Taxi vince Uber perde, test perde studente vince. Italia resiste… alla realtà

Taxi vince Uber perde, test perde studente vince. Italia resiste... alla realtà
Taxi a Milano

ROMA – Il pronostico era facile ed è stato rispettato: i taxisti di Milano hanno vinto. Almeno per ora hanno vinto: il governo nella persona del ministro Maurizio Lupi e la Regione Lombardia tramite il governatore Roberto Maroni hanno dato ragione a loro e torto a Uber. Loro sono i taxisti che vogliono sia rispettata e protetta una sostanziale esclusiva nel trasporto urbano su autovettura. Uber è il sistema-società mediante il quale con una app sullo smartphone l’auto che ti serve la individui, la chiami e la trovi con tanto di autista a prescindere dal taxi e dai loro centralini. Governo e Regione hanno detto che reprimeranno auto e clienti Uber se l’auto  noleggio non è stata “prenotata” mentre era ancora in autorimessa. Insomma hanno vinto i tassisti, per ora.

Non c’è da avercela con i tassisti e neanche c’è molto di possibile da spiegar loro. Contro applicazioni e tecnologie tipo Uber protestano, anzi si barricano e non solo in senso metaforico, i tassisti a Parigi come a Milano. Non c’è nulla e nessuno che possa spiegare, tanto meno convincere. Chi avrebbe potuto spiegare e convincere i conduttori di carrozze, gli stallieri, i falegnami che il tempo del trasporto a cavalli stava finendo e che le automobili, il motore a scoppio, i tram, filobus e metro avrebbero cancellato le loro attività e mestieri? Nessuno. Palafrenieri, cocchieri, stallieri sono da tempo spariti in quanto tali. Loro stessi in vita hanno fatto altri mestieri e i loro discendenti altri mestieri ancora. Ma nessuno al loro tempo avrebbe potuto convincerli, spiegare, argomentare.

Non consola neanche un po’ ma succede, sempre succede, con le tecnologie. Modificano, sovvertono, cancellano mestieri. E’ accaduto, sta accadendo anche ai giornalisti. Accadde per i tipografi. Succede per ogni mestiere e professione. Ma sempre quelli che sono costretti a forza dalla nuova tecnologia a cambiare, il modo del mestiere se non il mestiere, resistono. Resistono con la forza di sentirsi vittime. Resistono ad ogni costo, come fosse la linea del Piave. E regolarmente, questione di tempo, quello che sembrava il Piave fortificato e invalicabile si rivela un fronte saldo come a Caporetto. La tecnologia sfonda ogni linea di resistenza perché inevitabilmente viaggia sulle spalle e gambe di altri umani. Altri umani che saranno presto o tardi più numerosi. Altri umani che utilizzeranno i servizi della nuova tecnologia trovandoli più efficienti ed economici. Altri umani che faranno altri mestieri creati dalla nuova tecnologia. E’ solo questione di tempo.

Ma i tassisti per ora hanno vinto. Come per ora hanno vinto gli studenti, e non sono pochi, che vogliono di fatto l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle Facoltà Universitarie, prima fra tutte Medicina. Il ministro Stefania Giannini ha annunciato che saranno cancellati, aboliti i test d’ingresso. E tutti contenti perché i test erano un quiz, un opinabile quiz dagli opinabili esiti. Ancor più opinabile però la rimozione con cui le organizzazioni degli studenti hanno accolto l’annuncio che era fatto di due parti: via i test, selezione spostata al primo o secondo anno di laurea. Gli studenti la selezione spostata l’hanno proprio rimossa. Forse non è rimozione, forse è intuito. Cosa possa essere una selezione in corso di corso di laurea Giannini non l’ha detto soprattutto perché  nessuno saprebbe concretamente dirlo. La storia semplice e vera è: gli studenti vogliono il tutti iscritti e nessuna selezione. Premono per questo. Il governo toglie di mezzo l’argine molliccio dei test e rimanda il nuovo argine all’anno del mai e giorno del poi.

Festeggiano gli studenti alla prospettiva del tutti dentro. Senza dover aggirare passando per Albania o Spagna. Senza test, numeri chiusi o altro. Gli studenti, o meglio le loro organizzazioni para sindacali, non vogliono griglie di valutazione, possibilmente mai. Per cui meglio 400mila avvocati come che sia (oggi sono già l’enormità di 250 mila) piuttosto che centomila avvocato ad alto livello di competenza. E lo stesso è per i medici: libertà di pezzo di carta con sopra scritto Dottore in Medicina in bacheca. Se quel pezzo di carta corrisponde a competenza è questione accessoria.

Taxisti contro Uber, studenti contro test: due vittorie. E’ l’Italia che resiste, resiste alla realtà.

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