Il non detto e gridato dei voti di maggio: no a Monti da destra e sinistra

ROMA – C’è un non detto nel molto dire del doppio voto di maggio, al primo e al secondo turno il non detto, eppure gridato, è il no a Monti. Sarà stato un no al governo che finalmente ha avuto coraggio e responsabilità per dire agli italiani la verità, verità non gradita e perciò nascosta per decenni sia da Berlusconi che dalla sinistra? Oppure un no al governo che ha avuto la presunzione e l’insolenza di imporre tasse e poi tasse, anzi addirittura di volerle far pagare le tasse, sia quelle abolite come l’Ici, sia quelle mai pagate da mezza Italia abbondante? Oppure un no al governo che ci manda in pensione più tardi, ci fa licenziare più facilmente ed è la prosecuzione del governo più o meno mondiale delle banche, della finanza e della loro cultura? O ancora un mix di tutti questi no? Come che sia, il no al governo c’è, abbondante e sicuro. Che poi sia anche ottimo è altra, diversa e opinabile questione.

Un No grosso come una casa e da segnalare con la maiuscola ha espresso contro il governo Monti l’elettorato fino ad ieri definito “forzaleghista”. Dicevano i sondaggi che gli elettori del Pdl erano contrari al governo Monti al 70 e passa per cento. E infatti in tutto il Nord, là dove si è votato per le amministrative, massimamente nelle zone di forte insediamento “forzaleghista”, il Pdl non è arrivato a prendere più di un terzo dei voti che aveva prima. Il suo elettorato ha detto no al governo non andando a votare o disperdendosi, dove poteva, in una lista civica. Fenomeno quasi invisibile anche se diffuso quello del coagularsi degli elettori Pdl su una lista civica, quasi invisibile se non in un punto dove si vede eccome, anzi salta agli occhi: Parma. A Parma l’elettore Pdl, l’elettore di destra ha votato Pizzarotti, il sindaco di Beppe Grillo, non tanto e non solo per far dispetto al Pd, quanto e soprattutto perché così trovava un modo di votare contro, contro il governo.

Così ha fatto l’elettore di destra non solo a Parma, così ha fatto anche a Palermo dove votare Leo Luca Orlando è stato per l’elettore di destra l’alternativa a non andare al seggio. Così ha fatto dove ha potuto: l’elettorato di destra, i “forzaleghisti” che fino ad un anno fa erano il quaranta e passa per cento alle politiche, per prima cosa non hanno votato Pdl e Lega, preferibilmente si sono astenuti e dove c’era qualcosa che non odorasse di governo, allora lì l’hanno votato.

E l’elettorato di sinistra, quello che fino a un anno fa era il 35 per cento scarso alle politiche ? Non ha seguito l’elettorato di destra nel plebiscito anti governo, però l’ha alquanto imitato. A Palermo l’elettore di sinistra ha scelto Leo Lica Orlando anti sistema, a Genova ha fatto vincere Doria che ha l’aria e l’aura dell’alternativa al governo che c’è…Ed era già successo: a sinistra avevano voato De Magistris a Napoli e Pisapia a Milano che con l’idea di un governo alla Monti sono come il diavolo e l’acqua santa.

Quindi, dovunque ti giri, un no al governo che c’è: un no di liberazione democratica o di suicidio incosciente. Come che sia, un no. Cosa altro è Grillo se non parte e forma di quel no? Un no, e allora? Allora qualcuno e qualcosa a destra, a destra dove sempre abita e risiede la maggioranza dell’elettorato italiano proverà a raccogliere quel no e a farne verbo e bandiera. Bossi non può più e nemmeno Maroni. Ancora Berlusconi? Minestra riscaldata. Angelino Alfano? Brodino di dado. Qualcuno, qualcosa…perché quando si voterà per le politiche l’elettorato che fu “forzaleghista” non  resterà a casa.

E allora 5 Stelle di Beppe Grillo che starà in mezzo, sì proprio in mezzo, tra l’elettorato di centro destra che cerca una bandiera e una casa e l’elettorato di sinistra che cercherà un leader, un’alleanza, una politica, un linguaggio che sia altro e diverso da quello dei governi del “rigore”. E’ già così, sarà sempre più così: la sinistra se vuole voti alle prossime politiche deve farsi trovare dall’elettore, soprattutto il suo, lontano da Monti. Movimento 5 Stelle starà in mezzo, chi a destra non vede una luce e una casa e chi a sinistra si troverà in analoga condizione potrà decidere di far sosta elettorale nella locanda Grillo.

E allora, se il non detto eppure gridato dal voto di maggio è il no a Monti che ne è del governo che, volenti o nolenti, piaccia o non piaccia, è il salvagente su cui il paese galleggia? La prima, rapida risposta del governo, governo che sembra aver capito e inteso la portata del no che gli è stato gridato, è la messa in circolo di miliardi. Miliardi di debiti dello Stato verso le aziende che in due, tre mesi diventeranno da inutile pezzi di carta cash nelle casse delle imprese. E meno tasse sulla casa, almeno per chi la ristruttura, portando le detrazioni fiscali dal 36% al 50% e raddoppiando il monte spesa che ci si può far rimborsare. Meno tasse sulle ristrutturazione e una spinta in centinaia di milioni al settore dell’edilizia. E’ una risposta massiccia, in parte anche dovuta , dice Monti che è “carburante” per la ripresa. Dice il vero, è proprio carburante. Ma non basterà, quel no del voto di maggio è più forte, è onda più profonda e lunga, sopravviverebbe perfino ad una vera ripresa economica, figurarsi ad un semplice salvataggio dell’economia ingentilito da qualche incentivo.

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