Monte Paschi Siena, gli errori e orrori del tutti in galera

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Cosa c’è dietro la vicenda Monte Paschi Siena (foto Ansa)

ROMA – Monte Paschi Siena, la banca che è costata un sacco di soldi a un sacco di gente. La banca che è andata in difficoltà, anzi quasi in dissesto. La banca che molti vogliono esser precipitata nei guai per colpa dei politici che ci mettevano le mani e per colpa dei manager e dirigenti che mal operavano o addirittura operavano contro legge. E comunque una banca e di questi tempi in Italia quando si dice banca un sacco di gente mormora o addirittura intona il “tutti in galera”.

Bene, a Monte Paschi c’erano tre dirigenti, tre manager, il vertice. Giuseppe Mussari, Antonio Vigna e soprattutto Gianluca Baldassari. Soprattutto quest’ultimo non perché contasse di più, il perché di quel soprattutto arriva tra qualche riga. I tre vengono accusati di aver nascosto a Bankitalia la vera natura finanziaria del cosiddetto derivato Alexandria. E di averlo fatto per nascondere 500 milioni circa di buco.

Si chiama ostacolo alla vigilanza ed è reato. Detta in volgare, i tre secondo l’accusa hanno nascosto ai controllori che stavano realizzando un trucchetto-truccone finanziario e di bilancio e questo è stato uno degli scivoli di Monte Paschi verso i guai.

Oltre che accusati i tre vengono processati. E condannati in primo grado a tre anni e sei mesi. Si va in appello e qui appare un documento che nel primo processo non si era visto. Era un documento nella cassaforte di Monte Paschi, un documento non pubblico ma neanche segreto. Alla portata di eventuali controllori. Dentro c’era scritto cosa era Alexandria. Quindi non c’è stato ostacolo alla vigilanza. Non c’è stato reato e i tre in appello vengono assolti perché il fatto non costituisce reato.

Non c’è stato ostacolo alla vigilanza e non ci sono state tangenti. Però uno dei tre, Baldassarri, si è fatto otto mesi di galera. Dopo la sentenza ha sommessamente detto: “Prima di chiederla per tutti occorrerebbe sapere cosa è la galera”. Mesi di galera anche se non c’è stato ostacolo alla vigilanza e non ci sono state tangenti.

Un errore, ed orrore, del “tutti in galera” che entusiasticamente percorre la spina dorsale dell’umore della penisola. Un errore e un orrore che gran parte dei notiziari (La7 ad esempio) hanno omesso di ricordare. Il particolare di quegli otto mesi di galera è in gran parte scomparso dalle cronache dell’assoluzione dei tre. Stonava col coro del “banche, tutti in galera”.

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