Tributo spiagge: 652.800 al giorno, legno storto del fisco cresce…più storto

ROMA – Ogni giorno 652.800 euro. Ogni giorno di ogni stagione e di ogni anno. Più circa otto milioni una tantum, così di assaggio. E’ la multa che l’Italia pagherà per aver rinviato dal 2015 al 2020 le aste libere e concorrenziali per le concessioni delle spiagge del demanio. Ogni giorno 652.800 euro perché i gestori degli stabilimenti balneari stiano tranquilli e sereni, sicuri che almeno fino al 2020 la spiaggia non gliela toglie nessuno e neanche se la devono “ricomprare” pagando, dio non voglia, un affitto maggiore allo Stato.

Ogni giorno 652.800 euro che saranno pagati dalla “fiscalità generale”, insomma dal Fisco, dallo Stato: una sovvenzione diretta di circa 238 milioni l’anno, una miliardata dal 2015 al 2020, ai gestori degli stabilimenti balneari. Fossero solo loro…non sono i soli. Il Fisco, lo Stato sovvenzionano un sacco di gruppi, categorie, interessi, lobby. Inutile star qui a discutere se ci sia la sovvenzione cattiva e irritante o quella dovuta e utile e quale sia l’una e quale l’altra. Ogni italiano risponderà con autentici fervore e condizione a seconda del gruppo, categoria, interesse e lobby cui appartiene, ogni italiano dirà che la “sua” sovvenzione è principio di civiltà, architrave di progresso, sacrosanta tutela della famiglia…

Il fatto l’indiscutibile fatto è che, carico e carico e stracarico di sovvenzioni il legno del Fisco italiano si è piegato fino a diventare legno storto. E anche questo chi lo voleva sapere lo sapeva già. La novità è che legno storto crescendo cresce ancora più storto. Dati ufficiali del gettito fiscale, cioè dei soldi pagati al Fisco finora nel 2012: entrate più 4,4% rispetto ad analogo periodo 2011. C’è la crisi economica ma si pagano più tasse. Un momento, “chi” paga più tasse?

I dipendenti, i lavoratori dipendenti pubblici e privati e i pensionati hanno pagato in media circa il due per cento di tasse in più. Nonostante il mezzo milione in cassa integrazione e quindi a stipendio e tasse ridotte, nonostante i contratti precari che scadono e non vengono rinnovati, insomma nonostante ci sia meno salario, stipendio e pensione in giro da tassare, dipendenti e pensionati hanno pagato di più. E di più in tasse hanno pagato anche le imprese, nonostante la ridotta attività, i ridotti profitti e mercati.

Hanno pagato invece di meno, circa il 4 per cento, i lavoratori autonomi. Certo, con la crisi avranno fatto meno affari. Ma altrettanto certo che hanno risposto alla crisi aumentando il ricorso all’evasione fiscale.

La differenza tra chi paga il due per cento in più e il 4 per cento in meno? Colmata dal maggior numero di lavoratori dipendenti rispetto agli autonomi e soprattutto dall’Imu che da sola fa venti miliardi e passa.

Come si vede o occhio nudo crescendo l’albero storto del Fisco italiano diventa sempre più storto: il “recupero” del non riscosso da parte dell’Agenzia delle Entrate ed Equitalia avviene soprattutto sulla platea di contribuenti al Fisco già noti, noti e sanzionabili, insomma quelli che le tasse le pagano. Si può dire così, alla grossa: chi paga il 95% delle tasse dovute perché ha un reddito individuabile e tassato alla fonte è raggiunto dal Fisco che gli fa pagare il restante 5% e lo multa di un altro x. Chi invece dichiara il 30 per cento di quanto incassa e paga il 20 per cento delle tasse dovute è troppo faticoso andarlo a prendere e, se proprio capita, gli si fa un forfait e se la cava pagando un 10% e tenendo al riparo dalle tasse il 70% del suo reddito reale.

Quando finirà la crescita storta del legno storto? Quando finiranno le sovvenzioni a spese della fiscalità generale, tipo quelle dei balneari ma tante altre ancora e perfino, anzi di certo più grosse. Cioè l’anno del mai e il giorno del poi.

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