ROMA – Nelle pieghe delle rivelazioni sul patrimonio immobiliare e dintorni del Vaticano anche alcune interessanti minuzie. Eccone una: Monica Cirinnà, senatrice del Pd, incidentalmente firmataria e custode della legge in discussione sulle unioni civili tra gay, cognome ormai associato nelle cronache politiche all’idea di laicità pura se non proprio dura contro le invadenze clericali nella giurisdizione…Ebbene Monica Cirinnà in gioventù, neanche tanta perché non è che la storia risalga a troppi decenni or sono…Monica Cirinnà a suo tempo si fece dare, ottenne, si vide assegnata…Niente meno che il sogno di tutti i romani che a Roma contano qualcosa più del due di coppe quando regna bastoni a briscola…
Monica Cirinnà, che è stata anche a lungo eletta in Campidoglio…Monica Cirinnà, suspence e rullino i tamburi…aveva niente meno che…si era fatta dare niente meno che…si era vista assegnata niente meno che…Una casa dei preti appena appena alle spalle di Piazza Navona. Cento metri quadri in Via dell’Orso su due piani. Chi conosce Roma sa che è l’equivalente di un terno al lotto immobiliare, con non conosce Roma sappia che è una casa da abitare tra le più ambite possibili. Sì, la laica Monica Cirinnà abitava in una casa niente meno che di Propaganda Fide. E Propaganda Fide le case a Roma non le assegna a caso, sa come dosare le assegnazioni. Cento metri quadrati su due piani a Via dell’Orso di Propaganda Fide alla laica Monica Cirinnà. Affitto mensile niente meno che 360 euro. Così va il mondo a Roma: le case belle e poco costose ce l’hanno i preti e le danno a chi ha contatti e informazioni e relazioni tali da attivare, interessare Propaganda Fide. Anche laici, i preti danno le case di pregio anche a loro. Non proprio a tutti i laici, soprattutto ai laici che…tengono famiglia.
Ora la senatrice Pd racconta l’accaduto come una specie di veniale peccato di gioventù. Dice che la casa costava sì 360 euro al mese di affitto (a Roma cento metri quadri da quelle parti costano oggi otto volte tanto, allora chissà) ma che “i preti ci dissero che se avessimo ristrutturato ci avrebbero spalmato il costo in 12 anni…ci abbiamo speso 150 milioni…e poi dal 2011 ci hanno chiesto tremila al mese e abbiamo lasciato…”. Non c’è motivo di dubitare delle parole della Cirinnà. Anche se i conti tornano poco: 360 per 12 fa 4.300 circa. Che moltiplicato per 12 anni fa circa 50 mila euro. Cinquantamila euro non sono i 150 milioni di spese dichiarate dalla senatrice per ristrutturare, la Cirinnà ci avrebbe addirittura rimesso e questo tanto credibile non è.
Non c’è motivo di dubitare che la Cirinnà e chi ha vissuto con lei in quella casa quella stessa casa l’abbiano pagata in una forma o nell’altra quando l’hanno abitata. Diamo per certo non ci sia stato regalo in moneta. Resta la laicissima politica Cirinnà che, grazie al suo ruolo sociale e a cosa altro sennò, arriva, ottiene, si vede assegnata un fior di casa e indirizzo, una casa dei preti. Sicuramente non c’è reato. E neanche c’è scandalo, ormai non c’è più, come si fa a scandalizzarsi per comportamenti e aspirazioni di massa. Chi grida allo scandalo grida solo la sua impotenza ad arrivare a Propaganda Fide e le sue case. Dovrebbe però esserci imbarazzo, imbarazzo grave e pesante per una bandiera della laicità che si è fatta dare e ha abitato per tanto tempo nella casa dei preti, in una di quelle case che i preti concedono e assegnano non per misericordia o carità ma appunto per…Propaganda Fide. Al secolo: pubbliche relazioni.
Invece la laica Cirinnà non si imbarazza, dice che la vogliono “screditare”. Fatica inutile, si è screditata da sola abbondantemente non fermandosi allora sulla soglia, al di qua dei due piani a Via dell’Orso e non arrossendo oggi che viene scoperto il privilegio di cui ha goduto.
Post Scriptum. Nei libri in uscita e nelle cronache a corredo le rivelazioni hanno stranamente la temperatura e la fattispecie anche dell’acqua calda. Si scopre infatti e si rivela al mondo che in Vaticano farmaci, benzina e sigarette, ma anche cappotti e pantaloni e gonne…costano di meno che fuori dal Vaticano. Ma guarda! E’ più o meno dagli anni cinquanta che ogni romano, ma non solo, sa di questo. Così come è più o meno da 70 anni che è nota la vastità del patrimonio immobiliare del Vaticano a Roma, insomma quante e quali sono le case dei preti. Quel che impropriamente va sotto il nome di Vatileaks è un misto mal fritto di anticipazioni di banalità contenute in un libro (modello pubblicità a scoppio ritardato dei libri di Vespa) e di fatti estremamente rilevanti. In Vaticano è in atto una reazione di rigetto verso Papa Francesco. Questa è roba seria che intesse di sé la storia. Non andrebbe mischiata e confusa con il “lancio” di un paio di libri di giornalisti.