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Studenti, boa, botto a Equitalia… E Pd in diaspora e Pdl in decomposizione

di Mino Fuccillo |5 Ottobre 2012 14:42

ROMA – Ci mancavano solo gli studenti in piazza a bruciar foto di tutta la casta e di tutte le caste come fossero davvero un sol fascio: ministri, banche, presidi, presidenti, governatori, governi e premier stranieri, crisi, debito…Tutti in un bel falò liberatore e la strega sparisce. Più o meno si faceva così anche nei secoli buoi oltre che in quello grigio che stiamo per ora vivendo, più o meno si è sempre fatto così quando ciò che era acquisito, diritto o privilegio che fosse, veniva ritirato dal tavolo da una mano che non poteva che essere diabolica, quindi “al rogo!”.

Ci mancavano solo gli studenti, sicuri dequalificati in pectore grazie alla scuola e università che possono frequentare rese entrambi molli come un budino da una pedagogia che limita il “sapere” e la competenza a dosi omeopatiche mentre invece impartisce e somministra a bottiglioni “esperienza” e “socialità”. Sicuri dequalificati hanno ragione ad essere incazzati, non farebbe però loro un soldo di danno almeno percepire che la scuola e l’università che li dequalifica in sapere e competenza è quella che difendono a grande maggioranza i loro insegnanti, i loro genitori e loro stessi.

Sicuri dequalificati e probabili disoccupati, seconda grossa ragione per essere incazzati. Ma, se ti incazzi perché non c’è più lavoro in una società e in un’economia che per più della metà del reddito prodotto va a spesa pubblica, allora “come ti incazzi ti scazzi”. Tradotto: la tua rabbia è inutile se poi ti schieri e ti avvinghi ad una delle cause fondamentali del poco e niente lavoro che c’è in Italia. Fino a che bisognerà finanziare una spesa pubblica pari al 52% circa del Pil con una pressione fiscale tremenda per chi le tasse le paga, fino ad allora nessuna azienda assumerà. E fino a che la spesa pubblica servirà anche a tenere in piedi posti di lavoro finti, aziende morte e defunte e burocrazie nocive oltre che inutili sarà difficile produrre ricchezza.

Viva dunque l’incazzatura degli studenti e di tutti coloro che di questi tempi reclamano una più equa ripartizione della ricchezza. A condizione di essere disposti a produrla quella ricchezza. Altrimenti si è solo gente che vuol vivere di rendita, casomai una rendita pezzente da 1.500 al mese, ma sempre rendita.

Ci mancavano solo gli studenti in questo paese che ormai somiglia tanto proprio tanto a un gigantesco tubo del dentifricio da cui appunto il dentifricio è uscito fuori e nulla e nessuno lo rimetterà più dentro per quanto sforzi faccia e quanta buona intenzione abbia. Dalle parti di Verona mettono una bomba alla sede di Equitalia. Ad Equitalia e non a Tributi Italia, quella società di riscossione privata che si è privatamente mangiata i soldi dei contribuenti e dei Comuni. Tributi Italia che faceva sparire i soldi non è target simbolico, Equitalia che tartassa ma non ruba invece sì: il dentifricio fuori dal tubo. Talmente fuori dal tubo che alla notizia di boa e pitoni dalle parti di Belluno a garantire la “privacy” dei documenti fiscali di un’impresa in caso arrivasse la Finanza che si fa? Si sorride come di fronte ad una barzelletta un po’ pesante ma efficace.

Gli studenti che urlano di rivolere la scuola pubblica mentre la scuola pubblica è lì ovviamente, sotto il loro sedere. I boa, i pitoni e le bombe ad Equitalia e una tale sete, una sete inestinguibile neanche se si potesse bere tutto un fiume. Di fronte a questa appare poco, appare goccia l’autobotte finora mai partita e mai arrivata di un governo che toglie soldi alla politica, cioè alla casta. Neanche il tempo di pensarci sopra un momento se è vero o falso, se il decreto legge andrà a bersaglio o sarà boicottato, neanche la voglia di far di conto.

Aboliti i vitalizi dei consiglieri, la pensione a 50 anni e più ricca degli altri non l’avranno più. Era battaglia di popolo. “Esilio” politico, non rieleggibilità per i mangia-soldi pubblici già dopo la prima volta che siano stati beccati a far debito. Era battaglia di popolo. Non ricandidabilità per i condannati in primo grado. Era battaglia di popolo. Niente più soldi ai politici dello spreco, che i soldi li spandono. Era battaglia di popolo? Comunque, il popolo sa ancora vincere? Si accorge quando vince? Vuole vincere?

Popolo, gente, paese chiamalo come vuoi che tra sei mesi deve votare. Non sarà facile per nessuno. I due ex maggiori partiti sono l’uno in decomposizione e l’altro in diaspora.  Il Pdl, cui l’elettorato, noi insomma mica i marziani, aveva nel 2008 dato il 37 per cento dei consensi nelle elezioni regionali del Lazio nasconderà il suo nome, lo giudica improponibile. E il gran capo di una volta pensa che il Pdl di nome e di fatto sia ormai improponibile anche alle elezioni politiche. Stanno cercando come camuffarsi, intrufolarsi, cambiar pelle: decomposizione.

Ma anche qui è scattato l’effetto dentifricio fuori dal tubetto: l’elettorato che fu di Berlusconi il Pdl non lo vota più perché…Perché aspetta arrivi un altro a dire e giurare che la crisi, almeno in Italia, è finita, che l’Imu non si paga, che Equitalia è il nemico in combutta con l’euro, non vedete che cominciano tutti e due con la “e”, prova e marchio di congiura euro-massonica-anglo-bancaria?

L’altro partito è il Pd, oggi accreditato dai sondaggi del 25/27 per cento. Partito in diaspora da primarie. Primarie di coalizione per scegliere il candidato premier di coalizione in elezioni dove ci sia la legge maggioritaria. Della coalizione si sa che è fatta da Pd più Sel, quindi ci sta che Vendola partecipi. Ma se Vendola perde visto che sta in coalizione poi Vendola ci sta a quello che decide il vincitore magari diventato premier? Ogni dubbio è lecito, anzi alimentato da Vendola. E, se la coalizione è Pd più Sel perché mai Di Pietro va in giro a dire che forse partecipa anche lui? Quanto alla legge, maggioritaria o no, è uno dei misteri meglio custoditi della Repubblica, pare sarà sciolto per Natale, pare.

Il partito più grande della coalizione è il Pd. Ma il Pdè partito da sempre uno e…qualcosa più di trino. Perciò non solo i candidati del Pd a fare il candidato premier sono due, Bersani e Renzi. In realtà sarebbero molti di più perché tante e diverse sono non le “anime” ma proprio i cervelli e le viscere del Pd. Quelli alla Fassina che le leggi di Monti non le sopportano e appena potessero le cancellerebbero, quelli alla Veltroni che continuerebbero a governare con Monti alla sola condizioni di sbarazzarsi del Pdl e della attuale “strana maggioranza”, quelli liberal democratici alla Ichino, quelli del nessun nemico a sinistra…E soprattutto quelli alla Bersani convinti i essere in grado d tener tutto incollato e che prima si vince e poi si vede. E quelli alla Renzi che legano una grande ambizione personale all’ovvia ma finora sempre ignorata nozione che la sinistra in Italia è solo minoranza, magari stavolta la più grossa, ma sempre minoranza.

Pd in diaspora da primarie, Pd che può far tutto, perfino auto affondarsi, nulla di quello che può fare il Pd può sorprendere. Però concediamo una prognosi limitatamente fausta: dalle primarie usciranno vivi e non decomposti. Poi, poi è altra musica e storia. Pdl invece in decomposizione da finale. Questa forma della destra italiana non si “ripiglia”. Ma al destra sociale, politica ed elettorale italiana è anch’essa capace di tutto. Di tutto, di più e di peggio. Di tutte le forme che ha assunto dal primo dopoguerra in poi, quindi da quasi un secolo, una sola è stata democratica e moderatamente riformista. La destra è sempre stata la maggioranza del paese e non deve essere un caso slegato da questa circostanza se il paese sta come sta.

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