ROMA – A gennaio scorso erano 115 in una sola piazza. Centoquindici negozi-empori-magazzini ambulanti che si piazzavano tutti dentro Piazza Navona. Occupandola, saturandola, riempiendo e traboccando ogni spazio e da ogni spazio. Traboccavano anche di merce, di ogni tipo di merce. In origine il mercato di Piazza Navona a Roma più o meno dal pre natale al post Epifania era il mercato dei doni per bambini, dei dolciumi, degli oggetti tradizionali e/o simbolici appunto del Natale e della Befana. Poi, anno dopo anno, gli ambulanti si sono “allargati”. Allargati tra virgolette, cioè in senso figurato in senso materiale.
Si sono allargati vendere ogni cosa o gadget possibile da esporre e commercializzare. Pian piano ma inesorabilmente il mercato di Piazza Navona è diventato un mercato qualunque, un qualunque mercato di qualunque merce. Però mica tanto qualunque, godeva infatti della meravigliosa e prestigiosa “location” di una delle piazze più belle e particolari del mondo. C’era e ci sarebbe ancora una ragione per cui una meraviglia urbana debba fare da scenario, quinta e palcoscenico per un mercato: era appunto e dovrebbe essere ancora quella per cui a Piazza Navona si fa il mercato del Natale e della Befana. Ma gli ambulanti si erano allargati…
E a Piazza Navona come banco espositivo delle loro merci non vogliono rinunciare, fortemente vogliono Piazza Navona e dentro venderci anche pentole, paralumi e paccottiglia e articoli per la casa e vestiario e quel che gli pare. Vogliono Piazza Navona per farci quello che a loro pare, lo considerano un diritto acquisito. Acquisito “allargandosi”.
Dice: ma Piazza Navona sarebbe anche dei romani e dei turisti che ci vanno per una sorta di aggiuntivo rito natalizio. Per cui il Municipio e il Comune fanno sapere agli ambulanti, glielo fanno sapere per tempo: stringetevi. Il messaggio è stringetevi, solo un po’. Da 115 negozi-empori-magazzini su piazza scendete a 72. Non sarà impossibile, basterà che vendiate la merce di Natale e della Befana o giù di lì. Basterà rinunciare a vendere il tritatutto o il gassatore d’acqua di rubinetto. Stringetevi un po’ la piazza sarà messa in condizione di respirare, ci guadagnerà chi ci va ad ammirarla, ci guadagnerà la qualità dei vostri stessi affari.
Ma gli ambulanti si indignano e si inalberano. Tutti insieme decidono che nessuno andrà a ritirare le 72 autorizzazioni disponibili, decidono di boicottare il Municipio, il Comune e pure la Befana. Fanno sapere con orgoglio e comunicano con sfida: stavolta niente negozi-empori-magazzini ambulanti a Piazza Navona. Stavolta gli ambulanti saltano un giro, passano la mano, fanno lo sciopero della piazza. Il che, sia detto per inciso, la dice abbastanza chiara su quali siano le reali condizioni finanziarie e patrimoniali di queste imprese commerciali: si possono permettere di rinunciare al periodo maggiore di incassi.
Gli ambulanti si indignano e si inalberano in nome della Befana tradita dalle istituzioni. Gli ambulanti applicano ritorsione contro la pretesa di regolare il loro numero in piazza e di regolare ciò che commercializzano sul palcoscenico privilegiato di Piazza Navona. Regole non ne tollerano gli ambulanti in piena conformità alla nuova legalità made in Roma di popolo e cittadini. Qualche tempo fa un gelataio (pasticceria Pompi, zona Re di Roma) ha minacciato il Comune e la collettività di licenziare 60 suoi dipendenti o di “vendere ai cinesi” perché il Comune e la collettività non consentivano più ai suoi clienti di chiudere la strada parcheggiando auto ovunque per andare appunto a comprare il gelato. Il gelataio si è detto vittima commerciale delle regole della strada, anche di quella invero un po’ banale secondo cui nella strada pubblica deve poter passare anche qualcun altro che non sia chi vi ha messo bottega.
Il gelataio di Roma Sud, un araldo, un precursore. Con lui stanno gli ambulanti di Piazza Navona, Roma centro, che considerano Piazza Navona una adiacenza acquisita in usucapione della loro privata bottega. E si dicono quindi vittime commerciali delle regole per Piazza Navona. Con loro stanno gli ambulanti davanti ad ogni monumento storico. Con loro stanno i finti centurioni e gladiatori. Con loro stanno gli abusivi dei taxi e i capi bastone dei taxi non abusivi. Con loro stanno gli autisti Atac alla guida e al telefonino inscindibilmente fusi. Con loro stanno i vigili urbani cui mai nulla “compete” . Con loro stanno i dipendenti Ama che non raccolgono i rifiuti e i cittadini che i rifiuti li spargono. Con loro stanno in parecchi a Roma, l’elenco continua a lungo. Un lungo elenco pieno di nomi, fatti, luoghi, pretese, ricatti…Anche questo, nel suo piccolo, è Mala Roma
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