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Meloni e Schlein due imbarazzi diversi, un solo pericolo, che la gente si stufi delle promesse fasulle

Meloni e Schlein due imbarazzi diversi. A destra succede che il governo vada in minoranza perché 45 deputati della Lega, di Fratelli d’Italia e Forza Italia sono andati in ferie prolungate approfittando di uno dei tanti ponti che fanno la felicità di chi non è innamorato del proprio lavoro. A sinistra, c’è una segretaria del partito schierato in maniera totalmente diversa da com’era prima che “ingaggia” un armocromista per essere più in linea con il posto che
occupa.

Vi chiederete giustamente: che lavora fa questa signora, al secolo Enrica Chicchio? Consiglia a Elly Schlein come si debba vestire. Non solo gli abiti di moda, ma anche il colore che deve essere in armonia con i lineamenti del viso. Attenzione: i consigli non sono a buon mercato perché costano 400 euro l’ora.

Meloni e Schlein: in che paese viviamo?

La gente comune – quella che spesso fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena- si interroga e dice a se stessa: “Ma, insomma, in che paese viviamo? E’ logico ed è naturale che ci si ponga un interrogativo del genere. Dove troviamo la risposta? Semplice: quando si va a votare per una qualsiasi elezione l’astensionismo dilaga, supera il cinquanta per cento: ciò significa che un italiano su due rimane a casa il giorno in cui si aprono le urne.

La ragione è presto detta: non ci si fida più di quel che fanno coloro che sono stati eletti dal popolo. Durante la campagna elettorale, le promesse si sprecano: “Vi daremo questo e quello, cambieremo il Paese da cima a fondo, i poveri saranno soltanto un ricordo”. Naturalmente, tutto rimane come prima: una volta il popolo ci casca, la seconda no. Un ragionamento semplice, che potrebbe apparire demagogico, ma demagogico non è.

Altrimenti, come si spiegherebbe il fatto che il voto diventa sempre di più un optional e si evita di andare a fare il proprio dovere di cittadino civile? Insomma, si è creato tra il Parlamento e la gente un vuoto preoccupante e sempre più spesso se si chiede ad una qualsiasi persona perché non va a votare, la risposta è sempre la stessa: “A che cosa serve visto che la situazione non cambia mai?”.

Forse chi siede a Montecitorio o a Palazzo Madama dovrebbe porsi queste domande. Invece, il ritornello è identico e la musica ha lo stesso refrain. Prendiamo ad esempio quel che è successo mentre Giorgia Meloni era in visita ufficiale in Inghilterra. Alla Camera si doveva approvare non una legge qualsiasi, ma il DEF, il documento di economia e finanza, che decide in parte il futuro economico del Paese.

Bene, la maggioranza di centro destra che ha i numeri sufficienti per non creare sorprese, preferisce allungare i giorni di riposo, tanto si è certi che la legge passerà. (Se ne stanno a casa o al mare in 45 e avviene il patatrac). Subito dopo il voto negativo, sui sociali si è scatenata la bagarre e qualcuno più acido ha detto al microfono: “Giorgia mandali a lavorà, se no cacciali a pedate”.

Siccome la sinistra non è da meno, ecco che sui media fa spicco la notizia che la Schlein, guardandosi allo specchio, sia rimasta interdetta e abbia detto fra sé: “Debbo cambiare look, se sono diventata segretaria politica del maggior partito all’opposizione”. Quattrocento euro l’ora ed ecco la nuova Elly. Pensate che questi avvenimenti non incidano sul comportamento della gente? Ed allora, perché continuare a disertare le urne?

Sono sintomi che non promettono nulla di buono. Quando il popolo è stanco di essere ignorato può succedere di tutto. Lo ricordino coloro che siedono sui banchi del Parlamento. Perché la responsabilità è tutta loro, anche se chi li ha eletti siamo stati noi.

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