ROMA – Hanno vinti i piloti Air France. Nove giorni di lotta, nove giorni di sciopero puro e duro. E al decimo l’azienda ha capitolato, alzato bandiera bianca. Sventati dai combattivi piloti la manovra e il piano padronali. Un vero e genuino episodio di lotta di classe.
Piano e manovra di Air France prevedevano di trasformare Transavia (la low cost di Air France) in una più grande e più competitiva low cost. L’arroganza imprenditoriale arrivava al punto di voler fare di Transavia una low cost europea. Peggio, una low cost che con i suoi guadagni compensasse le perdite della capo gruppo Air France. Peggio ancora, piano e manovra prevedevano mille nuovi posti di lavoro in Francia. Tra questi mille, duecento erano posti di lavoro per piloti.
E qui i pugnaci piloti Air France hanno stanato l’inganno e sconfitto il sordido. Questi duecento nuovi piloti targati Transavia avrebbero lavorato in media 700 ore l’anno e guadagnato tra gli 87 mila e i 180 mila euro annui al massimo. Gli accorti e astuti piloti Air France hanno mangiato la foglia: hai visto mai che se ci mettiamo in azienda questi che lavorano per 700 ore poi ci chiedono di farlo anche a noi che ne lavoriamo 550? E hai visto mai che a noi che portiamo a casa fino a 250mila euro l’anno ci chiedono di fermarci non proprio a 180mila ma magari a 200 mila? Non la fai ai piloti Air France: anche se nessuno di loro rischiava posto di lavoro, anche senza licenziamenti o pensionamenti forzati loro hanno bloccato per dieci giorni, pardon nove, la Francia tutta perché siano e restino intoccabili le 550 ore annue e i 250 mila annui euro.
Sì, c’è stato qualche effetto collaterale dell’eroica lotta: gli operai e gli impiegati della stessa Air France che manifestavano negli aeroporti perché cessasse lo sciopero e venisse consentito all’azienda di investire. Insomma, degli Zio Tom del padrone. Sì, quei 200 milioni di euro di danni da blocco del paese, ma la lotta è lotta. Sì, il rosso di bilancio della compagnia Air France, ma che vuoi che sia: qualcuno ripianerà. E chi? Il contribuente francese, ovviamente. Sì, il gongolare O’Leary, il patron di Ryan Air: “Con dei concorrenti così non è difficole capire perché siamo la compagnia che cresce di più in Europa”. Sì, il decente buon senso, il minimo sindacale della logica traforati dalla posizione ufficiale dei piloti: “Sì ad una low cost ma con le regole e le abitudini delle compagnie tradizionali”.
Così si lotta e si vince, questa è la lotta di classe di quelli con le posate d’argento...Poi dice che uno gli vengono in mente pensieri ce non condivide e pensa a quel Reagan che i controllori di volo americani che bloccavano i cieli li stramazzò mettendogli contro il governo e il paese. Poi dice…ma siamo in Francia e non negli Usa. In Francia dove la classe dirigente politica è corrosa e intrisa di pavidità, dove Hollande ha paura della sua ombra, dove nessuno, neanche la destrissima Le Pen si mette davvero contro una lobby. Dove i piloti e anche gli agricoltori e anche gli autotrasportatori..In Francia, paese che la vittoria dei piloti Air France segnala come irriformabile. La Francia, non siamo soli. Cugini d’Oltralpe e parenti di corporazioni.
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