La “Nuvola” progettata e realizzata dall’architetto Massimiliano Fuksas, sono andato a vederla, dall’esterno, in una splendida, tiepida, autunnale domenica romana. Se l’avessero fatto in Calabria l’avrebbero chiamato ecomostro.
Un gigantesco parallelepipedo di vetro trasparente, adagiato su un prato dell’Eur a Roma, convive a pochi metri di distanza con un altro parallelepipedo di vetro nero, impiantato in verticale senza logica né buon gusto. In un Paese dove ti arrestano per un pollaio, c’è uno con un po’ di senso estetico che se ne renda conto? Nemmeno a Dallas glielo avrebbero lasciato fare. Tra i due edifici corre lo spazio di un vicolo: volete dire che è nel solco della tradizione dei caruggi e dei vicoli delle nostre città medievali?
Solo Vittorio Sgarbi ha alzato la voce contro. Sgarbi non è simpatico ed è divisivo ma è anche uno dei pochi che non sta nel coro.
Il parallelepipedo orizzontale ricorda le strutture realizzate da Renzo Piano a Osaka (aeroporto) e New York (Morgan Library). La differenza consiste nel fatto che le strutture di Piano sono leggere, mentre queste sono grevi; quelle di Piano rispondono a esigenze reali, la mega teca di Fuksas non si capisce a che serva.
Dice che può ospitare migliaia di persone. Era già così per le terme di Diocleziano e le terme di Caracalla. Ce n’era davvero bisogno, in una città dove straripano i tombini quando piove e i bus sono fermi perché mancano i ricambi, dove il disordine dilaga nelle strade perché mancano i vigili? Non bastava il Palazzo dei congressi, sempre all’Eur, a poche centinaia di metri dalla Nuvola?
La teca potrebbe avere un senso come contenitore della nuvola. Idea non originale, a Roma lo ha già fatto Richard Meier con con l’Ara Pacis.
Dentro al grande edificio di vetro si vedono parti in cemento armato che fanno pensare a un parking multipiano e poi c’è una roba strana, la nuvola, che sembra una balena bianca di gesso, una specie di padiglione di Disneyland.
Solo che, se a Disneyland avessero speso quanto il Comune di Roma ha speso per questo mausoleo, sarebbero già falliti.
Lì vicino ci sono alcuni edifici, quelli dell’Eur, che per anni i veri intellettuali ci hanno educato a pensare come obbrobri: “Architettura fascista”, dicevano con spregio. Fino a quando Fendi non ha deciso di valorizzarlo, spiazzando tutti, per anni ci hanno additato il Palazzo della Civiltà Italiana come un obbrobrio.
Dopo avere visto la Nuvola e annesso albergo viene spontaneo urlare: “Piacentini santo subito”.
Foto Ansa dell’inaugurazione