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Caccia al nero. Se anche Salvini fa tweet senza chiedere ai carabinieri‎…

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Nella foto, Mario Cerciello Rega e i due arrestati

Le notizie ai tempi dei social non si verificano, si ritwittano. 

Alla fine era “bianco” l’assassino americano di Mario, il nostro carabiniere ucciso ieri.

La notizia della morte del nostro eroe avvenuta a Roma nel cuore della notte di giovedì, si è diffusa già dalle prime ore del mattino di venerdì. Si parla di una morte cruenta che ha dell’incredibile: Mario è stato accoltellato per smascherare un tentativo di estorsione. Mario ha rischiato e perso la vita per un “cavallo di ritorno” di un borsellino, per il cui riscatto il ladro, poi omicida, aveva chiesto 100 euro.

E’ da subito “caccia al nero”. La notizia viene lanciata dalla stampa on line e si diffonde immediatamente in rete: si cercano due nordafricani, due magrebini.

Alcune testate diffondono anche l’identikit del presunto colpevole: è  di nazionalità nordafricana, è alto circa 1.80, ha i capelli con meches.

Monta subito il caso politico. I nostri rappresentanti di governo postano commenti sulla notizia, che poi si rivelerà non fondata,  su tutti i canali social.  Nessuno di loro ha aspettato che se ne verificasse l’attendibilità della fonte. E’ troppo più importante battere i tempi, sentenziare in fretta per rafforzare il proprio consenso che dimostrarsi saggi e quindi cauti nel diffondere un’informazione che influenzerà, indubbiamente,  il giudizio e la reazione dei cittadini.  Anche il nostro ministro dell’interno omette di  verificare la notizia con le “sue” forze dell’ordine, prima di twittare. 

Monta lo sconcerto e monta la rabbia. Mentre si prega e si chiede di pregare per Mario e per la sua famiglia, in rete si riversa un coacervo di insulti. C’è chi chiede “per queste bestie, la tortura e la pena di morte“. C’è chi si dice disposto a riservare all’assassino lo stesso trattamento, ammazzarlo a coltellate, come ai tempi della legge del taglione.

Inconsapevolmente, tutti ci schieriamo immediatamente, indipendentemente dal nostro livello culturale. Tutti sembriamo aver dimenticato l’importanza di sospendere il giudizio, fino a prova provata.  

Venerdì sera la notizia si modifica. Si parla di due americani, uno dei due avrebbe anche ammesso il reato. Io penso “saranno due americani neri”. L’ho pensato subito, lo ammetto e me ne vergogno. 

Ho dovuto approfondire per scoprire  che il colpevole è un americano con le meches, bianco e di ottima famiglia.

E così invece di  concentrarmi sul fatto che fosse un uomo, un essere umano, ad aver commesso il reato, ho continuato a concentrarmi sulla sua nazionalità.

Evidentemente la notizia di venerdì mattina, si era già sedimentata nella mia mente, condizionando l’orizzonte del mio punto di vista. Ecco gli effetti della comunicazione al tempi dei social.

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