Tassa giusta o sbagliata, agli immigrati va fatta pagare

ROMA- Quanto danno ha fatto alla credibilità dell’Italia la super aliquota Irpef, il “contributo di solidarietà” che compariva e spariva ad ogni cambio di settimana in estate? Quanto danno hanno fatto per mesi gli annunci, le ritirate, le correzioni, gli stop and go sulle manovre finanziarie? Un danno enorme concordano tutti: i mercati guardavano questo faccio e non faccio, annuncio e smentisco, compaio e scompaio e decidevano che non c’era da fidarsi. Un danno che dura tuttora. C’è un altro mercato oltre quello finanziario, è quello della pubblica opinione, della percezione e convinzione collettiva. Altro mercato ma ragiona allo stesso modo, ragiona e reagisce alla stessa maniera: se vai a zig-zag di te non si fida. E, se non si fida, si sfila. Per questo la tassa sui permessi di soggiorno, giusta o sbagliata che sia, va ormai fatta pagare agli immigrati. Perché è stata annunciata, perché fa parte, già fa parte, a torto o a ragione, del monte sacrifici chiesto a tutti.

Non c’è stato tempo e non c’è stato modo, giustamente e comprensibilmente, di chiedere quale delle nuove tasse in vigore dal primo gennaio sia giusta o sbagliata. Si può pensare sia “giusta” quella sulle case e “ingiusta” quella sulla benzina, “giusta” quella sugli investimenti finanziari, “ingiusta” quella con la forma delle addizionali regionali. O viceversa, ma a tutti è stato detto che non c’era tempo e modo per distinguere, che serviva agire subito e pagare subito, tutti, per evitare il disastro, il disastro di uno Stato che aveva in cassa soldi per soli tre mesi. Da questa drammatica consapevolezza è venuto il richiamo all’Italia tutta di accettare, oltre che subire, un aumento mai visto della pressione fiscale. Senza “se” e senza “ma” che pure in tempi normali potevano essere avanzati e opposti. Adesso il governo sembra aver trovato dei “se” e dei “ma” riguardo alla tassa sui permessi di soggiorno. E saranno anche obiezioni fondate e consistenti: il lavoro che diminuisce anche per gli immigrati, i circa 60 euro che già loro costa la pratica del permesso… Ma non è il tempo di tornare indietro: giusta o sbagliata che sia la tassa va fatta pagare, come tutte le altre, giuste o sbagliate che siano.

E che la Lega sostenga la tassa per congenita ostilità agli immigrati non è argomento che cancella la tassa. La collettività italiana, di cui gli immigrati fanno parte, è tutta chiamata a pagare. A prescindere dalla “giustezza” insita o assente in ciascuna tassa. Esentare gli immigrati dall’annunciata tassa non è poi rendere loro grande favore. Significa esporli al risentimento se non peggio. Significa alimentare il fuoco di diffuse leggende metropolitane di grandissimo successo: gli immigrati privilegiati nell’assegnazione di case pubbliche…Significa farne oggetto di rancore di massa. Spiace che al sinistra e le associazioni cattoliche non capiscano che esentare l’immigrato dalla tassa è farne un bersaglio. Sono troppi 80 euro per un permesso di soggiorno dai tre ai dodici mesi, 100 euro per quelli validi più di un anno, 200 euro per la carta di soggiorno? Forse, ma forse è anche troppo un’addizionale regionale Irpef ormai vicina al due per cento del reddito. Si vuole legare l’entità della tassa sul permesso di soggiorno al reddito dell’immigrato e renderla quindi progressiva? Si faccia se si vuole, ma si faccia in fretta e si cancelli subito e con chiarezza l’ipotesi della cancellazione della tassa. Altrimenti ognuno vorrà, griderà che la “sua” tassa resta e quella degli immigrati sparisce.

Il governo che giustamente ha chiesto a tutti di pagare, il governo che giustamente ha dato al fisco libero accesso ai conti correnti in funzione anti evasione fiscale, non può rimangiarsi l’annuncio di questa tassa. Questione di credibilità, di fiducia e di “tenuta” sul mercato della pubblica opinione interna. Già ne ha fatto un altro di annuncio su cui rischia il collo: ha detto che se il Parlamento non fa da solo, entro gennaio farà lui qualcosa per tagliare i soldi che i parlamentari e in genere tutti gli eletti (sono 150mila) si mettono in tasca. Dovesse risultare alla fine che ad essere esentati dalle conseguenze vere degli annunci sono i politici e gli immigrati, crollerebbe quel fondamentale mercato interno dove si compra la fiducia della gente. I politici e gli immigrati: realtà, persone, redditi, situazioni lontani, sideralmente lontani. Ma non possono esserci eccezioni, non qui, non ora: giusta o sbagliata che sia qui e ora quella tassa va fatta pagare.

Gestione cookie