Meloni tra due fuochi : quello “amico” e quello delle opposizioni. Ultimo pomo della discordia: il patto con l’Albania sui migranti.
Gli alleati fingono granitica compattezza ma sotto sotto frignano perché tenuti all’oscuro dell’accordo Roma-Tirana; gli oppositori hanno già fatto partire la crociata sostenendo che “l’asilo si deve chiedere solamente nel territorio della Repubblica” (Schlein dixit).
Pd e Cinquestelle uniti seppur con le consuete sfumature. Entrambi chiedono che il governo venga in aula a riferire sui contenuti dell’intesa.
Anche la Chiesa è partita all’attacco con il cardinale Matteo Zuppi. Ha detto il segretario della CEI e arcivescovo di Bologna: ”Mi chiedo perché i migranti non vengano sistemati qui, in Italia. Non dobbiamo avere paura di chi arriva se li gestiamo meglio.”
Zuppi del resto viene dalla Comunità di Sant’Egidio, il movimento laicale fondato nel 1968 da Andrea Riccardi, docente universitario e ministro nel governo Monti : sostituì proprio Giorgia Meloni (Politiche giovanili). Zuppi ne segue l’impegno che ha nella solidarietà il suo pilastro portante.
La Comunità si è particolarmente distinta nel trovare soluzioni innovative per disinnescare conflitti e guerre in Africa. Prevedibile il suo intervento. Roma e la Chiesa su questa emergenza non sono allineate. Ne vedremo delle belle.
MA PER LA UE IL MODELLO È INTERESSANTE
La Premier Meloni non incassa soltanto bordate. Ed anche di questo bisogna tener conto. Giorgia ha dalla sua tre frecce che, per ora, la tengono serena. O quasi.
1) Bruxelles ha diramato un commento tutt’altro che negativo redatto dal commissario europeo Oliver Varhelvi, un diplomatico e politico ungherese abituato alle bufere. Varhelvi ha trovato “interessante” il modello italiano. E ha anche aggiunto:”Io credo che qualsiasi tipo di cooperazione tra Italia e Albania per la sicurezza dell’Europa vada apprezzata”.
2) Il trattato non passerà per il vaglio delle Camere, come reclamava (e reclama) l’opposizione perché è “una collaborazione rafforzata già prevista da due accordi internazionali sottoscritti dai due Paesi nel 1999 e ratificati nel 2017”. Così l’ha spiegata su due piedi il ministro Luca Ciriani, senatore meloniano, fratello di Alessandro, sindaco di Pordenone.
3) Il premier albanese Edi Rama, 51 anni, primo ministro dal settembre 2013, già sindaco di Tirana, Nazionale di basket negli anni Ottanta, docente alla Accademia delle Arti, fama di buon pittore (ha esposto anche a Parigi), è tranquillo e a sua volta tranquillizza:
”L’Italia è il Paese che ci è da sempre vicino. Non ho dubbi: il nostro accordo non è incompatibile con il diritto internazionale. Sta semmai a Roma verificare se è in linea anche con l’accordo di Dublino “.