La protesta contro le nuove limitazioni al commercio, alle attività ricreative, niente meno che alla cultura.
E’ una protesta quella di bar, ristoranti, palestre, piscine, teatri, cinema e altri settori toccati e colpiti generale e dolente. Ma non per questo sfugge all’essere una protesta pretestuosa, illusa da se stessa e perfino bugiarda, sistematicamente bugiarda sui cosiddetti Protocolli.
PROTESTA E PROTOCOLLI: LA PIZZA COME DIRITTO NATURALE
Sentita appena ieri sera in tv: ristoratore che teorizza e battezza la pizza una volta a settimana con la famiglia un diritto naturale e inalienabile. Una condizione primaria dell’esistenza umana.
Non c’è un solo settore di quelli toccati e colpiti che non ponga la propria attività come consustanziale al benessere del prossimo e non garantisca che la stava esercitando “in sicurezza”.
CULTURA RENDE IMMUNI?
Particolarmente rilevante l’argomento/sgomento di coloro che lavorano nel comparto denominato cultura. Sentita sempre in tv eminente donna di teatro affermare: “se qui fosse possibile contagio non protesteremmo…”. Cultura rende immuni. Se vai a teatro a spettacolo colto sei in sicurezza, se vai al cinema per pellicola pop rischi? C’è una urticante spocchia, un fare grottescamente snob in questa atteggiarsi degli operatori del consumo culturale. Che ne sanno loro, chi sono loro per stabilire che teatro non contagia e bar sì?
LA BUGIA DEI PROTOCOLLI
Non c’è comunicato di categoria e radio e tv ribollono di dichiarazioni del tipo: ci avete detto di aprire con i protocolli, abbiamo speso e investito per distanziare, sanificare…e ora ci chiudete? La protesta disperata e accorata ha ragione: a loro è stata raccontata la favola dei protocolli che rendevano le attività “sicure”. Era una favola, non era realtà. Ce la siamo voluta raccontare tutti la favola, ci piaceva l’incantamento dell’epidemia finita a giugno e che non torna più.
Dalla favola bar e ristoranti e piscine e palestre sono stati ingannati, sedotti e abbandonati. Ma ci hanno messo del loro, spesso e volentieri. Per tutta l’estate e anche dopo in bar e ristoranti si è andato a consumare senza rispettare nessun protocollo. Tavolate di decine, in tanti al balcone per il caffè. Protocolli nei centri sportivi? Sì, tracciamento dei nomi i primi due giorni e addetto ai controlli regolarmente a mascherina abbassata.
I Protocolli sono stati applicati e colabrodo. Colpa e responsabilità anche dei clienti dei servizi e locali. Ma i gestori e i lavoratori della ristorazione e intrattenimento e cultura mentono se affermano di protocolli rispettati.
MEGLIO DAVVERO UOVO OGGI CHE GALLINA DOMANI
Protesta generale, accorata, disperata. Ma non per questo non miope e illusa. Miope perché anche in termini di budget e fatturato un mese chiusi o semi chiusi è perdita inferiore a quella da pandemia imperante per tutto l’inverno. O i settori commerciali e dell’intrattenimento pensano davvero di fare un Natale di consumi qualora vi fossero come oggi in Francia 40/50 mila contagi al giorno e 3/400 morti al giorno, forse mille?
Miope e illusa la protesta, illusa che pandemia fosse finita, illusa che finisca domani. Illusione che tutti ci conquista: quella di potercela cavare sostanzialmente gratis e di poter essere alla fine risarciti tutti di tutto. A chi disperatamente protesta la collettività deve ristoro, cioè soldi, subito. A questo hanno diritto. Ma sarebbe civile e adulto da parte loro smetterla di raccontare la canzone di lobby: da me non ci si contagia.
LAMENTO QUERULO: E’ STATO PRIMA LUI
Smetterla con il lamento querulo, non con richiesta di aiuti. Lamento querulo come tra infanti: lui contagia più dime, chiudi lui. Insensata e grottesca la gara a chi contagia di meno, a quale luogo o attività contagia di meno. Qui si tratta di tagliare, dimezzare almeno i contatti tra umani. E anche per andare a teatro ci si muove per la città, si crea rete di contatti. Così come per andare in palestra, piscina, bar, pub, ristorante. Diminuire gli spostamenti, gli spostamenti per andare per ogni dove, questo serve. Pigolare o urlare un: me da me è sicuro è, appunto, protesta accorata, disperata, generale. tanto quanto protesta miope, pretestuosa e non senza bugie.