Beppe Grillo vaneggia, per rimuovere la Raggi, ci vuole nel Medio Evo e poveri ma lui ville e palanche…

di Marco Benedetto
Pubblicato il 21 Settembre 2016 - 06:16 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo ci vuole tutti nel Medio Evo e poveri ma lui si tiene ville e palanche

Beppe Grillo ci vuole tutti nel Medio Evo e poveri ma lui si tiene ville e palanche

Beppe Grillo ha una visione, il Medio Evo e là ci vuole trascinare. Il Medio Evo è stata una lunga decrescita, o recessione, durata alcuni secoli.

A corto di argomenti politici, per non parlare del caos di Roma, la butta in metafisica. Non può più fare ricorso alla sua parola mistica, il Vaffan…perché il successo alle amministrative lo ha messo a Roma e a Torino dall’altra parte, quella dei destinatari del Vaffan…. Così vaneggia, per non pagare dazio.

 

Il sogno di Beppe Grillo è un ritorno al Medio Evo. A pensarci bene, i sistemi di controllo del pensiero che il Movimento 5 stelle pratica con i suoi iscritti sa più di Torquemada che di Orwell. Sono echi di deliri di frange sessantottine che per fortuna i sempre meno poveri italiani non sono stati a sentire. Oggi i sempre ricchi italiani votano uno che le spara tanto grosse:

“Bisogna riscoprire i valori di una ‘povertà nobile’, in contrapposizione alla ricchezza ostentata e acritica”

è stato il mantra recitato a Torino con i consiglieri comunali del Movimento 5 stelle. Andrea Rossi lo ha riferito sulla Stampa, riprendendo un post di Xavier Bellanca, social media manager della sindachessa Chiara Appendino, sul suo profilo Facebook.

Ma cosa vuol dire? La povertà non è mai nobile, la si può soffrire con nobiltà, subire con dignità, tutto il resto sono chiacchiere inventate per millenni dopo millenni dai ricchi per fare credere ai poveri che, beati loro che sono poveri, vedessero quanto è brutto essere ricchi.

Beeeh che schifo la ricchezza, cosa ce ne facciamo di tutti quei soldi, quando cè la salute c’è tutto…peccato che i soldi alla salute un aiutino glielo danno e come…

Povertà non vuol dire nobiltà, vuol dire povertà e basta, con l’aggiunta di ignoranza, analfabetismo, malattia, disperazione, violenza. Anche i ricchi sono ignoranti e violenti, brutali e a volte anche disperati, perché questo è l’animo umano. Ma è sempre meglio essere disperati ricchi che disperati poveri, malati ricchi che malati poveri. I soldi fanno la differenza anche nell’abiezione.

Come si fa a prendere sul serio Beppe Grillo? Ammetto e premetto che Beppe Grillo non mi è mai piaciuto, credo di essere l’unico che si sia addormentato a un suo spettacolo, l’unica volta che mi ci hanno trascinato, quando il suo bersaglio era la Sip. Ora la Sip non c’è più, l’hanno privatizzata e caro l’abbiamo pagata.

Nel frattempo Beppe Grillo è diventato filosofo profeta. Quando parla di povertà sembra parafrasare Gesù Cristo. Ma Gesù non le sparava a un tanto al chilo, diceva Beati i poveri di spirito, esponeva dubbi sull’ingresso in Paradiso dei ricchi ma non si lanciava in funambolismi verbali quando parlava ai tanti tantissimi veri poveri del suo tempo

Prenderò sul serio Beppe Grillo solo quando farà come San Francesco: aprirà le sue ville non solo ai suoi plebei amici ma anche ai nobili profughi e ai nobili poveri, darà ai poveri tutte le sue sostanze, andrà a vivere come loro, nel sacco a pelo, dove capita in strada. Se volesse essere coerente, nemmeno il sacco a pelo dovrebbe tenere, San Francesco mica lo aveva, il sacco a pelo è fratello di quella detestata ricchezza che è un sottoprodotto del progresso.

Senza il progresso non ci sarebbero le medicine, Beppe Grillo sarebbe forse già morto, come morì San Francesco a 44 anni. Senza il progresso forse sua moglie non lo avrebbe mai arrivata a conoscerlo, sarebbe morta prima, di parto, come tante povere donne e anche tante regine prima di lei.

Da che mondo è mondo, fino alla rivoluzione industriale, nove decimi dell’umanità sono stati poveri, ma poveri poveri, poveri davvero. La differenza fra il passato e gli ultimi due secoli è nell’allargamento del benessere, sempre maggiore, nell’allargamento dell’istruzione, sempre più diffusa, nel dare ai poveri gli strumenti per diventare ricchi anche loro e comunque per stare meglio, sempre meglio.

Noi che siamo stati poveri non vogliamo tornare indietro. Vogliamo vivere sempre meglio, che sempre più numerosi siano quelli che stanno bene e meglio, che abbiano gli strumenti per progredire con la spinta della istruzione e la dignità del lavoro.

Vogliamo un progresso costante, che generi quella ricchezza che si ripartirà fra tanti. Il processo da seguire non può essere solo quello di togliere a chi ha per dare a chi ha meno; deve essere quello di stimolare la crescita rendendo tutti più ricchi, non tutti più poveri.

La ricchezza di oggi non è quella dei secoli pre industriali. Allora la ricchezza era figlia della proprietà terriera, a sua volta acquisita, in un punto qualunque del passato, con un sopruso. Oggi la ricchezza a volte può essere anche figlia di un sopruso, ma la grande ricchezza che Grillo non vuole anche se ormai muove il mondo è figlia di idee, intuixioni, fatica. Prendete Google, simbolo di quel che intendo.

Non stupisce ma spaventa che i consiglieri comunali di Torino siano stati a ascoltare tanto vaniloquio senza reagire. Stupisce e spaventa anche che ci sia tanta gente che ha dato il voto a chi sostiene tali fesserie. Forse il buon senso collettivo della massa fa capire che sono solo “belinate” di contorno, da non prendere sul serio. Però votiamolo, vedessi mai che ci scappa davvero il reddito di cittadinanza e allora…E allora sì, ma con che soldi?

In modo più serio e sistematico ci hanno provato un secolo fa in Urss e Lenin, Stalin e i loro non erano Beppe Grillo, la Raggi, Di Maio. I loro successori si sono dovuti arrendere, 70 anni dopo ma in quei 70 anni…

Solo il progresso fa stare meglio, la decrescita felice di Beppe Grillo ricorda i milioni di morti di Stalin e di Mao.

Il post del social media manager costituisce una

“libera sintesi delle riflessioni raccontate da una persona speciale durante quattro chiacchiere tra amici”.

Bellanca ha scritto su Facebook e Rossi ha riportato sul giornale, che

“nel suo incontro con i consiglieri comunali Grillo ha sostenuto che «la povertà racchiude in sé il valore della consapevolezza»

Perché, riferisce  Bellanca via Rossi,

“il ‘povero’ non mette nella sua busta qualcosa che non gli serve, e per sapere se gli serve deve conoscere quel bene, e per conoscerlo deve fare un passo che va al di là del semplice possedimento, cedendo il passo alla ragione, all’informazione, alla conoscenza e all’analisi”.

C’è da avere paura che un quarto degli italiani che vanno a votare votino uno che dice cose del genere. Il povero non mette nella sua busta quello che la mancanza di soldi non gli permette di comprare. Ma come sa qualunque studente di economia politica, i consumi alimentari dei poveri crescono più rapidamente di quelli dei ricchi. Quanto ai consumi voluttuari, c’è solo un limite al consumo dei poveri, la povertà.

Concludo riportando la “riflessione” di Beppe Grillo rifilata ai consiglieri comunali del M5s di Torino, che, a giudicare dal racconto di Bellanca inerpretato da Andrea Rossi, hanno gradito molto:

“Ogni leggerezza viene percepita come un’implicazione di più ampio respiro che impone un’assunzione di responsabilità: la cura di sé diventa cura del mondo […mentre…] l’opulenza materiale è in sé una negazione di valore”.

Se le avesse scritte uno studente all’esame di licenza dei geometri, lo avrebbero bocciato.