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Matteo Renzi che vuole voti da destra e il grande centro: due cose impossibili

di Marco Benedetto |23 Ottobre 2013 11:36

Renato Brunetta: Matteo Renzi e chi vuole il grande centro, due illusioni

Finalmente Matteo Renzi è uscito allo scoperto e ha espressamente dichiarato di voler puntare ai “voti del Pdl e di Grillo, altrimenti si perde”. Il congresso del Pd si avvicina e l’ex rottamatore ha la vittoria in tasca.

Ma il suo obiettivo è puntare dritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; per questo spera di andare a votare il prima possibile. I voti dei democratici però non gli bastano, così si guarda intorno in cerca di ulteriori consensi.

In buona sostanza, vuole entrare a gamba tesa in casa nostra, intontire il nostro elettorato di riferimento e farsi beffe delle speranze del popolo dei moderati italiani.

Povero illuso. Siamo altre persone, non altre cose da maneggiare come soprammobili, come il candidato segretario del Pd ha dichiarato di voler fare con militanti ed elettori del centrodestra che si propone di deportare dalle sue parti. Le sue smanie di potere devono avergli fatto perdere il senso dell’orientamento. Gli elettori del Pdl/FI e del centrodestra non sono mica scemi: non sceglieranno di indirizzare i loro voti su chi va a braccetto con i vecchi comunisti. Renzi viene da quel mondo, non dimentichiamocelo.

Grande stima e affetto verso Silvio Berlusconi hanno unito – e tuttora uniscono – milioni di donne e uomini del nostro Paese. Tutte persone che, prima del 1994, non avevano alcuna rappresentanza politica.

Ecco perché la nostra gente non potrà mai scegliere di salire sul carro di chi desidera la morte politica del leader del centrodestra.

È questo il sogno della sinistra – centro, è questa l’illusione di Renzi.

Ogni volta che c’è qualche fibrillazione politica, grande o piccola che sia, torna in ballo il fantasma del cosiddetto “grande centro” che dovrebbe nascere da qualche “centrino” allargato a supporti provenienti sia dal centrosinistra che dal centrodestra e, magari, a qualche figura di prestigio esterna alla politica. È successo con il trio Casini-Fini-Rutelli, è successo con Mario Monti, e ora qualcuno ci sta sicuramente riprovando, nonostante i pregressi fallimenti. Anche un osservatore di sinistra come Ilvo Diamanti è arrivato alla stessa nostra conclusione. Ma l’argomento merita di essere approfondito.

Chi vagheggia la ricostituzione di una Balena bianca aggiornata al Duemila, basandosi sulla convinzione che il bipolarismo è una camicia troppo stretta per il sistema politico italiano, e che l’esperimento iniziato con la discesa in campo di Berlusconi sarebbe sostanzialmente fallito, è completamente fuori strada.

Lo schema è sempre lo stesso, e prevede la formazione, appunto, di un soggetto organizzato “di centro” che sia in grado, in prospettiva, di allearsi in modo non subalterno alla sinistra e di sconfiggere la destra.

Ebbene: riteniamo sia utile chiarire, una volta per tutte, la questione del “centrismo”: una cosa sono le posizioni politiche di “centro” e un’altra cosa è il “partito di centro”.

Se è vero che non ci può essere partito di centro senza posizioni politiche di centro non è vero il contrario: posizioni politiche centriste possono infatti essere forti, e anche dominanti, pur in assenza di un partito di centro. E’ esattamente questo che accade nelle moderne democrazie. Le quali, basandosi su due schieramenti contrapposti, raggiungono il massimo di stabilità e di efficienza quando i due schieramenti alternativi convergono al centro, ossia quando in essi le posizioni politiche centriste sono dominanti.

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