ROMA – “Monti è di destra”: lo ha detto Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista. In solitudine? No. “Monti fa una politica sociale di destra” ha detto Nichi Vendola di Sel. Finito? No. “Di destra sono le intenzioni di Monti sul mercato del lavoro”, firmato Stefano Fassina responsabile economico del Pd. Susanna Camusso, leader Cgil, non l’ha ancora detto così bello e chiaro ma è sicuro che lo pensa forte e netto. Un po’, anzi molto è la scottantissima scoperta dell’acqua tiepida e neanche calda quella che Monti non sia “sinistra” e che “di sinistra” non sia il suo governo. Scoperta che fa il paio, si sposa e si combina con l’incredulo stupore di buona parte dell’elettorato e dell’opinione pubblica di sinistra. Stupore che Monti e il suo governo non facciano quel che farebbero il Pd, l’Idv o Sel se fosse in Parlamento.
Uno stupore, anzi un rammarico frutto di una rimozione gigantesca: a sinistra tutti rimuovono l’ovvio e cioè che il governo Monti esiste e sta in piedi “anche” se non soprattutto con i voti del Pdl nelle due Camere. E la rimozione è ancora più ampia: un governo come quello doi Monti esiste perché, se Berlusconi non era più in grado di governare, nessuna possibilità di altro governo offriva nei numeri e nelle alleanze e nei programmi la sinistra che stava all’opposizione. Non solo: quale mai elezione, dopo il crollo di Berlusconi, ha scelto e legittimato un governo “di sinistra”?
Non è di sinistra ed è pure chiacchierone e “professolarmente” paternalista il governo quando parla di giovani e di posto fisso. A questo robusto chiodo cominciano ad aggrapparsi prudenti prese di distanza anche di Bersani e de “La Repubblica”. Ma questi sono “buffetti”, magari nervosi buffetti e non certo schiaffi. Al contrario la sinistra senza se e senza ma sta velocemente evolvendo dalla disillusione all’ostilità. Sinistra che conta, proviamo a contarla. Un sondaggio del Tg de La7 ha ipotizzato elezioni in cui la scelta sia tra votare per una “maggioranza Monti” oppure per una lista di sinistra alternativa. Risultato: 20 per cento abbondante suscettibile di crescere a 25 perché molti dei potenziali elettori del Pd in quel caso sono pronti a scivolare a sinistra.
Sinistra che da Monti si sta staccando negli umori e nei pensieri. Monti, un problema alla lunga per tutta la sinistra e non solo per quella senza se senza ma. Problema che si può così riassumere: e se la destra non fosse solo Berlusconi più Calderoli? Parafrasando: e se un altra destra fosse possibile? Volgarizzando, se la domanda e la scelta sono: vuoi essere governato da Berlusconi e Gasparri oppure dalla Camusso e Vendola, allora per molti la risposta è chiara e netta. E cioè: chiunque al posto di Berlusconi e soci. Ma se esiste, se esistesse un’altra destra, quanti davvero vorrebbero essere governati da Vendola e Camusso? Quanti? Più o meno già si sa: il 25 per cento. Un bel problema per la sinistra che nello “specchio” Monti vede riflessa non solo l’inadeguatezza perniciosa del Berlusconi più Calderoli ma anche il profilo di tutto quanto non avrebbe fatto, non avrebbe voluto e potuto fare se fosse andata al governo. Monti “non è di sinistra”: infatti oggi in Italia destra e sinistra non fanno rima con governo. Altrimenti Monti non c’era, al governo.