Forconi al sedere…della gente. E il casco tolto si sgonfia

Forconi al sedere...della gente. E il casco tolto si sgonfia
Forconi al sedere…della gente. E il casco tolto si sgonfia

ROMA – Ma lo sapete perché Berlusconi, dopo essersi sporto dal balcone, è tornato indietro e ha chiuso serrande e imposte ai Forconi? Lo sapete perché l’incontro capo dell’opposizione di destra-capi della rivolta detta “inizio della fine” è saltato? Perché autotrasportatori, commercianti, imprenditori e pure per quel che potevano massaie, per via di telefonate dirette di associazioni o indiretti sondaggi di opinione, hanno fatto sapere a Berlusconi che dei Forconi ne avevano al terzo giorno pieni i, diciamo così, pantaloni. Al terzo giorno, figuriamoci al quarto.

Dopo il primo giorno di gran novità e molti disposti a concedere uno sguardo indulgente al gran casino contro i politici, al secondo e al terzo giorno l’ambulante vuole riaprire. E se i Forconi non lo fanno riaprire s’incazza, e magari organizza anche un quasi cordone al mercato anti Forconi, vedi Torino. Al secondo giorno il commerciante non tollera più che gli facciano chiudere la saracinesca, al secondo giorno la paura di rimetterci la vetrina se tiene aperto entra in competizione con la rabbia per l’incasso mancato, negato e pure sotto Natale. Nel suo piccolo il commerciante anche lui s’incazza.

E non ci sta l’autotrasportatore, quello che muove davvero i Tir, quello che con il governo ha firmato accordo che porta a casa 300 milioni di euro nel 2014, quello che ogni ora va in televisione a dire che loro non c’entrano e i giornalisti neanche le sentono e continuano a domandargli cosa vogliono loro dal governo e perché sono in piazza. Equivoco comico se non fosse tragico, tragico per i giornalisti s’intende. E non ci sta l’imprenditore ce non vuole bloccate le merci. E al secondo giorno s’incazza anche il pendolare che va a lavorare e che gli bloccano il treno. E il genitore che va  prendere i bambini a scuola. Insomma al secondo e al terzo giorno le punte dei Forconi arrivano al sedere della gente, quella vera. E la gente, nel suo piccolo e grande s’incazza.

Nel frattempo si sgonfia il casco tolto. Man mano, pian piano si riscopre l’ovvio e l’acqua calda. Nessun reparto di polizia ha mai in autonomia deciso di togliere il casco davanti ai manifestanti inforconati. Gli è stato, come di consueto, ordinato dai superiori. Chi in piazza qualche volta ci è stato non solo per via di agenzia di stampa o di cinguettio tweet sa che succede spesso, non si può stare ore e ore “incascati”. Alla prima pausa di tensione si leva. Ora si legge anche di poliziotti che si rammaricano. Non di esserselo levato il casco. Ma di tutte le scempiaggini e le invenzioni dette, gridate e lette intorno al casco levato. A partire, e a finire pure per carità di patria, all’invito a “non proteggere più i politici”. Una casco tolto confuso con una corazzata Potemkin, una “boiata pazzesca” quella di Grillo.

E al quinto, al sesto e al settimo giorno? O la spedizione a Roma, l’assedio e il crollo del governo oppure verso il settimo giorno anche i Forconi biblicamente riposeranno, magari accomodandosi nei talk-show in televisione.

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