Tasi, caos figlio di bugia su Imu abolita e della peste delle tasse federali

Tasi, caos figlio di bugia su Imu abolita e della peste delle tasse federaliROMA – Caos, confusione, disagio, fastidi per decine di milioni di italiani. Per il terzo anno consecutivo l’Italia, cambiano i governi ma non cambia certo questa musica, è il paese dove alla vigilia del pagamento non si riesce a sapere quanto e come bisogna pagare la tassa sulla casa. E’ il terzo anno di fila, non può quindi essere solo impreparazione e approssimazione tecnico-politica. Certo fanno leggi con i piedi che non stanno in piedi. Certo la burocrazia rende le leggi inapplicabili e inapplicate all’interno di un sistema in cui la legge non vale davvero se il burocrate non ha voglia che davvero valga. Certo, è pieno di incompetenti e disattenti alla gente che poi realmente deve andare a pagare le tasse…Ma ci deve essere qualcosa di più all’origine del caos: la terza coincidenza non è più tale, alla terza volta di fila non è più neanche un sospetto, è un indizio, quasi una prova. La prova che il caos Tasi è il figlio diretto, legittimo e voluto di mamma bugia sull’Imu cancellata e papà peste del federalismo fiscale.

Per un anno abbondante gran parte dell’impegno politico di governo e partiti, Berlusconi in testa e Enrico Letta a seguire, è consistito nel raccontare agli italiani che l’Imu si aboliva. Nel raccontare e nel fingere che il raccontato corrispondeva al possibile, anzi al vero. Per un anno e più nessuno si è sognato di dire che l’Imu non si poteva abolire, tutti hanno giurato di averlo fatto e hanno fatto la scena di farlo. Ma non era possibile e, ovviamente, neanche vero. L’Imu è diventata la Tasi, anzi lo Iuc che è la somma di Tasi e Tari e pure dell’ Imu che c’è ancora sulle seconde case. Per far finta e scena però di aver tolto l’Imu, quattro miliardi a fronte dei 50 e passa che costa il monte tasse sulla casa, si è vestita e spogliata l’Imu e poi la Tasi e poi lo Iuc tante di quelle volte che alla fine tutti i bottoni erano abbottonati ad asole spaiate, pantaloni indossati a rovescio, camicia con il colletto dentro il collo…

Insomma di si trattava di mascherare una nuova tassa, la Tasi, anzi una vecchia tassa che cambiava nome, l’Imu. Maschera qua, trucca là, occulta qui…alla fine è uscita una tassa letteralmente ingovernabile. Qualcuno ha calcolato che moltiplicando le possibilità di scelta che hanno i Comuni nell’imporne importo e modalità e le variabili ad personam (reddito, esenzioni, stato familiare, stato catastale etc…) la Tasi in Italia potrebbe alla fine avere circa 90 mila forme. Novantamila no, ma di certo saranno migliaia. Migliaia e migliaia di importi diversi anche se la casa per cui paghi potrebbe essere uguale. Il caos imposto dalla finzione di abolire l’Imu, dal dover allestire un funerale senza la salma, con la bara vuota e dal dover occultare una nascita, quella della Tasi. Inevitabile che al momento del battesimi ci sia caos, confusione, disagio, fastidio. Va solo ricordato che l’anno è più di teatro e bugia sull’abolizione dell’Imu l’hanno scientemente e volutamente recitato i partiti e i governi. Come a onor del vero va ricordato anche che il pubblico, la pubblica opinione, sì, insomma la gente, gradiva lo spettacolo in tutte le sue repliche. Attori e pubblico stavano insieme quando mamma bugia sull’Imu avanzava in gravidanza.

Per caos Tasi però ci voleva anche il seme fecondo di papà. Papà federalismo fiscale. Tanto tempo fa, ma in fondo non era tanto tempo, una ventina d’anni…Tanto tempo fa qualcuno cominciò a raccontarci che portando le tasse più vicine alla gente, facendole regionali, provinciali, comunali invece che statali, tutto sarebbe sicuramente andato meglio. Chi impone le tasse sarebbe stato più attento a imporle perché soggetto al controllo ravvicinato sul mitico “territorio” da parte degli elettori sì, ma “elettori di prossimità”, cioè più vicini alla Regione, al Comune etc…E chi paga le tasse sarebbe stato più informato, consapevole e controllore dell’uso fatto dei suoi soldi, delle sue tasse. Risultato: si sarebbe pagato di meno e speso meglio.

Non è andata così nonostante la favola sia stata diffusa e sia diffusissima ancora. Il federalismo amministrativo ha prodotto solo venti Stati centrali invece che uno, ha generato “caste di territorio” più voraci e ignoranti di quelle dello Stato centrale. E il federalismo fiscale ha prodotto in una decina d’anni tasse locali triplicate, quintuplicate senza che diminuissero di un solo euro le tasse centrali. Se prima toccava mantenere i costi eccessivi e incontrollabili di uno Stato, con il federalismo fiscale tocca mantenere una ventina di Stati. E’ il federalismo fiscale che porta all’idea della tassa sulla casa come tassa comunale. Perfetto, se ci riferisse alla destinazione del gettito. Follia se si mettono in mano ai Comuni la definizione, l’entità, la riscossione e la gestione della tassa. Gli “Stati locali” sono più inefficienti, più incapaci, più sordi, più costosi, più impreparati e anche più bugiardi e, dove occorre, anche più corrotti dello Stato centrale. Ecco perché il caos Tasi non nasce sotto un cavolo né lo porta la cicogna: lo hanno concepito sotto le lenzuola mamma bugia sull’Imu e papà federalismo fiscale.

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