ROMA – Se finiva 4 a 3, se perdeva anche in Campania oltre che in Liguria e Veneto, per Matteo Renzi sarebbe iniziata la fase discendente, parecchio discendente. E’ finita 5 a 2, non è suonato il gong dell’ultimo giro, Renzi resta deve stava, non declina e non decolla. E gli restano un sacco di problemi, anzi qualcuno in più. Gli anti sistema dichiarati fanno 35 per cento nelle urne, scusate se è poco. L’elettorato d’opinione che aveva portato Renzi al 41 per cento nelle Europee alle regionali non si è presentato al voto. La mini ripresa economica che è nelle cifre Istat non arriva nelle teste degli italiani, risulta non percepita, anche se pervenuta al minimo. La produttività italiana resta bassissima e, senza aumenti di produttività, c’è ben poco da redistribuire. Il blocco sociale di coloro che si oppongono a tutto si fa sempre più nutrito e agguerrito…
Problemi, alcuni veri e propri guai per Renzi. Evidenziati dai freschi risultati elettorali delle regionali. E tra tutti il guaio non certo il più grosso ma sicuramente il più ispido per Renzi: il contro partito che ha dentro il partito. Già, perché nel Pd non è che vi siano una maggioranza e una minoranza reciprocamente agguerrite, polemiche e in concorrenza politica. No, ci sono invece due partiti, due partiti nello stesso partito. L’uno che considera l’annientamento dell’altro addirittura la sua missione morale, etica e storica (Bersani: “Prima o poi il Pd tornerà quello di un tempo…”. Non una minoranza, ma un altro partito: contrari al jobs act (“lavoro schiavile” disse Camusso), contrari all’Italicum (dittatura dissero Fassina e Civati) ai decreti delegati sul mercato del lavoro, contrari su tutto quel che fa il governo giudicato “Peggio di Berlusconi”.
Il secondo partito dentro il Pd è il più drastico e radicale avversario del Pd di Renzi. Ne vuole la fine, la cacciata. Considera Renzi un usurpatore, il Pd come lo fa Renzi una bestemmia, una cosa “contro natura della sinistra”. Insomma chi sta e milita nel secondo partito dentro il Pd ha un faro, una luce, un target, una ragione politica: cacciare Renzi. E il fine, vissuto e pensato come nobilissimo, giustifica ai loro occhi e menti ogni mezzo.
Solo così, solo pensandosi come il tirannicida che pugnala sì ma lo fa per la libertà, solo così si spiega l’agire da kommando prima e il farfugliare sinceramente indignato poi di Rosy Bindi. In questo paese di distratti tutti hanno dimenticato che Bindi disse più o meno, in una fase del corpo a corpo con Renzi, io muoverò la Commissione anti mafia, col tono e il senso, entrambi pubblici, di quello che disse: suoneremo le nostre campane. Insomma la Bindi annunciò pubblicamente che con la Commissione avrebbe fatto la guerra a Renzi immorale nelle alleanze e liste. Ce ne siam dimenticati tutti ma la Bindi è politico di forte determinazione.
E infatti ha costruito una categoria che non esiste in giustizia e diritto (e neanche in onestà civica), quella degli “impresentabili”. Persone che a norma di legge sono candidabili ed eleggibili però un organismo politico regala loro il bollino di cattiva qualità. Perché Bindi alleva, cura questo sgorbio civile? Perché fa tutto da sola, in massima segretezza, non informa neanche in toto e per esteso la Commissione, perché il nome di De Luca impresentabile emerge a 36 ore dal voto, perché una rinuncia alla prescrizione per la Commissione non conta, perché impresentabili sono anche alcuni assolti in primo grado e non lo sono quelli condannati per altri reati non proprio privati? Perché la Bindi quasi con eroismo tiene il timone di una nave che sbanda? Per farla arrivare all’obiettivo, anche a costo di affogare qualche bagnate con la chiglia.
E l’obiettivo era, e resta, per il contro partito Pd, far perdere Renzi. Fargli perdere le elezioni e quindi porre le condizioni per fargli perdere il governo, il futiro congresso del Pd, il Pd. Far perdere tutto a Renzi, cacciare Renzi. Bindi gioca come i giocatori di calcio quando decidono di giocare contro l’allenatore inviso, giocano a perdere. Per spiegare ciò che la Bindi ha fatto in Commissione e con la Commissione Anti mafia uno dell’opposizione Pd, del Pd anti Pd ha detto: “A brigante, brigante e mezzo”. Meglio non poteva spiegare. Bindi ha allestito una rappresentazione, una storytelling si dice oggi, dove Renzi è il trafficante di potere senza scrupoli, quello che imbarca chiunque e promuove il peggio. (Sia detto per inciso 16 impresentabili su 4.000 candidati sono lo 0, 4 per cento ma nessuno ha fatto questo semplice conto, perché? Perché lo storytelling altro narra…).
L’ultima scena del dramma politico di cui la Bindi si è sentita eroina prevedeva la punizione del reo per interposto sodale, insomma la sconfitta di De Luca in Campania. Ma Rosy Bindi non ce l’ha fatta, ha fallito la sua parte nella missione caccia Renzi.
Ce l’ha fatta, missione compiuta nella parte a lui assegnata, Sergio Cofferati. In Liguria Renzi ha perso, qui il Comitato nazionale Liberazione da Renzi ha ottenuto un primo significativo successo. Forse Toti di Berlusconi e Salvini avrebbe vinto lo stesso se non ci fosse stata la lista Pastorino talmente debole e compromessa era l’operazione Paita governatrice. O forse no, chi lo sa: i numeri posto elezioni non si possono sommare e sottrarre come si dovesse votare ancora. Quel che è certo e significativo è che se resta, e resta in piedi, la missione caccia Renzi questo avviene solo perché lo sforzo congiunto di Cofferati e in subordine Civati hanno prodotto la prima vittoria del Pd anti Pd.
Resterebbe da capire quale sia il senso logico e anche l’etica civile di restare tutti insieme nello stesso partito quando reciprocamente ci si considera il peggio che possa accadere al partito e al paese tutto. Ma forse qualcosa di questo morboso restare insieme la si può intuire dal risultato sempre in Liguria. Qui la sinistra anti Renzi, il Pd anti Pd insieme a tutto il non Pd a sinistra non è arrivato al dieci per cento. Ecco per capire tenere a mente questo: non vogliono fare un altro partito (anche se lo faranno) perché arriverebbero ( e già quasi arrivano) a confinare (e sconfinare) con l’anti sistema di M5S e Lega. E queste due forze, M5S e Lega, sono più forti e convincenti della sinistra Landini-Camusso-Civati-Fassina-Bersani-D’Alema-Vendola. Vogliono cacciare Renzi da quella che era la loro “ditta”. Anche a costo, anzi senza scrupolo, di farla fallire la Ditta.