La storia arriva dalle parti di Ferrara ed è la storia dispiegata di come Narciso fosse un dilettante, anzi uno che, al confronto, non aveva poi grande considerazione di se stesso. E’ la storia di una signora che contrae il Covid, signora che è anche la mamma di una prossima sposa. Quando la prossima sposa e la famiglia apprendono che la signora mamma è positiva all’infezione con disappunto più che comprensibile devono prendere atto che le nozze alla data prevista sono saltate.
Ma la storia va oltre il disappunto: i protagonisti si sentono vittime e danneggiati. E allora con chi se la prendono? Con l’ospedale confusamente accusato di aver comunicato in ritardo la positività, sostanzialmente accusato di aver comunicato la positività. Quindi, sia pur tentati di far causa al Covid, al virus e magari alla Oms e alla Cina (hai visto mai?) i “danneggiati” si sono acconciati ad una più prosaica richiesta di risarcimento da recapitare all’ospedale reo di aver messo in moto la catena di eventi rimanda matrimonio.
Narciso non chiese i danni al vento
E i fiori, e il catering e gli inviti? Tutto da rifare, chi paga? Il vittimismo contundente ha suggerito: l’ospedale. L’idea che il cerchio della propria esistenza sia il cerchio che delimita il tutto e l’unico tutto del mondo e della realtà è ua super fetazione perfino di quel dilettante di Narciso che amava solo piacersi, quindi non avrebbe chiesto i danni al vento se questo avesse increspato la superficie dell’acqua dove si specchiava. La famiglia mamma Covid-nozze saltate non è stata così timida come Narciso nel contemplare se stessa come il centro e il meglio del mondo e, dopo una veloce scelta di non chiedere i danni direttamente al padreterno (problemi di logistica), ha deciso: per il Covid di mamma e relative conseguenze paghi l’ospedale.