Stefano Folli: a Repubblica il Trapattoni della nota politica. Il Sole la chiude

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Novembre 2014 - 16:55 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Folli: a Repubblica il Trapattoni della nota politica. Il Sole la chiude

Stefano Folli

ROMA – Per gli amanti del genere , che non sono tanti, succedono cose ghiotte. Non sono tanti ma sono golosi coloro che si cibano delle vicende di editoria e comunicazione. Golosi, spesso ingordi fino alla bulimia. Fino a nutrirsi di purissima aria riscaldata da un qualunque phon redazionale. Ma stavolta no, stavolta, stamane 4 novembre 2014 c’è una tavola imbandita con vere pietanze: le strategie aziendali, i legami fiduciari nelle istituzioni, i cambi di testata di illustri firme, i supposti “retroscena” del giornalista-mercato, i saluti, gli umori stampati e una spruzzata di gossip, magari sugli stipendi.

Dunque succede che Stefano Folli passa dal Sole 24 Ore a La Repubblica. Stefano Folli è a buon diritto una “firma” del giornalismo politico italiano. E quindi da importante giornale a grande giornale. Tutto ok, auguri e in fondo…affari loro. Però, però…Però Stefano Folli è anche a pieno merito una firma del giornalismo politico più tradizionale che c’è. Tradizionale, accorto, misurato, sempre “in grisaglia”, fin da giovane e da decenni.

Succede quindi anche che la scelta aziendale de La Repubblica è quella di avvalersi, con metafora calcistica, del “Trapattoni della nota politica”. Una firma che ha vinto campionati e coppe, ma del calcio che c’era. E questa scelta aziendale in tempi di politica parlata che non parla più non solo al paese ma neanche ai lettori di quotidiani, incuriosisce. Incuriosisce perché la dice lunga sulla volontà di adattamento dell’informazione politica all’habitat contemporaneo.

Succede anche una cosa mai successa o quasi: che Il Sole 24 Ore per la penna del suo direttore Roberto Napoletano, saluti Stefano Folli che se ne va chiudendola proprio la nota politica. Come informa Napoletano, la nota politica sul Sole 24 Ore sarà sostituita con qualcosa di più concreto e contemporaneo almeno secondo la promessa di napoletano ai suoi lettori. Promessa scritta in cui si coglie distintamente un sospiro di sollievo. Che altro vuol dire citare nel “saluto a Folli” l’antico scritto (1959) di Enzo Forcella sulle note politiche “da 1.500 lettori”? Mezzo secolo fa e più “1.500 lettori”, figurarsi oggi. Questo vuol dire la citazione.

Succede anche che qualcuno ami sottolineare a spiegazione l’assoluta affidabilità di Folli, affidabilità professionale e istituzionale, tra le istituzione soprattutto il Quirinale di Giorgio Napolitano. E succede anche che il gossip maligno e invidioso faccia circolare che a La Repubblica di questi tempi Stefano Folli l’hanno fatto “molto contento” in termini di retribuzione.

Fatti loro, non fosse che i “1.500 lettori” erano tali quando i quoitidiani vendevano il triplo di oggi, ora quanti saranno? Magari ancora 1.500 se conteggi però i lettori di tutti gli articoli politici, mica solo la nota politica. E succede soprattutto che al calo precipitoso di interesse per la politica parlata (si veda alla voce talk-show televisivi) si risponda con l’ennesimo italiano “resistere, resistere, resistere”. Rischiare, cambiare, mutare “format” pare impresa troppo ardua. In Rai, a Mediaset e si sapeva. Anche a La7. Ora anche a La Repubblica, e questo non si sapeva. Per gli amanti del genere, una notizia.