MES, ci si sono scannati per mesi, i nostri politici, anzi proprio il Pd. Sembrava che non se ne potesse fare proprio a meno. E ora? Un anno dopo…Qualcuno ha visto il Signor MES? L’ultima volta era dalle parti di Palazzo Chigi, a Marzo. Barba lunga, cravatta allentata, borse sotto agli occhi. Insomma, una brutta cera. Era giù di morale, racconta un Onorevole, gli ho detto di non prendersela, ma lui scuoteva la testa.
Non meritavo questo trattamento, disse – sostiene ancora l’Onorevole -, prima mi volevano tutti, adesso nemmeno un saluto, una telefonata, non ci si comporta così.
Invece, ai bei tempi, era un’altra storia. Ed i bei tempi erano quando Conte stava al Governo. Il Signor MES, gran brava persona, veniva ogni mattina a prendere il caffè, dice un barista. Pare che lasciasse sempre generose mance sul banco.
Tutti se lo ricordano bene. L’immancabile pacco di quotidiani sotto braccio. Abito grigio. Pochette bianca, tanto per fare invidia a Conte. Sguardo fisso in avanti. Petto in fuori. Sorriso sulla bocca. Sicuro di se. Stava alla grande, sostengono in molti.
I più informati dicono che ormai era certo del suo futuro. Mi prendono, ripeteva in continuazione. Qualcuno addirittura sostiene che avesse già comprato casa nella capitale. Ma questi sono pettegolezzi. Comunque, per incontrarlo, bastava andare fuori da Palazzo Chigi. Il Signor MES se ne stava sempre lì, quando alla Colonna di Marco Aurelio, quando alla Galleria Alberto Sordi.
Uno sciame di politici e giornalisti lo circondava 24 ore su 24. Non lo lasciavano respirare. Ma si dice che lui amasse tutta quella notorietà. Un po’ se la tirava, sibila qualche voce maligna. Gli amici più intimi sembra l’avessero avvisato, stai attento, non fidarti, gli dicevano. Lui però, il Signor MES, si sentiva al sicuro. A qualche parente aveva confidato che era la volta buona, l’avrebbero preso.
Del resto mica era stato lui ad invitarsi alla festa. Senza di lui non si va da nessuna parte, dicevano i suoi estimatori. E quindi lui si sentiva importante-
Ecco il salvatore della patria, l’imprescindibile Signor MES
Bravo! Bravo! Gli urlavano quando arrivava prestante a Piazza Colonna. E giù scrosci di applausi, e poi tutti con il cellulare tra le mani per un selfie.
Chi lo conosce bene giura che in cuor suo, il Signor MES, qualche indecisione ce l’aveva. Sembrava preoccupato da un’eccessiva enfasi, che, tra l’altro, altrove non aveva mai trovato. Probabilmente s’era montato un po’ la testa, ma tant’è, in molti chiedevano di prenderlo.
Arrivava alla sua edicola di fiducia al mattino presto, era un mattiniero. Comprava molti giornali e ritagliava gli articoli che parlavano di lui. In pochi mesi ne aveva raccolti tantissimi. Se li leggeva più di una volta, con lentezza. Soprattutto nei passaggi lusinghieri rallentava, calcava le parole. Poi, a fine articolo, un secondo dopo l’ultimo punto, lasciava andare un sorriso compiaciuto.
Cuore di mamma, tutte le sere la chiamava. Era la prima cosa che faceva appena entrato in casa. Questa volta mi prendono mamma, le diceva. Stanno parlando adesso di te, rispondeva lei che aveva la tv sempre accesa. Dove? Su rai 1. Vado a vedere subito… notte mamma. Notte caro. Il mio bambino, ha studiato tanto, se lo merita, pensava tra sé e sé l’affabile signora.
Da Conte a Draghi, sparito mister MES
Quando poi cadde il Governo Conte ed al Quirinale salì Draghi per giurare, ne ebbe la certezza. Mi prendono! Mi prendono! Viva l’Italia! Viva l’Italia. E giù altri applausi, bravo! bravo! Il Signor MES si commosse, da lì a poco l’avrebbero finalmente preso. Ed invece, come nelle migliori storie, scopri che hai la faccia da tonno proprio quando non te l’aspetti.
Insediato il Governo Draghi, il Signor MES non si fece vedere per alcuni giorni. Voleva far crescere l’attesa, lui che si sentiva ormai ad un passo dal cielo. Il suo sarto ha confidato che per l’occasione gli ordinò una giacca su misura nuova. Taglio napoletano, sartoria raffinata, roba di stile. Gli stava a pennello.
Un giorno poi decise di andare. Arrivò in Piazza Colonna in leggero ritardo rispetto al solito. Sorridente, illuminato, predestinato, raggiante, quasi fluttuava con la giacca nuova. Era convinto di trovare la piazza strabordante di cittadini, il suo nome cantato da tutti. Vogliamo il Signor MES! Vogliamo il Signor MES! Vogliamo il Signor MES!
Per poco non gli prese un infarto. La piazza era praticamente vuota. Nessun politico e quei pochi giornalisti che c’erano se ne stavano da una parte per i fatti loro. Nessuno si accorse di lui, nessuno lo salutò, nessuno stava ad aspettarlo.
Allora aprì i giornali che aveva comprato. Sfogliò nervosamente le pagine con attenzione. Ma su di lui niente, nemmeno un trafiletto, il Signor MES non era mai esistito.
Tornò in Piazza Colonna il giorno dopo. Provò a salutare qualcuno ma nessuno se lo filò. La Boschi che si trovava a passare di lì, fece finta di non vederlo. Gli venne in mente di chiamare Renzi al cellulare ma non gli rispose. Lo richiamò dopo un minuto, irraggiungibile.
Povero Signor MES, così tanto amato così in fretta dimenticato.
Qualcuno ha visto il Signor MES? L’Onorevole è stato l’ultimo, dice che era pure dimagrito. Da quei giorni di Marzo non c’è più traccia di lui. Scomparso. Non sa niente nessuno, tacciono giornali e politici. Eppure gli volevano tutti bene.
Chissà dove sarà adesso il Signor MES? Forse se n’è fatto una ragione, o forse no. Un vecchio pescatore con la pipa in bocca giura di averlo visto a bordo di una zattera, chissà. Guardava l’orizzonte. Viaggio di sola andata, dall’Italia verso Atlantide.
Il Signor MES, storia di un imprescindibile, poi diventato uomo invisibile, nel Grande Fratello della politica italiana.