Pensionato suicida: chi l’ha fatto davvero il primo morto?

Pensionato suicida: chi l'ha fatto davvero il primo morto?
Pensionato suicida: chi l’ha fatto davvero il primo morto?

ROMA – Di Luigino D’Angelo scriviamo quel che le varie fonti, non tutte precisissime e attendibili, riportano. Aveva 78 anni, si è tolto la vita. Aveva, e non c’è da sorprendersi alla sua età, qualche problema di salute. Aveva chi dice 100 mila, chi 110 mila, chi 150 mila euro in obbligazioni subordinate di Banco Popolare dell’Etruria.

Ora Luigino D’Angelo viene raccontato ed esposto come un povero vecchio ridotto in miseria e quindi spinto al suicidio sia dalla sua sopravvenuta indigenza sia da chi ha mandato in fumo quei 100/150 mila euro in obbligazioni. Ci sono quotidiano che titolano “Le banche fanno il primo morto”. Ci sono politici che dicono “Suicidio di Stato”. Ci sono sindaci che accusano: “Ma come fanno a dormire la notte?”. Dunque il morto l’hanno fatto secondo queste voci le banche e il governo.

In altre circostanze neanche tanto difficili da immaginare un Luigino D’Angelo sarebbe stato narrato e radiografato ed esposto dalla narrazione politica e mediatica e dai social network come tutt’altro che un povero primo di mezzi: una casa di proprietà, una pensione a fine mese, 100 mila euro e passa di obbligazioni subordinate e non c’è nessuno che metta tutti i suoi risparmi tutti solo e soltanto in obbligazioni subordinata, neanche a Banca Etruria.

Luigino D’Angelo per quel che se ne sa e per quel che se ne può dire con il massimo rispetto non era né il povero ridotto alla fame cui sono stati scippati tutti i suoi risparmi come racconta chi si fa bandiera del suo cadavere, né uno con un sacco di soldi come avrebbe inveito la pubblicistica privato-pubblica del web e non solo se solo il pensionato avesse avuto una pensione a fine mese superiore a tremila lordi…Luigino D’Angelo era un normale italiano vero: una casa, una pensione, centomila e passa in obbligazioni e presumibilmente qualche altro euro in banca in altre forme.

Uno che con tutta probabilità si toglie la vita per il dolore, sì il dolore, di “non aver saputo proteggere” i suoi soldi. Così pare abbia scritto nel suo computer. Non per sopravvenuta miseria, ma per il “dolore”, quello che soprattutto gli anziani provano di fronte ad una perdita, sciagura economica, da cui si sentono offesi, vilipesi, annichiliti, annullati.

Il dolore di aver sbagliato. Investimento e banca. Già, investimento: questa è la parola. Investimento e non risparmio. Troppi, quasi tutti, si ostinano a scrivere e dire: risparmiatori. No, chi compra un’obbligazione subordinata di una banca, qualunque banca, fa investimento. Cioè acquista rischio in cambio di rendimento. Le obbligazioni subordinate sono soldi che tu presti a una banca e la banca ti paga interessi più alti perché in caso di fallimento (c’è sempre scritto anche se nessuno lo legge) quelle obbligazioni, subordinate appunto, possono conoscere tagli del capitale investito.

Forse Luigino D’Angelo non lo sapeva. Per non saperlo non deve mai essersi chiesto per anni perché le sue obbligazioni pagavano di più di quelle di quasi tutte le banche italiane, quelle grosse e forti per prime. Può essere, può essere non se lo sia mai chiesto. Per non saperlo funzionari e dirigenti della banca devono averglielo nascosto all’inizio e per anni. Può essere. Per non saperlo per almeno due anni non deve aver letto un giornale o sentito un notiziario perché che quella banca fosse alla frutta era noto, scritto e detto.

Può darsi Luigino D’Angelo sia stato imbrogliato da altri in concorso con se stesso. Ma se imbroglio c’è stato, imbroglio oltre al rischio normale e naturale dell’investimento, Luigino D’Angelo e gli imbrogliati devono essere risarciti dal vicino di casa? Le truffe finanziarie, se di questo si tratta, finiscono in Tribunale e da privati a privati vanno gli eventuali risarcimenti. Qui invece si vuole siano l’Erario, il Fisco, le tasse di tutti a pagare l’eventuale truffa di un privato a un privato.

Ed è pura, assoluta follia: per questa via si può stabilire che compra azioni in Borsa e ci perde lo Stato, cioè le tasse, cioè gli altri cittadini lo devono risarcire. E quando ci guadagna in Borsa? Che fa, devolve i soldi al Fisco? No, ovviamente se li tiene.

Pura follia e menzogna al quadrato, anzi di più. Le forze politiche, M5S, Lega e Forza Italia in testa ma anche a sinistra…che oggi gridano al governo assassino in complicità con le banche hanno in sede europea votato oppure si sono astenute quando si è votato appunto il basta a salvare banche con denaro pubblico. Tremila miliardi di euro di soldi dei contribuenti in Europa sono andati a sostegno del sistema finanziario. Governi e opinioni pubbliche hanno detto basta ed è nata la regola per cui se una banca fallisce la responsabilità, anche finanziaria, è anche dei suoi azionisti e obbligazionisti (cioè di quelli che ci hanno guadagnato).

Erano tutti lì a sventolare il basta soldi pubblici alle banche i Salvini e gli M5S, presumibilmente anche il sindaco Antonio Cozzolino che oggi accusa il governo infame. Non sapevano allora quel che facevano o fanno qualsiasi cosa pur di far teatro? Sostenere che chiunque faccia un investimento se gli va male lo rimborsa il denaro pubblico non è facile capire se sia più il prodotto di enorme pelo sullo stomaco o enorme spazio vuoto nel cranio.

Luigino D’Angelo ora queste grida non le sente più, non sente più nulla. Si è ucciso, per disperato dolore. Al suo cadavere tocca far da bandiera, trampolino e palo. Bandiera di ragionamenti folli, trampolino per politici tuffi ed esibizioni, palo di sosta e ristoro per attacchi al “potere”. Il trittico della propaganda e agitazione che per settimane ha gridato che l’investimento perduto erano soldi scippati, che la perdita era furto, che banche, governo, Europa erano alleati e complici ai danni di chi aveva i soldi in quelle obbligazioni…Chi l’ha fatto davvero il primo morto?

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