ROMA – Tav non si fa. La scelta di laciar morire la tratta ferroviaria Torino-Lione ad Alta Velocità è fatta. Da mettere a punto è il come arrivare all’addio alla Tav. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] I tempi ufficiali saranno i mesi dell’autunno. La modalità sarà una votazione parlamentare che revoca intese internazionali e quindi contratti e appalti. La scelta fatta è nata in casa M5S. Conte presidente del Consiglio si è adeguato. Un po’ perché convinto anche lui della scelta, molto perché se M5S decide chiaro e forte non è che lui possa sottrarsi.
Per decidere M5S, ovviamente Di Maio in prima persona e con lui altri ministri e consiglieri, fa conto sulla regola aurea su cui si regge il governo del Cambiamento. La regola è: dove comanda la Lega, si fa come dice la Lega e M5S fa scena muta o comunque va dietro. Vedi immigrazione, sicurezza, difesa con armi in casa, porti chiusi, coppie gay, crocefissi obbligatori…Dove invece c’è un ministro M5S (Lavoro, Trasporti…) si fa come dice M5S e come a M5S conviene. L’altro, la Lega, magari fa finta di non starci. Ma lo fa per la platea. Alla fine deve starci, è questo il patto: un tanto di governo a me, un tanto di governo a te. Patti chiari: nel suo lotto di potere ognuno fa come gli pare.
E infatti puntuale Matteo Salvini, appreso della scelta M5S di non fare più la Tav, peerla platea dichiara: “Tav, si deve andare avanti, non indietro. Si deve fare valutazione costi benefici e vedere se costa di più farla o non farla”. Sarà accontentato Salvini, anche perché per come l’ha messa non sarà per nulla difficile accontentarlo. Si farà la “valutazione costi-benefici” e, mostrando al paese che conviene, si dirà addio alla Tav. Magari lavorandole un po’ le cifre di quel conviene. Il forse sì forse no alla Tav di Salvini, considerando che Salvini rispetto alla cose cui tiene mai adotta il forse sì, forse no è di fatto, già oggi un fate voi a M5S.
Ed M5S…già fatto! Già fatti i conti. Chiudere la Tav, pagare penali, restituire soldi già presi e spesi (soldi in gran parte venuti dalla Ue), rischiare una sorta di causa per danni da parte della Francia, mettere in sicurezza quel che si è scavato e cantierato, risarcire in qualche modo le imprese e aziende con cui si sono firmati contratti…fa tra uno e due miliardi secchi. Più due che uno. Dipenderà alla fine da avvocati e Tribunali. Comunque circa due miliardi. Li pagherà ovviamente il contribuente italiano.
Nei conti va anche messa la concreta possibilità che la Ue che ha finanziato la Tav, di fronte all’Italia che comunica come la Tav le faccia schifo, decida di smetterla di finanziare grandi opere pubbliche in Italia. Almeno per qualche anno. Non per ritorsione ma per elementare presa d’atto: ci sono paesi in Europa i cui governi non pensano una Alta Velocità o un’autostrada o un porto collegato con entrambe siano nemici del popolo. E quindi i soldi europei andranno a quei paesi e non a quelli che vade retro Tav.
Anche Di Maio questi conti li ha fatti, li ha fatti anche Conte. Perfino Toninelli li ha fatti. Non sono infatti né difficili a farsi né nascosti e da scovare. Due miliardi almeno e il rischio concreto del blocco dei fondi Ue. Questo su un piatto della bilancia. Dall’altra parte, sull’altro piatto qualcosa che per M5S pesa molto di più dei pur pesanti miliardi buttati: centinaia di migliaia se non un milioncino e più di voti a rischio.
Una bella fetta di elettorato M5S non vuole la Tav (e neanche le altre opere pubbliche). Una bella e militante fetta di elettorato M5S se si fa la Tav grida al tradimento. Già nei sondaggi M5S è pari se non sotto alla Lega, perdendo i voti dei No Cantieri di tutta Italia si va stabilmente sotto. Quindi i conti di M5S dicono: la meglio o almeno la meno peggio è buttare miliardi per non perdere voti. In fondo i miliardi sono pubblici, i voti sono nostri.
Quindi è fatta, Tav non si fa. Si farà invece Tap, il gasdotto. Se Tap non si fa non è che innervosiscono solo i francesi che ci stanno antipatici. Si innervosiscono tutti gli europei e pure Trump e pure un bel pezzo dell’Asia Centrale. E si rischiano di pagare penali e costi non per due miliardi ma per decine di miliardi. Non fare gasdotto Tap può costare quanto due volte il reddito di cittadinanza. I No Tap se ne dovranno fare una ragione. E il loro mugugno si perderà nella festa dei No Tav. E comunque i No Tap sono meno dei No Tav. Questi i conti di M5S, quindi della fetta di governo lotto M5S.
Quindi Tav non si fa. Ma come, tutti titolano su Salvini, sul contrasto, su Salvini che dice: avanti, non indietro! Già detto sopra: ascoltare bene Salvini. Stavolta, sulla Tav, Salvini abbaia ma non morde. Si sente netto dal tono dell’abbaio.