Zingaretti: c’è bisogno di D’Urso. Dursismo, eruzione cutanea di populismo di sinistra

di Lucio Fero
Pubblicato il 25 Febbraio 2021 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA
Zingaretti: c'è bisogno di D'Urso. Dursismo, eruzione cutanea di populismo di sinistra

Zingaretti: c’è bisogno di D’Urso. Dursismo, eruzione cutanea di populismo di sinistra (Foto da Twitter)

Zingaretti segretario del Pd, questa gli è uscita dal cuore: ha fatto sapere a Barbara d’Urso che la sua tv, il suo modo di fare tv, il suo format hanno niente meno che una funzione sociale, una eminente e perché no democratica missione: “portare la voce della politica alle persone”.

Per cui, dopo l’analisi, la sintesi politica del leader Pd: “Ce n’è bisogno!”. Con tanto di punto esclamativo a segnalare la perentorietà del riconoscimento politico. Quindi la tv del pomeriggio come luogo di alfabetizzazione politica delle persone, quindi la tv di ogni ora dove miglior divulgatrice e docente di cittadinanza oltre Barbara d’Urso non c’è. 

Quindi la totale e definitiva identificazione del popolo con la gente. Gli è uscita dal cuore a Zingaretti perché è da tempo che Zingaretti ha nel cuore e nella mente il suo sol dell’avvenir, anzi l pietra filosofale del presente, anzi la natura e la trama profonde della sua cultura e azione politiche: il populismo di sinistra. E per il populismo di sinistra quale migliore format espressivo se non il dursismo?

Zingaretti oltre la D’Urso: alla meta del M5S

Quando finalmente Zingaretti giungerà alla agognata meta del M5S lo troverà svuotato di elettori al punto tale che l’alleanza Pd-M5S-Leu farà in termini di voti tra il 35 e il 40 per cento tutti insieme. Ma questo potrebbe riguardare l’occhio lungo, la vista politicamente lunga di un leader che, dicono i maligni, lo sguardo mai lo ha allenato a guardare oltre il Raccordo Anulare detto Gra.

Di certo Zingaretti leader ha sguardo fisso: sull’alleanza organica e non episodica con M5S. In origine fu D’Alema a diagnosticare: La Lega costola della sinistra. Infatti con Salvini si è visto. Deve appartenere alla scuola diagnostica frequentata da D’Alema la diagnosi indubbia di Zingaretti su M5S di sinistra e democratico e progressista.

Il governo M5S con la Lega? Sbandata giovanile. L’anti parlamentarismo M5S, i giochi di prestigio con l’onnipotenza della volontà popolare in un sito solo? Ragazzate. Le robuste venature anti scienza e anti Stato dentro M5S? Particolari, nessuno è perfetto. La circostanza per cui almeno nei sondaggi M5S elettoralmente si svuota in direzione Fratelli d’Italia? Un caso, un equivoco

. Sulla base di tali approfondite analisi di fase Zingaretti ha deciso che sinistra e il suo futuro sono M5S e viceversa. E venga anche Leu che si fa un bel Fronte dei progressisti senza nessun nemico a sinistra e si sta caldi e stretti tra amici e lontani da liberisti, liberali e inquinatori-impostori della sinistra (Renzi e soprattutto l’ossessione Renzi da cui il Pd non si è liberato).

Pd, M5S e Leu fratelli e compagni. Per cosa?

Fratelli e compagni i tre partiti nel cuore e nella testa di Zingaretti. Per far cosa? Ma che domanda: per nazionalizzare robe tipo Alitalia, rinviare in eterno il passaggio al pubblico mercato delle utenze elettriche, tenere formalmente in vita le aziende tramite Casse integrazioni che si riproducono per partenogenesi, assumere in Pubblica Amministrazione e scuola più precari che si può e se non sanno che fare impareranno, per tenere aperta ex Ilva coi soldi pubblici e chiuderla per via si sentimenti e sentenze anti inquinamento, per mantenere legalmente esenti dalle tasse milioni di contribuenti che si infiltrano tra i cosiddetti ceti deboli economicamente, per una giustizia che non ti molla neanche dopo la prima sentenza di assoluzione perché, come si sa, l’innocente è solo un colpevole non ancora scoperto, per lasciare alle categorie del pubblico impiego il diritto all’0assoluto auto governo per via di sindacato…

Per il populismo di sinistra che è la via chiaramente scelta da Zingaretti per il suo Pd. Fatta questa scelta strategica, culturale e politica, ideale e programmatica, l’endorsement di Zingaretti a Barbara d’Urso è, parafrasando vecchia frase, l’eruzione cutanea del populismo di sinistra.