Braci e tamburo, successo sicuro. Team building: industria, religione e comica finale

Guzzanti e il dio Quelo

Avranno ragione loro, visto che le grandi industrie ci spendono sopra milioni. Assitalia ad esempio organizza il “Drum Stomping”, cioè tutti a mettersi a suonare insieme i tamburi. Uno incauto e incolto, ignorante e incompetente pensa a un gruppo di bambini mal cresciuti e un po’ isterici che vanno giù di percussioni eccitate, e invece sono manager e agenti assicurativi che si fanno coraggio e si danno fiducia. La Peroni organizza la caccia al tesoro in zattera sul Lago Maggiore. Il solito stolto pensa ad adolescenti che reciprocamente si schizzano e si fanno lo sgambetto per precipitare in acqua il più tonto. E invece è teoria e tecnica della vendita felice della birra. La New Holland che fabbrica trattori organizza gare di cucina e qualcosa del genere mettono in piedi la Fiat, l’Ikea, la Mc Donalds. Avranno dunque ragione loro: il dipendente o il dirigente che tambura e salta, pagaia e spiattella, alza le mani in ritmico coro e soffia nell’orecchio dell’altro: “Pensa positivo” è o diventa dipendente o dirigente efficiente, fedele e pure felice. E ha torto, torto marcio e stantio chi pensa sia invece dipendente o dirigente fesso e contento.

E avranno di certo ragione perchè intorno al “Team Builder”, così si chiama, delle industrie è nata e prospera un’industria che arruola e stipendia sociologi, psicologi, esperti di marketing. Un troglodita del tempo che fu potrebbe inacidito masticare: braccia sottratte all’agricoltura, “fuffa” di successo. E invece no: sull’asse del pensiero da “convention” e del comportamento da “branco” si sviluppa l’appartenenza, la dedizione, lo spirito di gruppo, l’emulazione produttiva, insomma il fatidico “volere è potere”.

Sì, qualche volta si esagera ma neanche tanto. Come quegli agenti immobiliari chiamati dal loro “motivatore” a camminare sui carboni ardenti. Si esagera perchè, spiega il motivatore, le piante dei piedi non avevano raggiunto la dovuta convinzione e lo spirito del successo non aveva raggiunto l’epidermide. Colpa dei piedi insomma e non delle braci. Hanno ragione loro, è pieno di società che offrono il servizio di Team Building. Se ci sono, vuol dire che c’è domanda, anzi bisogno. Bisogno di “pensare positivo” di trovare l’energia e la risposta che è “dentro di te”. Uno sciocco blasfemo potrebbe rilevare analogia tra questo metodo esortativo e quello usato a suo tempo da Vanna Marchi, oppure constatare che la “parte bassa” della popolazione si arrangia alla grande con l’immaginetta-santino di Padre Pio.

Se dentro di voi si nasconde e mugugna, rumina e rosica un simile sciocco non statelo a sentire, non è moderno e non è pratico. E se, dio non voglia, avete visto a suo tempo e vi viene in mente ancora oggi Corrado Guzzanti nella parte del santone “Quelo”, se ricordate le sue parole e il suo insegnamento quando, interrogato, diceva: “La risposta è dentro di te, ma è sbagliata”, soffocate il sorriso e andate a confessarvi. Dal capo reparto o capo ufficio. Per penitenza potrebbe infliggervi un “Team Building” di basso conio: una gara di rutti e pernacchie, una sfida a chi sputa più lontano o a chi la fa più arcuata. Sempre “Team” è e sempre gruppo si costruisce, anzi si “builda”.

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