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Imu beffa pauperista a somma zero: Berlusconi vince, pagheranno i suoi elettori

di Marco Benedetto |19 Maggio 2013 23:27

Berlusconi: facendo le corna…

Quando il balletto della Imu si fermerà e faremo i conti, sarà messa a nudo una paradossale beffa con danno, a spese di una parte degli italiani: ci sarà stato un nuovo inasprimento per una minoranza perché si avverasse la demagogia di Berlusconi che in quella stessa parte ha il nucleo forte dei suoi elettori.

Berlusconi si sta rivelando sempre più come una caricatura di Juan Peron, un demagogo che eccita gli animi esasperati di tanti, ma tutti i partiti, dal Partito Democratico al Movimento 5 stelle via Sel, sembrano coltivare quella tendenza a pensre e agire da descamisados che sempre più domina i nostri sentimenti.

Berlusconi gioca su questo, le sue priorità politiche son capovolte.

È giusto che l’interesse personale faccia parte delle motivazioni di un politico e sarà pernicioso l’effetto di tutto questo demagogismo sui guadagni della casta e i parlamentari a 2.500 euro al mese, perché c’è da avere paura a essere guidati da chi è tanto disperato da accettare un compenso tanto basso per uno capace.

Il problema con Berlusconi è che il suo interesse personale non viene dopo l’interesse collettivo ma è l’interesse collettivo che è in fondo alla sua scala di valori, sulla quale dominano la sua tv e i suoi problemi giudiziari.

Quel che spaventa è che tutti gli altri gli vadano dietro, lascino che lui conduca il gioco, che poi è un gioco di specchi, di illusioni, di parole, perché la Imu non si può abolire e se si modifica l’attuale assetto fiscale, in assenza di maggiore reddito prodotto dagli italiani, vorrà dire che qualcuno pagherà di meno e quindi qualcuno pagherà di più.

C’è anche poi da credere che difficilmente la pressione fiscale potrà essere ridotta, perché i primi soldi che un qualsiasi futuro Governo riuscirà a mettere da parte dovranno essere spesi per creare posti di lavoro tanto improduttivi quanto fondamentali per ridurre la disoccupazione: una semplice ricetta di sinistra, sperimentata con successo da Tony Blair.

Ma questo ha da venire. Per ora siamo in presenza di una preoccupante derivata pauperistica, cui contribuisce anche Papa Francesco, forte della esperienza di un Paese non noto nel mondo come cuore di produzione e creazione di ricchezza: la patria dei descamisados.

C’è ricchezza e ricchezza. Possiamo essere d’accordo che la ricchezza ereditata è una brutta cosa, perché va a chi non ne ha alcun merito. Così è andata da che mondo e mondo, anzi il mondo è girato intorno al sogno di lasciare un po’ di roba, un terreno una casa un regno ai figli; resta il fatto che non sia giusto.

La ricchezza accumulata con la produzione non è frutto del demonio, è la base del benessere e nel benessere ci sono le migliori condizioni di vita per tutti, la cura gratuita o quasi della salute, la lunghezza di vita raddoppiata. Generano ricchezza non solo la produzione, ma il commercio e la finanza.

Il commercio genera un valore aggiunto che ha trasformato isole di capre e sassi in tesori. Con il commercio dei surplus della produzione agricola sono stati possibili i templi Khmer, così come i gioielli dell’arte italiana furono costruiti sul commercio dei surplus di produzione laniera e non solo, ma anche sulla peccaminosa attività dei finanzieri toscani.

La finanza è la cosa più sporca del mondo, chi maneggia i soldi come un droghiere maneggia la cannella è orribile, però il mondo moderno è nato con la finanza.

La finanza sulla finanza, il gioco perverso che genera bolle e recessioni, è ancora più vergognosa, ma ogni volta è da lì che viene una nuova spinta allo sviluppo.

La ricchezza è accumulata anche con lo sfruttamento di una delle componenti che l’hanno generata da parte di chi ci ha messo i soldi, il capitale: al suo riequilibrio provvedono le dinamiche sindacali e accorte politiche fiscali.

Andarla a colpire alla radice è suicida. Redistribuire, redistribuire. Hanno parlato di lotta all’evasione, ma se le forze messe a disposizione sono le stesse di prima, se non meno, per la spending review si va poco distante.

L’aspetto più evidente della ricchezza accumulata e più facile da colpire sono gli immobili. Poco importa se  sono utilizzati per produrre altra ricchezza, come i capannoni industriali.

 Beppe Grillo, il Pd nel suo insieme, Nichi Vendola e il suo Sel si rincorrono a demonizzare le proprietà immobiliari, chi ha lavorato una vita e ha messo i suoi risparmi in case invece che portarli in Svizzera o più felicemente sperperarli, viene fatto sentire come un affamatore.

Su questa strada si era già messo a tutto motore Mario Monti con il suo pernicioso Governo, prendendo acriticamente l’imbeccata di una congrega di burocrati tanto incapaci quanto autoreferenziali,  volendo trascurare le scivolate nel penale e nell’indecenza etica.

Ora non è tanto come verrà redistribuito il carico Imu che conta, quanto l’atteggiamento che sta dietro. La somma dell’intervento deve  essere zero. Non si può abolire, si può solo ridurre un po’ di qua e aumentare molto di là: il contesto europeo vieta di fare altrimenti.

A Berlusconi non importa, perché lui il risultato lo ha già raggiunto, comunque finisca la partita Imu. Il suo Giornale ha titolato: “La casa è salva”, mentendo e sapendo di mentire. Il merito se lo è attribuito, i suoi elettori se ne accorgeranno tra pochi mesi: “Vulgus vult decipi” la gente vuole esser ingannata, disse il cardinal Franzoni di Torino mezzo millennio fa. La tradizione continua.

 

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