Reddito, risparmi e consumi su. Tasse giù. Qualcuno mente

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I dati Istat su reddito, risparmi e consumi (foto Ansa)

ROMA – Reddito della famiglie più 0,7 per cento nell’ultimo trimestre monitorato. Più 0,7 per cento rispetto al trimestre precedente. Decisamente maggiore l’aumento del reddito rispetto all’anno precedente, il 2.016.

Potere d’acquisto (cioè quanto compri con il reddito) più 0,8 per cento. Dunque l’aumento del reddito e sostanziale e non solo nominale. E quello 0,8 per cento in più è sempre sul trimestre, ancora una volta anno su anno l’incremento è maggiore.

Risparmio, cioè quanto gli italiani hanno accantonato e messo da parte del maggior reddito disponibile: 0,5 per cento sul trimestre precedente.

Consumi, cioè quanto gli italiani hanno effettivamente speso del maggior reddito disponibile: 0,2 per cento.

E infine pressione fiscale, cioè l’insieme di tasse e imposte sulla ricchezza prodotta; meno 0,4 per cento.

Sono calcoli e dati ufficiali dell’Istat. Non li ha prodotti nessun partito in campagna elettorale, non nascono da nessun istituto pro governo o blog pro opposizione. Sono calcoli e dati ufficiali. Che dicono: reddito, risparmi e consumi su, tasse giù. Ma se dici in giro reddito e risparmi e consumi vanno un po’ su e le tasse vanno un po’ giù la gran parte della gente ti dà del matto o del bugiardo. O comunque non ci crede, neanche ai numeri.

Eppure è vero, verissimo che ci sono più soldi in giro, che si è tornati a risparmiare, che si spende un po’ di più e c’è un filo meno di tasse. Rispetto al 2010/2013 va decisamente meglio. Ma un sacco di gente è pronta a giurare che non è vero. E infatti è vero, verissimo che un sacco di gente dice, è sicura che va male, come e peggio di prima.

Dunque qualcuno mente. O forse più d’uno mente.

Mentono per primi in uno scomposto spettacolo, in uno show triste e grottesco, partiti e Movimenti che chiedono il voto. Mentono dicendo che aboliranno la legge Fornero, cioè rimanderanno tutti in pensione a sessanta anni o giù di lì. Per farlo ci vogliono una ventina di miliardi l’anno, da subito da domani. Mentono dicendo che porteranno le tasse al 15/20 per cento non di più. Mentono dicendo che aboliranno canone Rai e tasse Università. Mentono dicendo che daranno da 780 a 1638 euro al mese a chi non ha un lavoro, garantiti a fine mese. Mentono dicendo che raddoppieranno gli ottanta euro al mese. Mentono dicendo che aboliranno ogni ticket sanitario. Mentono in maniera oscena perché è materialmente impossibile che cose promesse accadano.

Ma mentono anche moltissimi italiani, mentono a se stessi. Mentono a se stessi credendo e confidando di portare a casa bottino elettorale, credendo e confidando che alla fine Berlusconi, Salvini, Di Maio, Grasso, Renzi…qualcuno qualcosa metterà loro in tasca. E mentono a se stessi negando, bollando come offesa e provocazione il fatto che un po’ più di soldi, risparmi, consumi, e un po’ meno di tasse…

Mente a suo modo e con il suo linguaggio il sistema della comunicazione. Non è in grado di raccontare un esile miglioramento. Non ne ha gli strumenti e l’attitudine. Deve cantare ogni giorno la canzone della crisi. Non conosce altra nota.

Mentiamo un po’ tutti a noi stessi due volte, raccontandoci di un’Italia alla fame o quasi e tutta fatta di vittime e martiri della crisi, raccontandoci di un paese allo stremo e che però può trovare domani cento miliardi l’anno per portare l’Irpef al 20 per cento, l’età pensionabile a 62, cancellare il bollo auto, il canone Rai, le tasse universitarie e distribuire redditi di cittadinanza, dignità, inclusione…

Una sola, piccola ma concreta, attenuante a questa gran festa della bugia. Il reddito, potere d’acquisto, risparmio e consumi un po’ su e tasse un filo giù c’è eccome se c’è ma non riguarda e tocca tutti gli italiani. A molti non è arrivato, a molti non è arrivato in maniera sensibile. E sono milioni quelli che lo leggono o lo sentono dire ma non lo toccano con mano. Milioni, senz’altro. Come però milioni sono anche quelli cui va davvero un po’ meglio ma sono pronti a negarlo perfino davanti a dio, figurarsi davanti a una scheda elettorale.

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