Poteva davvero essere Titanic, nave Costa poteva affondare al largo

ROMA – Titanic…all’inizio fu subito e solo un’assonanza giornalistica, un riflesso condizionato, una parola che veniva facile, una “comodità” per dire tutto in una sola manciata di sillabe evocative. Quattro giorni dopo Titanic è stato un  naufragio con migliaia di affogati scampato per caso, una replica della storia assolutamente concreta, qualcosa che gli uomini avevano allestito nella loro incoscienza e che solo il mare ha benevolmente negato. Potevano affogare a migliaia, davvero. Come e peggio che cento anni fa sul Titanic. Allora fu un difetto di costruzione, paratie “bullonate” tra loro all’insegna del risparmio e della fretta unite ad un telegrafista che trasmetteva messaggi di passeggeri invece che avvisi anti iceberg. Ora è stato…cosa è stato lo dirà l’inchiesta. Ma già sappiamo che nave Costa Concordia, sventrata dallo scoglio su cui era stata diretta per una presuntuosa “bravata”, era subito dopo ingovernabile. Nessuno se non il mare l’ha diretta a poche decine di metri da un’altra scogliera, da una “terra” e da un porto. La nave andava alla deriva e, se le correnti non ne avessero mutato la rotta, sarebbe affondata al largo, affogando centinaia, migliaia di umani.

Sappiamo questo, sappiamo che poteva essere davvero Titanic e lo sappiamo ancor prima di sapere quante siano davvero le vittime. Sette come i cadaveri trovati o quasi quaranta sommando a questi i circa trenta dispersi? Sappiamo che potevano essere centinaia e migliaia. E sappiamo che una quota dei tratti in salvo dipende, è dipeso da una sorta di ammutinamento di una parte dell’equipaggio che ha cominciato ad evacuare la nave quasi quindici minuti prima che venisse l’ordine di abbandonare la nave. Sappiamo che non i soccorsi sono arrivati con ritardo, questo non è vero come non è vero che sulla nave i passeggeri siano stati abbandonati a se stessi. In ritardo, in infinito ritardo è arrivata la capacità, il coraggio civile, l’elementare coraggio di assumersi le responsabilità di quel che era accaduto. Si è negata, si è nascosta la falla nello scafo. Non solo ai passeggeri per evitare il panico, ma alla Capitaneria di Porto e alla Guardia di Finanza e a quelli che stavano a terra. La si è negata per provare a coprire se stessi, per omertosa viltà. L’iceberg contro cui ha urtato nave Costa Concordia è stato la vigliaccheria, molto più che l’incoscienza. Questa ha condotto la nave sullo scoglio che l’ha sventrata. Quella, la vigliaccheria condita da omertà, la stava portando ad affondare.

Non è stato Titanic per un soffio, per grazia ricevuta dal mare. Nave Costa Concordia il mare la terrà là dove è ora per quanto tempo vorrà. A mostrarsi monumento non alla piccolezza umana di fronte alla natura o al caso, non alla vulnerabilità della tecnologia e della sicurezza rispetto all’errare umano. Resta lì, il mare l’ha portata lì a dirci che il veramente diabolico non è l’errore ma la voglia cattiva e vigliacca di coprirlo e negarlo l’errore e la sua responsabilità. Un Titanic della coscienza che il mare ci mostra in tutta la sua evidenza, il mare che ha avuto la bontà di risparmiarci il conto in vite umane di questo molto contemporaneo Titanic.

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