Fake Bce su migranti e ripresa: non vengono dai barconi ma dai paesi dell’Est e sono europei come noi

di Marco Benedetto
Pubblicato il 22 Settembre 2017 - 06:27 OLTRE 6 MESI FA
Fake Bce su migranti e ripresa: non vengono dai barconi ma dai paesi dell'Est e sono europei come noi

Il governatore della Bce mario Draghi

ROMA – Non sono i migranti clandestini dei barconi e nascosti nei tir a spingere l’economia europea.. Sono i lavoratori dei paesi dell’est che sono venuti in occidente: sono cittadini europei e non sono clandestini. Ma a leggere i siti dei grandi giornali italiani non c’è dubbio: grazie al popolo dei barconi l’economia europea si è rimessa in moto.

E questo non è vero. La Bc non lo ha scritto.

Quando l’ideologia fa velo. E anche un po’ di sciatteria. La diffusione del bollettino di settembre della Bce è stata l’occasione per un fake collettivo, dalla agenzia Ansa a Repubblica al Corriere della Sera, passando per il Gazzettino di Venezia.
Citiamo l’Ansa per tutti, anche perché di solito, in circostanze come questa, quando i comunicati di enti pubblici come Istat  o Banca d’Italia, è l’Ansa che dà la linea. Lo si vede in particolare nello stillicidio di disinformazione che accompagna ogni comunicato dell’Istat:
“Ci sono anche le donne e i migranti dietro la ripresa dell’Eurozona e l’aumento dell’occupazione. Parola della Banca centrale europea, che sul tema della gestione dell’immigrazione fa il ‘controcanto’ all’offensiva di Donald Trump dopo aver difeso a spada tratta il commercio globale, altro cruccio dell’attuale Casa Bianca. “L’aumento della forza lavoro durante la ripresa economica è stato trainato dalla partecipazione femminile”, con un aumento della popolazione femminile attiva più forte che per gli uomini grazie a una percentuale di persone con istruzione terziaria più alta fra le donne che fra gli uomini. […] Non solo le donne hanno contribuito a tirare l’Europa fuori dalle secche: secondo gli economisti di Francoforte – con una presa di posizione in netta antitesi alle posizioni dei partiti populisti europei e in special modo, in Italia, alla Lega Nord – un ruolo importante lo giocano anche i migranti, specie quelli dell’Est Europa. “Durante la ripresa l’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa, riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea”. E “a sua volta, ciò ha verosimilmente avuto un effetto considerevole sulla forza lavoro, in particolare in Germania e Italia”.
Qui il falso lo è solo a metà. I lavoratori provenienti dagli ex Paesi dell’est europeo oggi sono a pieno titolo cittadini europei, cui sono garantiti pari diritti di lavoro e mobilità rispetto agli “indigeni” della vecchia Europa a 6. Paragonarli ai profughi che pagano migliaia di dollari per forzare il loro ingresso in Europa non è giusto, confonde i termini del dibagttito politico, fa perdere credibilità alla fonte e anche al mezzo, cioò i giornali.
Cosa dice la Bce? Una cosa molto diversa:
“Sebbene l’offerta di lavoro nell’area dell’euro stia continuando ad aumentare, negli ultimi dieci anni il suo tasso di crescita ha subito un rallentamento. Nel periodo immediatamente successivo alla Grande recessione il tasso di crescita medio della forza lavoro ha segnato una moderazione in tutti i maggiori paesi dell’area dell’euro rispetto al periodo precedente la crisi. Tale moderazione è proseguita durante la ripresa (dal terzo trimestre del 2013 al primo trimestre del 2017 [Nessuno ha preso spunto da queste parole per ottolineare come l’Italia sia in ritardo di 4 anni, grazie al disastroso intervento a piedi uniti dell’eroico SuperMario Monti, mitizzato a suo tempo in modo totalmente e irresponsabilmente acritico dai suddetti giornali])) con l’eccezione della Germania, dove si è registrata un’accelerazione nella crescita della forza lavoro, che attualmente supera i tassi di espansione rilevati prima della crisi”.
“Nell’area dell’euro nel suo complesso, tuttavia, durante la ripresa l’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa, riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea. A sua volta, ciò ha verosimilmente avuto un effetto considerevole sulla forza lavoro, in particolare in Germania e Italia, ma anche in altre economie minori dell’area”.
Quanto alle donne, è imbarazzante anche quello che scrive la Bce, arrampicandosi sugli specchi. Non sono le donne a avere spinto la ripresa, se non come dato statistico. L’aumento della occupazione femminile non è causa ma conseguenza della ripresa. Le donne sono, almeno in apparenza e certamente nei cicli economici, il soggetto debole. Sono entrate in fabbrica non per le suffragette ma perché gli uomini erano al fronte. Appema c’è crisi, il sistema maschilista le espelle. Se c’è ripresa vengono richiamate. Tornano a riempire quei buchi in organico che gli uomini non possono, non vogliono o non sanno colmare.