Muori per strada? Non m’impiccio. Italiani, “cattiva gente”

Pubblicato il 17 Giugno 2009 - 13:51| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Riguardatele, ripassatele con la mente quelle immagini della stazione della metropolitana di Napoli dove nessuno si accosta, nessuno si impiccia di uno che muore. Sono immagini genuine della “gente”, della gente italica colta nel suo comportamento standard, colta, potremmo dire, al “naturale”.

In fondo sono immagini già viste, le stesse registrate alla stazione ferroviaria di Palermo quando un folle prendeva a martellate e uccideva due anziani: nessuno si accostava, nessuno si impicciava. Le stesse immagini che fanno da sceneggiatura fissa di ogni fatto di cronaca: gente pavida, gente sfuggente, gente che non s’impiccia. La stessa gente che poi, in favore di sopravvenute telecamere televisive, mima e recita furore, indignazione, linciaggio. Quando ogni pericolo è passato, quando si può senza timore e con vanità salire sul palcoscenico.

Sono le stesse immagini che potrebbe registrare una telecamera impiantata negli occhi di ciascuno di noi: se ti senti male per strada la gente fa il vuoto intorno a te, si allontana, non si impiccia.

Non è solo e soltanto farsi i fatti propri, è al contrario qualcosa di più e di diverso, è l’identificazione dei fatti propri con l’indifferenza ostile verso i fatti del prossimo. Non è solo e soltanto il chi se ne frega, infatti la gente non se ne frega, anzi fotografa golosamente con il telefonino ogni disgrazia altrui. E’ sempre la stessa gente quella che ti lascia morire ma si prende la foto del tuo cadavere.

Non è paura del coinvolgimento, non è choc. E’ pura voglia di essere coinvolti, ma come spettatori di uno spettacolo. Lo choc alla gente glielo infliggi solo se provi a ricordarle che la morte e la violenza non sono uno show quel giorno fortunatamente gratuito e in diretta.

Una volta si raccontava che cose così potevano accadere solo nei freddi paesi nordici e anglosassoni, mentre invece in Italia… Una volta ci raccontavamo che in Italia abitava e viveva gente con tanti difetti ma sempre e comunque “brava gente”. Una volta, forse… Adesso la gente è “cattiva gente”, per scelta e cultura. Sarebbe il caso di ricordarsene quando si va, microfono in mano, a consultare la gente come oracolo, come maestra e cattedra di vita e di buoni sentimenti.