ROMA – Si indigna forte il Garante della Privacy Francesco Pizzetti, denuncia alto e squaderna irato lo Stato, anzi il fisco spione che spiando i nostri soldi fa “strappi allo Stato di diritto”. Che così facendo scava uno “spread tra la democrazia italiana e le altre dell’Occidente”. Dichiara ingiusto e intollerabile che lo Stato fattosi fisco tratti tutti da “sudditi mariuoli”. E come dargli torto, avere a che fare con il fisco è avventura senza riparo, azzardo senza rete. Senza neanche la garanzia minima che l’occhio che spia ci veda bene. Sì, ha ragione Pizzetti: lo Stato fattosi Fisco ci tratta da “sudditi”. Lo diceva anche Berlusconi, eccome se lo diceva…
Peccato però che il contribuente italiano che spesso è incudine sia spesso anche martello. Peccato però che non tutta la frase di Pizzetti, quella sui “sudditi mariuoli” possa essere condivisa dai fatti nella sua indignazione e protesta. Perché i fatti dicono che siam tutti ingiustamente e intollerabilmente “sudditi” di fronte allo Stato fattosi Fisco. Dicono anche però che siamo in molti, moltissimi ad essere “mariuoli”. E non è la solita generica constatazione dell’ampia evasione fiscale. E’ un conto preciso che, neanche si fosse data appuntamento con il Garante, fa nella stessa giornata la Corte dei Conti. Eccoli i conti: chi paga le tasse finisce per pagare il 45 per cento del suo reddito. Troppo, è vessazione su “sudditi”. Ma, se come dice Pizzetti, vogliamo accorciare lo spread fiscale e alla fine “democratico” con le altre democrazie occidentali, allora mancano ogni anno all’appello cinquanta miliardi di euro. Cinquanta miliardi di troppo che pagano quelli che pagano. Cinquanta miliardi che non pagano i “mariuoli”.
E chi sono i “mariuoli”? La Corte dei Conti non fa nomi ma fa cifre ed è come se facesse i cognomi. Per riequilibrare, per fare giustizia, per togliere ai mariuoli quel che va tolto e dare ai sudditi quel che loro spetta occorrerebbe togliere 32 miliardi di quei cinquanta dalle spalle del lavoro, dei redditi da lavoro soprattutto dipendente e 18 miliardi dalle spalle dei redditi di impresa. Togliere, spostare e non “tagliare” precisa la Corte. Togliere dalle spalle del salario e del profitto per metterli sulle spalle della rendita e del lavoro autonomo. E qui casca l’asino: come si fa? Si può fare senza lo Stato “spione”? Pare proprio di no. Quindi se si fa come invoca Pizzetti si salva certo lo “Stato di diritto” ma si salva anche il diritto dei “mariuoli” a restar tali.
Diritto peraltro finora stabilito e poi garantito nei decenni dallo Stato che si faceva Fisco solo per i “sudditi” e non appunto per i “mariuoli”. In tutta legittimità Pizzetti ritiene sia questo il male minore e questo il bene supremo: “niente strappi” e peccato se l’albero del Fisco impicca ai suoi rami solo una parte della popolazione. L’altra resta libera e bella e ai rami del Fisco si siede solo per prendere ombra e ristoro. Sarà storta ma è “democrazia”. Pizzetti legittimamente fa la sua scelta legittima. Omette conseguenze logiche e pratiche della sua scelta, ma è scelta chiara: meglio un mariuolo in libertà che un suddito vessato.
Si può far l’altra e alternativa scelta: non importa poi tanto come ma il “mariuolo” va beccato. E se ci vanno di mezzo i “sudditi”, peccato. Vantaggio: solo se si beccano i mariuoli ci può essere speranza e denaro per smettere di essere sudditi. Svantaggio: se si “strappa” il diritto ad esser mariuoli, cioè ladri, si fanno strappi anche allo Stato di diritto. Si può scegliere l’uno o l’altro, alla sola condizione di dirla tutta e di non gridarla solo a metà.
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