ROMA- Arturo Parisi, apprendista stregone di governo, Mago Merlino di referendum. E’ la sua doppia natura o, almeno finora, il suo destino. Mago Merlino, “magia” benevola e sbalorditiva quella di Parisi quando punta bacchetta, volontà, determinazione, coraggio e intuizione sulle colonne di pastafrolla del sistema politico italiano. Miracolo, prodigio, magia è stato raccogliere un milione e duecentomila firme in trenta giorni o giù di lì. Ma prodigio non casuale, frutto di sapienza e scienza, osservazione empirica e tecnologia applicata. Da troppi anni l’intero sistema politico è inchiodato ad accarezzare uno dei suoi vizi: la legge elettorale che c’è.
Legge elettorale che piace a Berlusconi: prima di questa legge c’erano i collegi dove si eleggevano il 75 per cento dei parlamentari. Per Berlusconi il sistema che c’era prima, detto Mattarellum da Mattarella il politico che lo firmò, obbligava a tentare di sommare gli elettorati appunto collegio per collegio. Berlusconi e Bossi si alleavano ma in ogni collegio dovevano presentare agli elettori o un candidato leghista o un candidato del Pdl. E quindi sperare che tutti gli elettori leghisti del collegio votassero per il candidato del Pdl o viceversa. Non sempre riusciva. Meglio per Berlusconi la legge che c’è, detta Porcellum dal nome di battesimo , “Porcata” dato alla legge dal suo firmatario, Roberto Calderoli. Altro vantaggio per Berlusconi dal Porcellum: i deputati e i senatori li nomina lui direttamente, la legge elegge i primi della lista, quelli scelti dal leader. Viene buono questo legame quando in Parlamento si tratta di misurare fedeltà e riconoscenza.
Legge elettorale, quella che c’è, che sta bene a Bossi fino a che Bossi sta con Berlusconi legato da inscindibile patto. Senza questa legge la Lega dovrebbe decidere dove andare e per ora proprio non sembra saperlo dove andare: da sola, con il Pdl, verso la secessione? Legge elettorale, quella che c’è, che al Pd non piace ma il Pd finora se l’è tenuta questa legge. Perché altra legge non sa quale volere: una proporzionale che apre la porta all’alleanza con Casini? Una maggioritaria per collegi che porta e incatena all’alleanza con Vendola e Di Pietro? Una maggioritaria a doppio turno che per il Pd funzionerebbe se il Pd avesse ancora una “vocazione maggioritaria” che ha avuto per un momento e poi ha subito dismesso? Pd non sa, Porcellum rimane. Perché Pdl e Lega non vogliano cambiare e Pd non sa come cambiare.
E qui arriva Mago Merlino Parisi, capisce che sono bloccati, immobili. E che la gente, l’opinione pubblica non ne può più di ciò che è immobile e bloccato. Merlino-Parisi mette in difficoltà Berlusconi, mette una bomba a tempo sotto il suo governo, gli toglie la possibilità di arrivare al 2013 perché di mezzo c’è appunto il referendum. Merlino-Parisi apre crepe nella Lega. Merlino-Parisi scuote e sveglia l’addormentato Pd. Merlino-Parisi scrive l’agenda politica del prossimo anno e scusate se è poco. E sotto la scritta appone niente meno che la firma della gente, della volontà popolare. Merlino-Parisi conosce i suoi polli, le immobili fragilità del sistema politico, li conosce da vicino, sa come costringerli a cambiare.
Poi c’è, anzi c’è stato il Parisi apprendista stregone di governo. A lui si imputa il calcolo sbagliato dei voti a Montecitorio a favore di Prodi, quel calcolo che portò alla caduta del governo Prodi. Fu un grosso incidente, ma insomma incidente e non vizio politico. Vizio da apprendista stregone appare invece quello che Parisi coltiva e da cui non riesce a staccarsi: quello di intestardirsi a piantare “Ulivi”. Con la legge elettorale che c’è e anche con quella che verrebbe in caso di vittoria dei Sì al referendum e anche probabilmente con qualunque legge elettorale inventabile, l’Ulivo in Italia significa che il Pd, di cui Parisi fa parte, è e resta solo la parte più grande della non rimpianta “Unione”. Significa che Pd più Sel, Idv e qualche altro spezzone della sinistra possono anche vincere una qualche tornata elettorale. Ma poi governare non se ne parla visto che l’unione elettorale la pensa in maniera inconciliabilmente opposta su tutto, dall’economia alla politica estera, dai contratti di lavoro alla spesa pubblica. Eppure Parisi resta “ulivista”, con passione e dedizione. Ma un ripiantato Ulivo italiano sarebbe spiantato con facilità da un centro destra senza Berlusconi premier. E un Pd senza “vocazione maggioritaria” cioè obbligato a fare al governo un po’ e un tanto di quel che Vendola e Di Pietro vogliono è solo un ramo dell’Ulivo. ramo che si spezza sotto il peso del governare.
Così è fatto Arturo Parisi, giustamente nuovo protagonista della politica oltre che dei talk-show politici. Fatto per fare mago Merlino. Non Re Artù. Non che Parisi voglia fare Re Artù, ma di Re Artù non se ne vedono a sinistra. Ci fosse, un Re Artù avrebbe bisogno di Parisi-Merlino. Senza Re Artù, Merlino-Parisi fa prodigi, ma solo fuori della mura di Camelot.