Sindaco di Roma, tu lo faresti? Attento a dire sì e di corsa

Sindaco di Roma, tu lo faresti? Attento a dire sì e di corsa
Sei possibili candidati sindaco di Roma: da sinistra in alto Marchini, Meloni, Madia, Malagò, Di Battista, Cantone (foto Ansa)

ROMA – Ma tu, proprio tu, il sindaco di una grande città italiana lo faresti? Stai per dire sì e di corsa. Stai reagendo come fosse domanda sciocca. Stai dando risposta affrettata. Attento, considera con calma.

Il sindaco di una grande città italiana guadagna più o meno cinquemila euro netti al mese. Stai per dire: dateli a me, magari li prendessi io cinquemila netti al mese. In effetti molti italiano cinquemila netti al mese non li “chiudono”, anzi se li sognano. Però diciamoci e vai a dire a te stesso la verità, qui il fisco non ci sente e non ti sente mentre parli con te stesso. E la verità è che sei un professionista affermato, medico, avvocato, ingegnere, commercialista, biologo…cinquemila al mese li “chiudi”, eccome se li chiudi.

E cinquemila a casa a fine mese li porti se hai un negozio avviato, se sei imprenditore saldo del commercio, della ristorazione, della sanità, della siderurgia, della pesca, dell’agricoltura, della fonderia, della vigna, della farmacia, dell’edilizia, dei garage e delle officine, della pubblicità, della televisione, dello sport…Insomma cinquemila è più, spesso molto più, al mese è il reddito reale di una minoranza della popolazione che è però la totalità delle professioni, competenze, ceti e gruppi dirigenti.

Cinquemila al mese sono un traguardo o un miraggio per decine di milioni di italiani, esclusi quei milioni sempre di italiani che hanno le competenze, le professioni, le culture indispensabili per gestire la cosa pubblica. Se il sindaco deve essere uno stimabile signor nessuno che nulla sa e nulla rappresenta se non il suo essere uno tra i tanti, allora tanto vale estrarlo a sorte. Comunque, piaccia o no, è certo che cinquemila al mese non sono un buon motivo per un imprenditore, professionista, professore, attore, cantante, finanziere, medico, avvocato, giornalista, commerciante e via andare per andare a fare il sindaco. Cinquemila al mese, se non arrotonda o impiccia e pasticcia questo stipendio è inferiore al reddito reale dei ceti sociali dirigenti nel nostro paese. E nessuno vuole ovviamente un sindaco che arrotonda, impiccia, pasticcia…

Sindaco di una grande città: la tua vita privata viene annullata, distrutta, tritata. Una passeggiata ed è interrogazione in Consiglio comunale o articoletto/articolone in cronaca lo cale se non nazionale. Mogli, mariti, figli, figlie, genitori, suoceri, amici, amiche, amanti, conoscenti…tutti sottoposti a pubblico e serrato controllo, possibilmente ludibrio. Sindaco…se cerchi di fare bene il tuo lavoro 24 ore al giorno non ti bastano, letteralmente ti ammazzi di fatica e quando torni a casa sotto casa c’è la troupe del talk-show in sentinella maligna e quando ti svegli se tua figlia la sera prima è andata a cena con una gonna corta c’è pronto il gossip stampato e webbato…Una vita privata crocefissa, torturata, mozzata.

E quella pubblica di vita? Tanto potere in realtà non ce l’hai. Non solo un po’ dipendi dai partiti che hanno contribuito alla tua elezioni, dipendi soprattutto dalle lobby di interessi e di voto che davvero governano pezzi della tua città. Nel caso di Roma i dipendenti Atac che se non fai come dicono loro boicottano bus e metro, i gestori di bar e ristoranti che si prendono pezzi di strade e piazze, i sindacati di Ama che tu fai ordinanza e quelli fanno orecchie da mercante, i capi dipartimento in Comune che guadagnano il doppio di te e tu scrivi e loro non eseguono, anzi riscrivono…Non è che proprio non conti nulla ma di certo non puoi davvero cacciare nessuno e nulla fare in fretta e ancor meno senza dare qualcosa a qualcuno. Devi governare in un eterno mercato, chiunque ti chiede: e  me che mi dai? Altrimenti nessuno muove paglia e tu fai la figura dell’impotente incapace.

In più mediamente e generalmente la gente se non ti odia di te diffida. Ti chiama in causa, vuole che tu ci sia per ogni starnuto altrui e vuole anche che tu non stia tra le scatole quando a starnutire è proprio quella gente lì e non quell’altra là. Vogliono che tu porti soldi “sul territorio”, lo esigono. E non gliene frega men che niente come li porti quei soldi. Però sono pronti a gridare “in galera” se ti beccano mentre porti quei soldi a loro, al “territorio”.

Devi vivere da francescano, non arricchire, non comandare e al tempo stesso essere invaso, insultato, indicato come despota. E lavorare tutto il tempo che non dormi. Qualcuno, molti questi calcoli da tempo se li sono fatti: non è un caso che il cosiddetto ceto politico vive da un po’ di anni una selezione alla rovescia. I migliori in carriera, competenze, reddito e tante altre categorie col cavolo che accettano candidature. I partiti sfornano come candidati nel migliore dei casi dei grigi impiegati della politica, nel peggiore e frequente dei casi degli arrampicatori sociali senza scrupoli, tanto rozzi e ignoranti quanto abili nell’arraffare e distribuire. E la società detta civile sforna candidati che hanno sempre più spesso la caratteristica del “matto” nelle carte dei tarocchi.

Quindi tu lo faresti il sindaco ad esempio di Roma? Se ancora, come probabile, rispondi sì e di corsa allora potresti anche diventarlo davvero sindaco o qualcosa del genere. Forse…di sicuro c’è che saresti un disastro, o anche peggio.

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