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Meloni senza protezione dei diplomatici intrappolata dai comici russi: opposizione dal campo largo al campo santo

Giorgia Meloni: scherzo di cattivo gusto o trappolone? Interrogativo su cui per una settimana o forse più si scateneranno i media.

Per un problema di grande importanza? Assolutamente no. Solo perché qualcuno ha bucato la rete diplomatica e la sicurezza di Palazzo Chigi creando un gran polverone su una notizia di poco interesse tranne che i patiti   soltanto del gossip.

Tutti sanno ormai quel che è successo. Due comici russi (di cui è inutile ricordare nome e cognome) sono riusciti a imbrogliare chi dovrebbe tutelare la privacy di Palazzo Chigi ed hanno parlato al telefono con Giorgia.

Che cosa ha detto di tanto esplosivo la premier Giorgia Meloni? Poco o niente. Dialogando sulla lunga guerra tra Russia ed Ucraina ha detto che il conflitto sta creando stanchezza fra gli alleati, che bisogna al più presto trovare una via d’uscita per evitare ancora stragi e morte di innocenti.

La coppia che si era presentata come una fantomatica commissione di una Unione africana ha cercato a questo punto di spingere sull’acceleratore per intrappolare la presidente del Consiglio e farle aggiungere frasi che avrebbero potuto crearle dopo un grande imbarazzo.

Chi non è stanco di questa guerra? Chi non vorrebbe subito una tregua che riporti tranquillità dappertutto? Ecco, in pratica, quel che ha sostenuto Giorgia durante il colloquio durato una quindicina di minuti.

Allora, una domanda: chi sono quei premier importanti in Europa che non si trovano d’accordo con Giorgia? Forse c’è qualcuno che sogna un futuro diverso?

Pensiamo proprio di no. La stanchezza si tocca con mano, la controffensiva ucraina che avrebbe dovuto dare durante l’estate grandi risultati non c’è stata ed in molti sono amareggiati da questa realtà.

I due comici hanno continuato a insistere: perché allora continuare a dare all’Ucraina un mucchio di danari che avrebbero potuto trovare altre direzioni come ad esempio l’Africa?

Giorgia ha nicchiato, ha sentito odore di bruciato ed ha dribblato l’interrogativo. A questo punto, lo scherzo o la trappola non ha avuto più vita e si è conclusa con una semi sconfitta dei provocatori.

Perché è lecito parlare di inganno? Per la semplice ragione che quel colloquio ha una data ben precisa, avviene il 18 settembre e solo dopo quasi due mesi viene reso pubblico.

Non c’è qualcosa che lascia perplessi o, per dirla più semplicemente che puzza? Come mai si è aspettato tanto tanto per divulgarla?

Un grosso favore a Putin che per ora ha perso la faccia decidendo di aggredire un paese vicino? O ancora un tranello per la Meloni che, in fatto di politica estera, sta impartendo lezioni non solo all’opposizione (che si è gettata a capofitto sulla telefonata), ma anche a quanti pensavano che l’Italia con lei premier sarebbe diventata un paese dimenticato e senza più consenso nell’Unione europea?

Manca la sostanza  in questa che potrebbe essere più che uno scherzo un qualcosa di più illecito. La popolarità che la nostra premier continua ad avere nel Paese non va giù a chi pensava che in pochi mesi il governo di centro destra sarebbe morto e seppellito.

Le responsabilità o le carenze vanno cercate altrove. Nella leggerezza con cui la telefonata è arrivata al presidente del Consiglio. Per arrivare a parlare con lei bisogna superare una serie di ostacoli. La sicurezza è rigorosa, la rete diplomatica non dovrebbe compiere errori così imperdonabili.

Perciò, Giorgia Meloni si è fidata soprattutto perché si trattava di interloquire con un’autorità africana, un continente nel quale la premier crede per creare un “mondo diverso”. Il resto lasciamolo dire a quei pochi che non sanno trovare un solo argomento che possa dar credito ad una opposizione che non c’è: divisa e frantumata nel Pd, con i grillini che fanno di tutto per dimostrare che la sinistra vera è rappresenta soltanto da loro.

Come sentenziò qualche mese fa un vecchio democristiano: “Qui più che un campo largo si deve parlare di un campo santo”. Amen.

Alessandro Avico

Classe 1984, direttore responsabile di Blitz quotidiano dal 2022, lavoro per questa testata sin dalla sua fondazione. Prima come collaboratore, poi come redattore, caposervizio e vice direttore. Mi occupo principalmente di politica e di cronaca cercando sempre di fornire al lettore uno spunto diverso sulle notizie più importanti e curiose.

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