I sette team dell’Italia peggiore, dai soldi su Marte ai voti per Grillo

Beppe Grillo
Beppe Grillo (Lapresse)

ROMA – In un giorno di aprile Giorgio Napolitano andò un po’ su di giri, figurativamente parlando. Proprio parlando, al presidente della Repubblica venne alle labbra una definizione, una categoria: “l’Italia peggiore”. In testa a questa classifica dei “peggiori” il capo dello Stato mise gli evasori fiscali. Poi si fermò qui ma il “campionato dei peggiori” vede la partecipazione attiva di molte altre “squadre” oltre a quella degli evasori fiscali. Ecco una breve rassegna dei “team” che si contendono lo scudetto del peggio.

Quelli dello “studio delle condizioni della vita su Marte”. Finto studio, finte consulenze ma soldi veri. Soldi pagati ad amici perché si comportino da amici e facciano fare affari agli amici. Tal Pierangelo Daccò in quel di Lombardia, in raccordo operativo con la Fondazione Maugeri, raccoglieva milioni, decine di milioni di euro per distribuirli a chi avesse qualcosa a che fare con i soldi pubblici della pubblica sanità lombarda. Si creava un robusto fondo nero, si pagava chi riusciva a sapere prima degli altri come e dove scorreva il fiume dei soldi pubblici e quindi informava gli amici su dove piazzarsi per esserne opportunamente “bagnati”, si pagava chi garantiva i pronti pagamenti da parte degli enti pubblici, si pagava, anche sotto forma di “studi delle condizioni di vita su Marte” chi forniva tutte queste prestazioni. Prestazioni varie ma in fondo riconducibili ad una sola e unica funzione: prendere i soldi pubblici e trasformarli in affari privati da intascare. Quelli dello “studio delle condizioni di vita su Marte”, quelli alla Daccò, sono migliaia, anzi decine di migliaia. Di vario “formato”, ma sono un esercito. Li incontri ogni giorno, nella vita di tutti i giorni. Fanno parte integrante del panorama delle istituzioni, alle istituzioni fanno corona. Sono rispettati e omaggiati, sono loro che muovono la ruota e le ruote. Sono un’articolazione della nostra “borghesia”, sono la “filiera” attraverso la quale il denaro pubblico talvolta inonda, talaltra sgocciola, ma sempre arriva a bagnare la società civile delle professioni, delle imprese. Sono una delle squadre del campionato dei “peggiori” e proprio per questo hanno i redditi, le conoscenze, le frequentazioni, i rapporti migliori. Sono tanti, tantissimi e per uno che passa un guaio giudiziario, mille continuano a lavorare e a scalare la classifica del peggio e del meglio. Del peggio come ruolo sociale e del meglio come condizioni di vita. Li trovi nella Lombardia di Formigoni, nella Puglia di Vendola, nel Lazio della Polverini. Li trovi ovunque, nella sanità, nell’edilizia. Sono “orizzontali” nella ramificazione e “verticali” nella potenza di azione.

Seconda “squadra”, quella dei lingotti e diamanti. Roberto Benigni l’altra sera da Fabio Fazio ha avuto una battuta felice: “Libri di magia a casa di Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi? Un equivoco, con le case e i terreni che la signora comprava sempre le dicevano: ci vogliono le fatture”. Un partito politico che compra lingotti d’oro con i soldi pubblici e forse investe, traffica(?) in diamanti. Che porta milioni di euro in una banca in Tanzania, milioni talmente sospetto che anche la banca della Tanzania non se li tiene in cassa. Un partito politico che realizza quel che neanche la satira più volgare avrebbe mai potuto immaginare. Fin qui la Lega. E l’altro partito politico, la Margherita e i suoi figli e discendenti, che non si accorge che gli stanno sfilando venti e passa milioni di euro. E’ una “squadra” contestata e vilipesa, sempre accolta da “bhuu” dalle curve. I suoi “cannonieri” sono al momento Francesco Belsito e Luigi Lusi. Ma è una squadra che gioca, partecipa al campionato perché la fanno giocare.

A farla giocare, nello stesso campionato anche se non giocano insieme, è altra squadra, la terza: quelli del “a quei soldi non possiamo rinunciare, anzi li abbiamo già spesi”. Rosy Bindi sempre in tv e poi anche Pierluigi Bersani e poi il tesoriere del Pd a spiegare che senza finanziamento pubblico ai partiti non ci sono partiti e  quindi non c’è democrazia e res publica. Questa squadra non è quella peggiore, non “ruba” le partite. Ma gioca il “calcio” peggiore, non riesce a capire che “questi” partiti hanno bisogno di “questo finanziamento” ma che altri e diversi partiti sono quelli che possono e devono sopravvivere con altro e diverso finanziamento. Assumono veleno e lo chiamano indispensabile medicina. Dicono di voler difendere la politica mentre l’avvelenano. Anche non rubassero un euro, “giocano” la più ottusa politica: “catenaccio” e catenaccio tutti in difesa auto condannandosi a prendere gol con al sola incognita del quando e del quanto.

Quarta e in grande ascesa la “squadra” di quelli “non pago le tasse perché loro rubano”. Scala con irruenza la classifica dell’Italia peggiore Beppe Grillo: no alla cittadinanza per gli stranieri che pur in Italia sono nati, vivono e lavorano, no alla grande distribuzione e alle grandi opere e “mica vero che se tutti pagano le tasse lo cose migliorano, succede solo che rubano di più”. Con gli ultimi perfezionamenti e aggiunte al suo “programma” Beppe Grillo ha coperto tutta la gamma del “peggio”. E il peggio lo si vede anche sui volti, felicemente ebeti, di chi lo attornia mentre snocciola le sue rivelazioni-verità. Ridono, ridono sempre qualunque cosa Grillo dica, anche alla centesima riformulazione della “battuta”. Lo stesso ebetismo delle signore che andavano in delirio e deliquio per Berlusconi o di quelli che si mettevano in testo l’elmo con le corna a Pontida. Ebetismo felice ed esibito soprattutto a destra, a sinistra preferiscono essere ottusamente pensosi.

La quinta “squadra” è quella degli spacciatori. Angelino Alfano che spaccia l’Imu come una volta e basta, l’anno prossimo non si paga. I sindacati che spacciano mezzo milione di “esodati” mettendo nel conto non chi sarà senza pensione e neanche stipendio nei prossimi due anni ma anche chi potrebbe trovarsi in quella condizione nei prossimi cinque. La squadra degli spacciatori ha ottima stampa e grande tifoseria, oltre che grandi tradizioni. Il suo schema di gioco è quello preferito dagli “allenatori” in Parlamento e nelle “parti sociali”.

La sesta “squadra” e quella dei “ricettatori di puttanate”. La felice definizione è di Michele Serra e abbraccia molti “campioni” dell’informazione. Si gioca così: si prende un politico, meglio se di seconda o terza categoria, e lo si invita a “palleggiare” come fosse una foca, la palla sul muso. Si attende pazienti che la palla vada per terra, che il palleggiatore dica una “puttanata” e poi ci si fa titolo, dibattito e polemica che tutti il “circo” registra. E’ la squadra che fa da cassa di risonanza al peggio, che il peggio lo sparge e lo spande come fosse sollazzo. Giocano in questa squadra quasi tutte le già affermate promesse della radio, televisione e carta stampata.

La settima “squadra” è quella dei “padri di famiglia che non si possono rovinare”. Con tutta probabilità Piermario Morosini non è morto a causa di un ritardo nei soccorsi. Però che pena e squallore quello scaricabarile dove in nessun passaggio appare neanche un pulviscolo di assunzione di responsabilità. La macchina dei vigili di Pescara era parcheggiata dove non doveva, giustificazione: “lo si faceva sempre” e “comunque ce n’erano altre due di gente più importante”. Italia minima, l’Italia peggiore ai minimi termini. Nessuna auto parcheggiata ha ucciso il calciatore ma il costume, l’abitudine  “parcheggiare” i fatti e le cose proprie dove capita e a chiudere e andarsene via è il gioco preferito dalla grandissima squadra degli irresponsabili “padri di famiglia che lavorano”.

Sette squadre, sette team dell’Italia peggiore. Certo ce ne sono altre di “squadre”, squadre che non ricettano denaro pubblico, non demoliscono la politica, non imboniscono la gente, non contrabbandano l’ignoranza per indignazione, non spacciano illusioni e puttanate, non fuggono dalla responsabilità. Molte altre squadre sui “campi” d’Italia. Però le sette squadre dell’Italia peggiore, otto con quella degli evasori fiscali, occupano i posti più alti in classifica. Vincono lo scudetto del reddito e del potere, vanno nella Champions League del comando e del consenso, prenotano perfino l’Europa League degli affari minimi e quotidiani. Lasciano alle altre squadre, a quelle dell’Italia almeno non peggiore, la bassa classifica e forse la retrocessione. Vorrà pure dire qualcosa se il campionato va più o meno sempre così.

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