comunque chiede: quando si fanno le primarie? La vice presidente un po’ farfuglia, un po’ rimastica quel che ha detto il segretario Epifani, quindi risponde: “il 24 novembre”. E si rivolge con lo sguardo all’ancora presente Epifani che ingoia, fa un mezzo e muto cenno di assenso, ingoia e butta giù l’incauta pubblica espressione di una data.

Ingoia ma poi risputa Epifani, arriverà poi comunicato in cui si spiega e assicura che le primarie si faranno in data che stabilità l’Assemblea nazionale convocata per il 20/21 settembre. Dove si discuteranno (ancora!?) le regole per le primarie. E comunque, sia chiaro, le primarie del Pd si terranno alla data stabilita, solo che non è stabilita. Ma è proprio quella, quella precisa, quella non detta. A meno che non sia caduto il governo Letta, Berlusconi non sia evaso da Arcore e non sia alla testa di diecimila Santanché in marcia su Roma, sempre che non faccia troppo freddo, non ci sia uno sciopero degli autonomi del trasporto pubblico e il compagno Sposetti abbia finito di recuperare tutti i soldi dai luoghi dove li ha tenuti al riparo, solo che se ne è dimenticato, dei luoghi, non dei soldi…

Questo è oggi il Pd, non è uno scherzo. Pare di vederli, li puoi vedere senza forzare la fantasia: Guglielmo Epifani, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani cioè la triade di maggioranza al vertice Pd. Eccoli parlare tra loro e tra altri e alti dirigenti: dunque, Berlusconi, un problema, noi dobbiamo star fermi, niente sconti, ma si aggiusta, una soluzione si trova, lui deve subire un po’ e noi dobbiamo restar responsabili…dunque il governo, un problema, può cadere, l’Imu, l’Iva, la legge di stabilità…c’è da farsi male ma saremo responsabili e comunque se il governo c’è bene, altrimenti siamo pronti a tutto, una soluzione comunque c’è…dunque le riforme da fare altrimenti anche se passa la crisi noi sempre a terra restiamo…sì, va bene, domani magari, con il consenso però…

Su una sola cosa…dunque Matteo, no, non si può, non si può dargliela vinta. Dividiamo: primarie per il segretario e per il candidato premier così lui sbaglia a scegliere, anzi qualunque cosa sceglie lo freghiamo…Dividiamo anche il Congresso a fette: prima eleggiamo gli apparati locali e poi discutiamo di leader, così dovesse non sia mai prendersi il partito alle primarie, il partito è già occupato…Dividiamo, separiamo, nascondiamo: anche il calendario. Le primarie le facciamo, ecco questo giorno qua ma anche no. Insomma ragazzi, teniamo quello fuori dalla “ditta”. Quello è capace di vincerle le elezioni, mica solo di partecipare. E’ capace di vincerle prendendo voti che sono andati a Berlusconi mentre noi ci vogliamo riprendere solo i voti andati a Grillo, magari se ce lo scrivono sulle schede altrimenti le annulliamo. E’ capace di vincere elezioni con voti nostri, di Grillo e di Berlusconi e poi di venirci a dire che, siccome ha vinto così, magari dei 20 miliardi all’anno che si spendono per tenere in piedi fantasmi di posti di lavoro qualcuno si può spendere per un po’ di lavoro vero e nuovo. Magari dice anche chi se ne frega se la Cgil non ci sta. No, meglio morti che Renzi dicono i tre e il coro fa appunto coro. Saranno accontentati.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie