Sea Watch, c’è un limite a tutto. L’avessero fatto a Amburgo o Brest…

Sea Watch, c'è un limite a tutto. L'avessero fatto a Amburgo o Brest...
Sea Watch, c’è un limite a tutto. L’avessero fatto a Amburgo o Brest…

ROMA – Sea Watch 3, che siate pro o contro, c’è un limite a tutto. Provassero Orfini e gli altri rivoluzionari pariolini o albarini o crocettini (quartieri nobili di Roma, Genova, Torino, dove alligna il peccato originale della sinistra italiana post sessantottina), ben protetti dalla immunità parlamentare in Italia, a applaudire lo speronamento di una nave militare in un porto tedesco. O lo provasse la pulzella tedesca in un porto di casa sua. O magari a Brest o Le Havre o Marsiglia.

Facile pontificare di diritti in casa altrui da Parigi o da Berlino. Quando gli ineffabili Di Maio e Di Battista si permisero un po’ di selfie con i capetti di una fazione di gilet gialli a Parigi, il presidente Macron richiamò l’ambasciatore.

Per l’accusa che i francesi sfruttano, da sempre, le ex colonie africane, ci fu un altro incidente diplomatico.

Possibile che ogni volta i nostri più diffusi giornali siano sempre altristi? Dalla parte dei francesi, che ci odiano, o dei tedeschi, che ci disprezzano e così è da duemila anni, talvolta non senza ragione, è vero. Ma il volgo disperso dell’Adelchi come il popol cornuto di Ifigonia ogni tanto alza la testa e non ci sta. Poi chiedetevi perché i giornali vendono sempre meno…

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