Giorgia Meloni, elenchiamo una serie di accuse che una parte della stampa in questi giorni ha rivolto al presidente del Consiglio.
Non è mai andata a Cutro a rendere omaggio alle vittime del naufragio.
Non si è sentita in dovere di scendere in Calabria per dire una parola di conforto non solo ai parenti di coloro che sono morti nella strage, ma anche a quei cittadini di Crotone e di Cutro testimoni della tragedia.
Non si è commossa come il presidente della Repubblica quando, in silenzio, ha pregato dinanzi alle 72 bare allineate nel salone del Palazzetto dello Sport.
Non si è fermata nemmeno un momento quando arrivata a Crotone per la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri la gente, (non molta in verità) accalcata lungo la strada ha lanciato verso la macchina sulla quale aveva trovato posto orsacchiotti di pelouche gridando “assassini, vergognatevi”.
Si è irritata nel momento in cui alcuni giornalisti le hanno fatto domande provocatorie.
C’è una certa ruggine nei confronti del primo presidente in gonnella. I suoi avversari non si aspettavano in verità che Giorgia Meloni potesse far sentire la sua voce in Europa e puntasse il dito contro chi in Italia “critica per criticare”.
Se stiamo ai fatti, si potrà constatare che molte delle accuse rivolte alla premier sono infondate.
Primo: l’assenza del governo? E quale significato può avere una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri proprio nella città di Crotone, fatto unico per la nostra democrazia?
Secondo: nessuna parola al sindaco di Crotone che le aveva scritto una lettera. Niente vero, ne fa fede una foto che la Meloni ha fatto in compagnia dei sindaci di Cutro e Crotone insieme con il prelato che in tv non era stato affatto tenero nei suoi confronti.
Terzo: ha dimenticato di dire una parola di conforto ai parenti delle vittime. Assolutamente no perché ha promesso e fissato un appuntamento con loro a Palazzo Chigi.
Riguardo alla tragedia ed alla trascuratezza con cui la Meloni si è comportata ci sono le immagini che la ritraggono mettere una corona di fiori ai piedi di una lapide in ricordo della tragedia che ha sconvolto non solo la Calabria ma l’inteto Paese.
Insomma, che cosa vuole l’opposizione da lei? Non riuscendo a sconfiggerla perché non ha nulla in mano, si tenta in tutti modi di metterla in difficoltà travisando i fatti e quasi istigando una minoranza della gente ad urlare contro di lei.
Quali sono le mire della sinistra? Non si capacitano i cosiddetti progressisti ad ingoiare il rospo della sua vittoria alle politiche e poi alle amministrative. E allora, tutte le circostanze (anche minori) sono buone per far divampare la polemica ed accusare la Meloni e il suo governo.
Dal 25 settembre la “guerra” è aperta, ma i risultati, a dire il vero non sono esaltanti. Innanzitutto, ci sono voluti quattro mesi per eleggere un segretario del Pd che gran parte degli iscritti non voleva, con un meccanismo elettorale a dir poco demenziale.
Il vertice che avrebbe preferito Stefano Bonaccini è stato clamorosamente sconfitto dal popolo che ha preferito Elly Schlein. Da allora che cosa è successo? Il “campo largo” amato da Enrico Letta, ha avuto qualche riscontro obiettivo? A dire il vero no, se si eccettua un abbraccio fra Conte e la nuova segretaria del Pd durante la manifestazione antifascista di Firenze organizzata dai sindacati. Il resto è silenzio ed i primi screzi si sono avuti sul problema del salario minimo ancora in alto mare.
Elly, che cosa fa, si chiedono in molti? Le prime indiscrezioni dicono che si batterà su tre fronti: lo ius soli, le nozze gay e la cannabis libera. Aria fritta, insomma.