Tesoretto! 10 mld! E’ già acquolina in bocca. L’Italia non perde il vizio

Tesoretto! 10 mld! E' già acquolina in bocca. L'Italia non perde il vizio
Mario Draghi, presidente della Bce (foto Ansa)

ROMA – La “parola magica” (definizione del quotidiano) è stata stampata su La Repubblica all’indomani del varo ufficiale dell’acquisto di 600 miliardi al mese di bond da parte della Bce. E di fatto alla vigilia del primo “stampaggio” di soldi da parte di Francoforte. E la parola magica è “Tesoretto“.

Se la parola magica arriva un giorno sulle pagine di un quotidiano vuol dire che politici, parlamentari, sindacalisti, esponenti di associazioni, corporazioni e lobby varie e assortite ne parlano già da prima. Ne parlano eccome, e fanno di conto. Riduzione della spesa per pagare gli interessi sul debito, riduzione dovuta a tassi di interesse bassi, bassissimi e che resteranno tali grazie a Bce fa…diciamo cinque miliardi. Pil 2015 che grazie a dollaro alto e petrolio basso e sempre grazie a Bce può salire dal previsto più 0,5% a forse addirittura a più 1 per cento fa…diciamo altri cinque miliardi alla grossa.

Dunque 10 miliardi, eccolo il “Tesoretto”. Tesoretto sta nella testa e nella cultura di governanti e governati italiani come soldi più o meno trovati per terra che si corre a spartirseli e a spenderli. Tesoretto è nella tradizione e prassi, diciamo nei valori di tutti i partiti, Lega e M5S compresi, nuova e insperata spesa per acquistare…il consenso. Facevano così anche la Dc, il Msi, il Psi, il Psdi, il Pci. Faceva così Forza Italia, nulla, veramente nulla sotto il sole d’Italia.

Tesoretto sta nella testa, nella cultura, nell’istinto dei sindacati, delle associazioni di categorie, insomma della società civile organizzata come occasione per farsi praticare uno sconto. Allora se c’è il tesoretto non è più necessario liberalizzare una professione, tracciare i pagamenti, fare una formazione professionale vera e non clientelare, non distribuire cassa integrazione a piacere e a vanvera.

Se c’è tesoretto c’è fila per l’esenzione. Esenzione da qualunque cambio.E fila per la distribuzione. Dieci miliardi, a chi vanno? Ai lavoratori autonomi, “utilizzatori finali” di un rilancio dei consumi. No, ai lavoratori dipendenti. No, alla spesa sociale ovviamente mediata e maneggiata da Regioni e Comuni…

L’Italia non perde il vizio e il vizio non è quello di spendere risorse là dove risorse aggiuntive appaiano. Il vizio è perseverare nella bugia autoconsolatoria. Non è peccato distribuire ricchezza ma è vecchio adagio, saggezza di popolo che se “spartisci ricchezza…diventa povertà”. La ricchezza la devi produrre e quindi spartire. Non spartire senza produrla.

Draghi lo ha appena finito di spiegare per la centesima volta: la Bce con mille miliardi di “stampaggio” di soldi compra tempo. Tempo per i governi e per i popoli d’Europa. In Italia il tempo per cambiare i connotati di Pubblica Amministrazione, giustizia civile, fisco, mercati protetti, leggi sul lavoro, governance della cosa pubblica che rendono al limite dell’impossibile produrre ricchezza su scala nazionale.

L’enorme spesa pubblica clientelare, la mano della politica soprattutto locale nei servizi pubblici, la mano morta dei partiti sulle società pubbliche e semi pubbliche, la furibonda resistenza di ogni corporazione barricata ciascuna nel suo castello, tutte a proteggere l’oro di famiglia e tutte a piangere miseria, la costruita, elaborata, sistematica inefficienza delle burocrazie e di corpi intermedi della società…Questo e altro ancora blocca la produzione di ricchezza.

Bce ha comprato tempo anche per l’Italia, perché cambi i suoi connotati. Un bel pezzo d’Italia (politicamente un arco che va da Salvini a Grillo passando per Bersani) ciascuno a suo modo ritiene che i connotati d’Italia non vadano stravolti, anzi conservati e protetti. Ma questa è un’altra storia. L’ultima, fresca di giornata, è che sono, siamo, già tutti con l’acquolina in bocca. Tesoretto…tesoretto! Perché affrontare l’immane fatica di produrla la ricchezza cambiando i connotati del vivere e lavorare quando qui e ora ci sono, trovati per strada, dieci miliardi da spartire?

Poi, quando sarà finito il tempo che Bce ci ha comprato, potremo sempre dire che è colpa di una Merkel e ci vuole una Le Pen o uno Tsipras.

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